Nei sobborghi islandesi ci sono due cose che scarseggiano: gli alberi e il sole. Di vicini di casa, invece, ce ne sono - non molti, vista la densità demografica del paese - e sono esattamente come i vicini di casa del resto del mondo: una bella seccatura. Nel caso in esame, Inga e Baldvin hanno un bellissimo acero che proietta la sua ombra nel giardino dei vicini, così che la graziosa neo-sposa Eybjorg spedisce il marito Konrad a chiedere che il prezioso esemplare venga per lo meno sfrondato. Ma è il momento sbagliato per mettersi contro Inga, che ha di recente perso un figlio in circostanze misteriose e tragiche, e ha appena accolto in casa l'altro, Atli, cacciato di casa dalla moglie che ha scoperto un video che lo ritrae avvinghiato a una sua ex.
Di battibecchi condominiali e conflitti tra vicini che hanno conseguenze drammatiche ne sappiamo qualcosa anche molto a sud del sessantacinquesimo parallelo, ma Hafsteinn Gunnar Sigurðsson immagina uno scenario davvero estremo e inquietante popolandolo di personaggi credibili e ben delineati, e avvolgendolo in un'atmosfera carica di tensione, a cui dà un contributo significativo lo score sobrio ma efficace di Daníel Bjarnason.
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Affari di famiglia
Candidato al premio Oscar per il miglior film straniero all'ultima edizione degli Academy, L'albero del vicino ci proietta subito in una dimensione precaria in cui ogni personaggio rivela le sue fragilità, le sue umanissime inadeguatezze. Il povero, imbranato Atli, che evidentemente non ha tradito la moglie ma si stava consolando della mancanza di intimità con lei, forse dovuta allo spaesamento per la morte del fratello, un vecchio porno amatoriale che non riesce a giustificare, e poi reagisce con comportamenti di violenza crescente innescando in Agnes atteggiamenti sempre più protettivi nei confronti della loro figlioletta. Konrad e Eyborg come coppia se la passano meglio, ma hanno il rovello della ricerca di una gravidanza che contribuisce a intensificare la tensione. Inga, interpretata dall'eccellente Edda Björgvinsdóttir, celebre comedienne in Islanda e qui autrice di una performance agghiacciante, è una donna incapace di darsi pace per la scomparsa del figlio (che probabilmente si è ucciso) che lascia che la paranoia e il risentimento spadroneggino nella sua esistenza fino a portarla al disastro in cui trascina anche il mite e paziente Baldvin.
Björgvinsdóttir è la punta di diamante di un cast solido, che, con l'assistenza di una sceneggiatura che attorno ai personaggi principali un ambiente vitale dettagliato e pulsante, mette in scena una vicenda grottesca che culmina con un'escalation inarrestabile e profondamente disturbante.
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Duello senza sole
Non aspettatevi di vedere l'Islanda degli sconfinati paesaggi lunari, dei profili montuosi inconfondibili, dei laghi cristallini: Sigurðsson ci porta nella periferia di Reykjavík e al massimo ci accompagna a fare un picnic da Ikea. Quello che vediamo ne L'albero del vicino è un sobborgo grigio e indistinto, perfetta rappresentazione architettonica di una deprimente e banale desolazione interiore. La direttrice della fotografia Monika Lenczewska cerca malinconicamente il sole attraverso le foglie dell'acero mentre il regista cerca invano l'equilibrio e la ragionevolezza negli animi esacerbati; la luce è fioca, piatta, l'atmosfera si fa sempre più soffocante mentre lentamente, inesorabilmente, scende la notte che porta follia.
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3.5/5