In principio fu l'opera a fumetti di Gipi: a cinque anni dalla pubblicazione della graphic novel, La terra dei figli è ora un film diretto da Claudio Cupellini, in sala dal primo luglio dopo l'anteprima al 67esimo Taormina Film Festival.
In un mondo ormai inquinato, in cui l'umanità è selvaggia, Il Padre (Paolo Pierobon) cresce Il Figlio (Leon de la Vallée) con rigore. Il ragazzo non sa leggere, mentre il genitore scrive su un diario di cui non vuole rivelargli il contenuto. Il fascino del segreto e del proibito accompagnano il ragazzo nel suo viaggio per la sopravvivenza: a ogni persona che gli si presenta davanti chiede infatti di rivelargli i pensieri dell'uomo.
Girato sul Delta del Po e nella laguna attorno a Chioggia, La terra dei figli è un film duro come quei paesaggi, con un cast perfetto: oltre ai protagonisti ci sono anche Valeria Golino, che ha il ruolo di La Strega, e Valerio Mastandrea che cambia completamente volto grazie a Il Boia. Abbiamo parlato dell'opera proprio con il regista Claudio Cupellini, incontrato a Taormina.
La video intervista a Claudio Cupellini
La terra dei figli, la recensione: L'umanità ristagna nelle parole
La terra dei figli: le parole, le donne e il perdono
Nel futuro cupo immaginato dal film le persone hanno dimenticato come si legge e le donne vengono chiuse in gabbia: quando non si capiscono bene i testi e si trattano male le donne per l'umanità non c'è più speranza?
Dove vengono esercitate la violenza e la sopraffazione nei confronti degli altri c'è qualcosa da correggere. A maggior ragione nel caso delle donne. Questo non è il tema del film, ma è un elemento che torna nel film e che torna proprio nel raccontare un'umanità che ha perso dei valori che sono importantissimi.
È molto interessante come viene affrontato il tema del perdono: il perdono di solito è qualcosa di positivo, invece qui sembra quasi un auto assolversi. E poi c'è chi decide di assumersi le proprie responsabilità. Quando era importante per il film?
Il perdono è un concetto che ha molte sfaccettature. L'assumersi delle responsabilità ti toglie dalla posizione facile dell'auto assolverti, però allo stesso tempo ti dà la grande possibilità di mettere in pace la tua coscienza. Metterla veramente in pace.
La terra dei figli e il grande schermo
Questo è un film da vedere sul grande schermo: sei felice che sia arrivato in sala? Quanto ti è mancata in questo ultimo anno?
Come tutti gli appassionati di cinema quest'anno la sala mi è mancata tantissimo. Anzi, quasi negli ultimi due anni: un tempo che mi sembra così lungo che non so più quantificarlo. Spero che questa sia una delle tante occasioni per tornare al cinema, ovviamente stante la possibilità di farlo.
Ti stai ponendo il problema di cominciare a fare film senza la sala in mente? Se lo streaming diventerà la via d'elezione, cambierà anche il tuo modo di pensare una pellicola?
Credo che sia sbagliato pensare al cinema solamente in relazione alle brutte abitudini che può avere uno spettatore. Credo che una storia vada raccontata come uno si sente di doverla raccontare.
Hai pensato a videogiochi come The Last of Us quando hai cominciato a lavorare al film?
Non ho mai pensato a The Last of Us, ho visto una volta un trailer. Non faccio gaming, non conosco assolutamente questa realtà. Per cui no: non mi ha influenzato in nessun modo.
Quanto è stato bello poter fare un film italiano in cui lo spazio è usato in questo modo? Finalmente un uso dei nostri paesaggi molto interessante e non i soliti drammi in interni.
Sono contento che questo film apra degli spazi e racconti un mondo che magari siamo poco abituati a vedere. Per onestà ci sono stati anche tanti altri esempi di cineasti che sanno raccontare il mondo e lo spazio. Questa comunque era un'occasione troppo importante per perderla: questo è un film che visivamente doveva essere potente e che attraverso la natura, attraverso lo spazio racconta precisamente un mondo.