La Universal sta festeggiando il suo centesimo compleanno in grande stile, regalandoci le versioni aggiornate di alcune delle opere più grandi della settima arte; in questo articolo ci occupiamo di uno di quei film che ha praticamente scritto un pezzetto di storia del cinema, un lezione da prendere a modello in quanto sceneggiatura e produzione e un cast di grandi nomi. La Stangata, un film solo all'apparenza leggero, dotato di una sceneggiatura originale, dinamica e divertente, portata in vita da due attori del calibro di Robert Redford e Paul Newman, con la co-partecipazione di Robert Shaw e Charles Durning. Lo script, firmato da David S. Ward fu diretto da George Roy Hill. La trama racconta la messa in scena di un'abile e complicata truffa ai danni di un gangster per vendicare la morte di un amico dei due protagonisti (Redford-Newman). L'indovinata e brillante scelta stilistica dello sceneggiatore è stata quella di mettere da parte la violenza imperante nel cinema dell'epoca per usare l'astuzia al posto della pistola. L'edizione in Blu-Ray del film, che ricordiamo ha vinto sette premi Oscar, conterrà anche un digibook di 40 pagine in lingua originale. Il produttore Michael Phillips ci racconta la nascita di questo capolavoro:
In un film come La Stangata, la perfezione della sceneggiatura salta subito all'occhio. Quanto e' stato complicato passare dalla sceneggiatura alla produzione? Siete rimasti fedeli allo script originale? Michael Phillips: È la miglior sceneggiatura che abbia mai letto, c'era qualcosa da sistemare, ma David Ward aveva praticamente pensato a tutto già dall'inizio. Quando era ancora uno studente di cinema in Los Angeles ebbe questa idea, ci raccontò la trama ma volle tenere la conclusione segreta fino alla fine, come una sorpresa. Quella sceneggiatura era ciò quanto di meglio potevamo desiderare.Quanto è stato difficile convincere due star del calibro di Paul Newman e Robert Redford a far parte del progetto? Michael Phillips: È stato facile avere Redford perché la sceneggiatura era cosí ben fatta che attrasse da subito molti finanziatori ed il piú grande regista di Hollywood, George Roy Hill, che aveva lavorato con Redford in Butch Cassidy. Ma il personaggio di Newman era stato pensato in modo molto diverso da quello che poi è stato nel film. Henry Gondorff doveva essere un po' sciatto, rozzo, diverso dal gentleman che è Newman e all'inizio infatti avevamo pensato a Peter Boyle per quel ruolo. Dato che Newman e Redford avevano recitato insieme, erano amici e si passavano spesso i copioni, Newman chiamó George a a Londra dove stava lavorando e gli disse "Voglio fare questo film, è un'ottima sceneggiatura". Noi gli dicemmo che avevamo già dato la parte a Redford e lui ci rispose "Ma io voglio fare Henry!". Così dovemmo un po' "digerire" questa cosa, innanzitutto perché Newman non era certo quello che uno si immaginava per questo personaggio, poi perché comunque Henry Gondorff compare tardi nel film e poi dopo Butch Cassidy nessuno avrebbe mai pensato che Redford alias Johnny potesse tradire Newman alias Henry. Era un serio problema creativo, ci siamo presi un paio di giorni per pensarci e alla fine il regista ha detto "Posso far funzionare questa cosa, Newman è un grande attore, lavora bene con Redford, dobbiamo fargli fare questo film". Quindi non lo abbiamo rincorso, lui ha rincorso noi ed è stata una vera fortuna.
Per cui non era nei vostri progetti fin dal principio di ricostituire il trio vincente di Butch Cassidy and the Sundance Kid con i due attori e il regista George Roy Hill? Michael Phillips: No, anzi avevamo paura di quel trio perché avrebbe quasi rovinato il finale, secondo la storia Henry e Johnny non possono essere veri amici, deve esserci una tensione credibile tra i due. Per quanto riguarda il resto del cast, all'inizio non avevamo provinato Robert Shaw per la parte di Doyle Lonnegan, ma Richard Boone, che aveva anche firmato un contratto. Man mano però che ci avvicinavamo alla data d'inizio delle riprese, lui era in Florida e non rispose piú alle chiamate del regista, George si innervosì molto. Alla fine a due settimane dall'inizio si è arreso e abbiamo dovuto rimediare, meno male che Robert Shaw era perfetto per il ruolo. Era disponibile, gli piaceva, aveva veramente voglia di partecipare; di nuovo abbiamo dovuto ripensare un po' il personaggio e poi poco prima delle riprese si è lesionato il tendine d'achille, da lí il suo zoppicare nel film, ma ciò ha reso il personaggio addirittura più minaccioso, sembrava voluto dal copione. Alla fine il film è stato realizzato meglio di quello che pensassimo; George ha alleggerito il tono che inizialmente la storia prevedeva, erano gli anni Trenta, il periodo della Grande Depressione, il mood non era così elegante e leggero, ma più cupo, però alla fine nel processo di filmmaking si apportano nuove idee, nuove visioni che rendono il film migliore.C'è qualche aneddoto particolare che ricordate legato alla produzione? Michael Phillips: George Roy Hill è stato il mio mentore, io non avevo neanche 30 anni, lui era già inserito nell'industria cinematografica, è stato molto generoso ad insegnarmi come affrontare le varie situazioni. Gli sono molto grato per l'opportunità. Anche la notte degli Oscar è stata un'esperienza unica, un sogno per chiunque sia in questo settore. E l'altra cosa non troppo ovvia ma soddisfacente per me è stata che Scott Joplin, compositore della musica de La Stangata, quando abbiamo fatto il film era stato sepolto senza il giusto riconoscimento alla sua arte e grazie al il film ha guadagnato il rispetto e l'attenzione che meritava e la sua tomba fu rimodernata in modo che le persone potessero fargli vista ed onorarlo in modo adeguato. Questa fu una cosa inaspettata ma molto positiva, ora la sua musica, diventata nota con La Stangata, è conosciuta in tutto il mondo e ne sono molto felice.
Vi aspettavate che il film diventasse un cult ancora così amato dopo tanti anni dalla sua uscita? Michael Phillips: Sì, io avevo questa speranza già dall'inizio, era una sceneggiatura formidabile, un grande cast ed avevamo il vantaggio del successo precedente di Butch Cassidy. Pensavo che avesse buone opportunità di piacere al grande pubblico. Quando siamo andati agli Oscar ottenemmo 10 nomination e sette vittorie!In che modo, secondo voi, La Stangata ha influenzato il cinema americano? Pensate ci siano pellicole che si sono ispirate al suo film e se sì quali? Michael Phillips: Sono stato fortunato a lavorar negli anni '70, quando c'è stato uno shift, un cambio di paradigma nell'industria cinematografica. La Stangata è stato uno degli ultimi vecchi film fatto alla maniera hollywoodiana; poi le cose sono cambiate, i film si sono fatti più cupi, più intensi in un certo senso. Non vedo molte imitazioni, ci sono stati dei film venuti dopo che cercavano di sfruttare la fortuna del tema, ma non penso che ci siano dei film che sembrano chiaramente ispirati da La Stangata.
Rivedendo il film oggi, c'è qualcosa che cambiereste? Michael Phillips: Non esattamente, ci sono alcuni momenti un po' confusi che potrebbero essere realizzati meglio. La prima settimana di riprese in genere non vanno benissimo perché la gente ancora deve imparare a lavorare insieme, quindi alcuni momenti sono un po' incerti. Ma adoro la storia, la performance, la musica... No, non cambierei nulla perché alla fine sono molto soddisfatto del lavoro finale.
Attualmente i remake vanno molto di moda a Hollywood, per un ipotetico rifacimento del film, quali degli attori di oggi vedreste nei ruoli di Henry e Johnny? Michael Phillips: Penso che sceglierei dei comici, degli attori bravi a far ridere, ma è una scelta istintiva, non c'è mai stata una discussione seria con gli Studios per fare un remake. Il film è talmente un classico, un'icona, ma se ci fosse un remake penso che andrebbe rifatto con la stessa storia e lo stesso periodo storico, ma per gli attori non ho due nomi precisi... Te lo dirò la prossima volta!