La Santa piccola, la recensione: amore e miracoli al Rione Sanità

La recensione de La Santa piccola, opera d'esordio di Silvia Brunelli: fede e superstizione, amore e amicizia si intrecciano nella cornice di un quartiere popolare di Napoli.

Lino E Annaluce
La Santa piccola: Francesco Pellegrino e Sophia Guastaferro

Una colomba spicca il volo nel bel mezzo di una processione religiosa e, davanti agli occhi attenti e un po' sorpresi del codazzo di fedeli, va a schiantarsi con violenza contro una statua della Madonna, per poi stramazzare a terra. Il volatile sembrerebbe spacciato, ma all'intervento della piccola Annaluce di colpo riprende vita e torna a spiegare le ali... si tratta forse di un miracolo? L'incipit quasi buñueliano, colorato di una pennellata semisurreale, giustifica da subito il titolo dell'opera prima di Silvia Brunelli, finanziata da Biennale College Cinema e girata nel Rione Sanità, uno dei più noti quartieri di Napoli. Ma il presunto miracolo compiuto da Annaluce, pur essendo l'evento d'apertura del film, non ne costituisce l'autentico fulcro: perché da lì in poi, come vedremo nella nostra recensione de La Santa piccola, lo sguardo della regista si allarga per dipingere un affresco ben più ampio e composito.

Annaluce dei miracoli

La Santa Piccola 3
La Santa piccola: un'immagine di Francesco Pellegrino

Da un lato, infatti, La Santa piccola racconta la consacrazione di Annaluce (Sophia Guastaferro) quale nuovo oggetto di venerazione del rione, in base a una forma di religiosità contaminata da superstizione e bisogno di credere al soprannaturale; dall'altro, tuttavia, i veri protagonisti della storia sono una coppia di amici poco più che ventenni, i più refrattari ad abbandonarsi all'isteria collettiva nei confronti della "bambina dei miracoli". Il primo è Lino (Francesco Pellegrino), fratello maggiore di Annaluce, per la quale rappresenta una figura protettiva e affettuosa; è lui a occuparsi della sorellina, ben più di quanto riesca a fare la madre Perla (Pina Di Gennaro), ed è lui a prometterle "una casa pulita e bella", vagheggiando possibilità economiche ancora irraggiungibili. L'altro, Mario (Vincenzo Antonucci), lavora come meccanico e condivide quasi tutto il suo tempo libero con Lino, fra partite di calcio, giri in motorino e serate in discoteca.

La Santa Piccola 1
La Santa piccola: Francesco Pellegrino e Vincenzo Antonucci
La Santa Piccola 2
La Santa piccola: Francesco Pellegrino e Vincenzo Antonucci

Lino, turbato dall'improvvisa popolarità di Annaluce (e costretto ad allontanarsi da casa per lasciar spazio a una piccola folla di adoratori), si ritrova diviso fra il senso di responsabilità nei confronti della famiglia, a partire da una madre sbandata che non è in grado di mantenerli, e le nuove prospettive che riesce a dischiudere con il suo carisma e il suo aspetto attraente. Nel frattempo Mario, più pacato e introverso, realizza di provare un'intensa attrazione per Lino: un'attrazione che avverte di non poter rivelare, ma che si accompagna a una tenerezza via via più evidente. Da un fraterno cameratismo, il loro rapporto si evolve dunque verso qualcosa di più ambiguo e probabilmente di più profondo; e la passione di Mario per l'amico, la sua progressiva presa di coscienza, acquisiscono un'importanza sempre maggiore nell'economia del film, ma secondo una spontaneità che rifugge i cliché e non appare mai didascalica.

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La Santa Piccola 4
La Santa piccola: un'immagine del film

Si tratta, del resto, di una delle virtù del lungometraggio d'esordio di Silvia Brunelli: La Santa piccola si muove nel solco di un neorealismo contemporaneo, assimilabile per esempio ai film dei fratelli D'Innocenzo, ma descrive la quotidianità dei protagonisti e il grigiore del contesto sociale senza indugiare in uno squallore programmatico e senza far ricorso al grottesco spinto. Pertanto, l'analisi delle contraddizioni e del malessere del Rione Sanità si accompagna alla comprensione e all'empatia per i personaggi e beneficia di un solido equilibrio narrativo: se la trama, fra ossessioni pseudo-religiose e omosessualità repressa, forniva più di uno spunto melodrammatico, La Santa piccola tiene fede alla sua impostazione iniziale e non va alla ricerca dell'enfasi a tutti i costi, risultando in tal modo più sincero e coinvolgente.

Lino E Mario
La Santa piccola: Vincenzo Antonucci e Francesco Pellegrino

Da questo punto di vista, il merito va condiviso fra la sceneggiatura di Silvia Brunelli e Francesca Scanu, tratta dall'omonimo romanzo di Vincenzo Restivo, e due protagonisti decisamente all'altezza dei rispettivi ruoli: il ventiduenne Francesco Pellegrino tratteggia il suo Lino con il giusto amalgama fra una sicurezza un po' spavalda e un sommesso senso di timore e di smarrimento, destinato a prendere il sopravvento in prossimità del finale; mentre Vincenzo Antonucci, con un'interpretazione tutta giocata in sottrazione, lascia emergere con naturalezza il segreto desiderio e il groviglio di sentimenti nell'animo di Mario, affidandosi a un'espressività silenziosa ma che non potrebbe essere più esplicita.

Conclusioni

Nella nostra recensione de La Santa piccola abbiamo sottolineato alcuni fra i punti di forza dell’opera di debutto di Silvia Brunelli, in cui il quadro sociologico di una specifica realtà napoletana si intreccia alle storie più peculiari di un piccolo gruppo di comprimari. Lo sguardo della regista combina la vicinanza emotiva ai personaggi con una lucidità che non viene mai meno, e che ci restituisce un ritratto d’ambiente lontano dagli eccessi e assolutamente credibile.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La capacità di rappresentare un angolo di Napoli in maniera attenta e realistica, ma senza adagiarsi sugli stereotipi del caso.
  • L’equilibrio di un racconto che non fa leva su svolte a effetto, risultando così più autentico e convincente.
  • Il valido apporto dei due giovanissimo protagonisti, Francesco Pellegrino e Vincenzo Antonucci.

Cosa non va

  • L’incompiutezza di alcuni spunti tematici e narrativi che non vengono sviluppati fino in fondo.