Recensione Domino (2005)

Il montaggio circolare, sapientemente sincopato, alleggerisce due ore di pellicola snocciolate fra operazioni rocambolesche e colpi di fucile.

La regina dei Cacciatori di Taglie

Nata in un'ottima famiglia la giovane Domino ha un'attrazione fatale per le armi e la vita spericolata. Poco più che ventenne si affilia ad uno sparuto manipolo di Cacciatori di Taglie; i migliori del paese.
Coraggiosa, dura, irruenta e bellissima diventa presto una leggenda e anche la televisione si interessa a lei, dedicandole un reality che segnerà l'inizio della fine del suo gruppo.

La Eagle Pictures come madrina e Tony Scott alla regia, sono solo il punto di partenza per la poli-produzione Scott Free/Davis Films in associazione con Metropolitan Film Export che ha radunato un cast all star e ha portato sullo schermo una leggenda.
La vera storia di Domino Harvey, con qualche piccola variante scenica, sembra funzionare sin dai primi fotogrammi.
Un digitale un po' sbavato a descrivere personaggi durissimi, e una fotografia tutta tagli e luci impietose a farne sentire addirittura l'odore di sudicio e di fumo.
Chiome spettinate, tatuaggi e armi identificano il manipolo di cacciatori, eroi post-moderni di una società che non ha più icone positive. Un road movie fortemente ispirato alle suggestioni di quel Cuore Selvaggio che Nicolas Cage interpretò in totale follia per David Lynch.
Il montaggio circolare, sapientemente sincopato, alleggerisce due ore di pellicola snocciolate fra operazioni rocambolesche e colpi di fucile.

Tony Scott trova il giusto equilibrio dopo Spy Game e L'ultimo boy scout, un po' ponderoso il primo e troppo disinvolto il secondo.
Tanto ritmo grazie anche alle musiche di Harry Gregson Williams, reduce dalle fatiche de Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio e vecchia conoscenza di Scott col quale ha collaborato per Spy Game e Man on fire, per citarne alcuni.

Il ruolo di protagonista è affidato a Keira Knightley, star poco più che ventenne che, tagliata una zazzera molto punk, si copre di borchie e fa la dura ammiccando sbarazzina in un mondo di uomini spietati. Poco credibile ma di indiscutibile fascino, comparata alla vera Domino, scomparsa a 35 anni, alla quale viene dedicato un fuggevole primo piano nella sequenza conclusiva.
La recitazione sopra le righe è mediata dal brillante ritmo della sceneggiatura che non lascia troppo tempo ad un'analisi ipercritica.
Vecchie glorie radunate per una carrellata di camei da perdere il fiato salvano definitivamente le sorti: Christopher Walken produttore televisivo con la segretaria Mena Suvari; Jaqueline Bisset fascinosa madre senza cuore e Mickey Rourke in un ruolo semi-protagonista di ottima scuola.

Poco etico e molto fracassone, ma dotato di una veste tanto cool da non poter lasciare indifferenti.