Dopo il passaggio alle 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove è stato presentato fuori concorso, arriva in sala il 7 ottobre La scuola cattolica, film di Stefano Mordini tratto dall'omonimo romanzo di Edoardo Albinati, con cui lo scrittore racconta il contesto sociale e politico che ha portato al terribile omicidio del Circeo. E ha vinto il premio Strega nel 2016.
Emanuele Maria Di Stefano interpreta Edoardo Albinati da ragazzo, quando frequentava la stessa scuola privata cattolica degli assassini, Andrea Ghira, Gianni Guido e Angelo Izzo (che hanno i volti di Giulio Pranno, Francesco Cavallo e Luca Vergoni). Benedetta Porcaroli, amatissima dai più giovani grazie alla serie tv Baby, è invece Donatella Colasanti, unica sopravvissuta alla strage, mentre Federica Torchetti è Rosaria Lopez.
Avvenuto tra il 29 e il 30 settembre 1975, il delitto del Circeo, grazie al processo e al dibattito pubblico che ha generato, ha portato, soltanto nel 1996, a riconoscere la violenza sessuale come reato contro la persona e non più contro la morale. Nonostante il film sia destinato principalmente al pubblico più giovane, perché cerca di spiegare come si sia arrivati a un gesto del genere anche per colpa della cultura e del modo di considerare le donne all'epoca, il film è stato ingiustamente vietato ai minori di 18 anni dalla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche incaricata dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura.
Abbiamo incontrato il regista Stefano Mordini e gli attori Benedetta Porcaroli, Federica Torchetti, Emanuele Maria Di Stefano, Giulio Pranno, Francesco Cavallo e Luca Vergoni al Lido di Venezia.
La video intervista a Stefano Mordini e al cast
La scuola cattolica, la recensione: il culto della violenza dietro al massacro del Circeo
La scuola cattolica: cosa è cambiato dal 1975
Nel film si dice "tutto ciò che crea un cambiamento è violento". Questa storia terribile almeno ha cambiato davvero, secondo voi, il modo di concepire le donne nella società italiana in tutti questi anni o no?
Stefano Mordini: Sicuramente l'assassinio di Rosaria ha portato un cambiamento nel reato: ha fatto diventare il reato contro la morale reato contro la persona. Quindi questo già parla della necessità del racconto di questa storia, per poter riportare i meriti delle ragioni di tanta sofferenza a chi ne ha subito le peggiori conseguenze. Questo è già un fatto. Sulla condizione di quanto siamo cambiati o meno o della condizione della donna, nel presente bisognerebbe fare un'analisi rispetto a quello che è stato il '75. Certo, qualcosa è cambiato. Molto probabilmente confrontandoti con una generazione più giovane ti dirà cosa è cambiato e cosa è necessario ancora cambiare.
Benedetta Porcaroli è Donatella Colasanti
Nella scena in macchina in cui ascoltano Battisti, vogliono vedere i film al cinema, sognano, sono piene di vita. Invece i ragazzi sembra che non abbiano passioni o interessi. Il privilegio di poter fare tutto ciò che si vuole spegne la fantasia e anche un po' l'umanità secondo voi?
Benedetta Porcaroli: Quella scena è un po' un inno alla vita prima del precipizio. È emblematica rispetto a quello che viene portato via a queste ragazze, a queste giovani donne che si affacciavano alla vita. Una voleva fare l'attrice, l'altra voleva fare la modella. Ognuna con le proprie passioni. Per cui quella scena è particolarmente dolorosa secondo me, perché si evince che sta per succedere qualcosa che cambierà nettamente la dinamica.
La scuola cattolica e la pressione del gruppo
Nel film c'è forte la sensazione che stare con il gruppo di amici tutti uomini ti costringe a dover dimostrare delle cose. Secondo voi c'è ancora oggi questa pressione oppure c'è speranza di un'apertura maggiore? E quindi il vostro film può anche aiutare a far riflettere i ragazzi della vostra età su questo?
Francesco Cavallo: Secondo me c'è anche un'età. Parliamo di ragazzi che avevano, quando è successo, 19-20 anni, più o meno. C'è questa fase dell'adolescenza. Li vediamo anche nel film: sono dei personaggi che si specchiano continuamente con l'altro. Nell'altro cercano di trovare una conferma per loro stessi. Sono abbastanza cattivo se la picchio più forte, sono abbastanza cattivo se faccio questo, se faccio quest'altro. Come se il giudizio dell'altro li costituisse. Sono dei personaggi che vivono del giudizio altrui. Essendo così diventi un po' schiavo di tutto quello che ti sta attorno. Non so se generalizzerei dicendo che tutta la società e i giovani di oggi sono così, però certamente sì, ne ho incontrati e ne ho visti. Probabilmente lo sono stato anche io quando ero un po' più piccolo. È una fase che attraversano tutti. Però poi devi disinnescarla.
Emanuele Maria Di Stefano: Il film ha come tema forte quello dell'adolescenza, che è il momento della vita di ognuno in cui una persona cerca di conoscersi, di affermarsi. E per affermarsi è inevitabile che si scontri con altre entità a lui opposte. È il concetto dei contrari: io mi conosco soltanto nel mio contrario. Per ogni cambiamento c'è bisogno di un grande schianto. È lo stesso principio: per arrivare a conoscersi c'è per forza bisogno di uno scontro e di una forza dirompente.