La recensione di La prima vacanza non si scorda mai, non può che rendere merito al regista Patrick Cassir, per aver firmato una commedia intelligente, dal sapore agrodolce, che mette a confronto le vite e visioni del mondo di due trentenni un po' immaturi come ce ne sono tanti oggi al mondo, e di cui ci mostra paure, deficienze, insicurezze, con un'ironia dissacrante ma mai banale.
Protagonisti del film sono i trentenni parigini Marion (Camille Chamoux) e Ben(Jonathan Cohen), i quali in comune non hanno assolutamente nulla, se non l'essersi conosciuti su Tinder.
I due infatti sono terribilmente diversi: Marion è avventurosa, originale, temeraria, ama la natura e l'avventura, odia la monotonia e le comodità, è uno spirito libero ed anarchico.
Benjiamin, invece, è un ricco rampollo borghese, il classico tipo che ama il lusso e l'eleganza, è svogliato, abitudinario, pigro e anche ipocondriaco.
Tuttavia, forse perché proprio così diversi, tra i due scatta un'irrefrenabile attrazione e in preda alla passione del momento, decidono di partire assieme per le vacanze estive.
Marion sognava Beirut, Ben invece Biarritz, e a metà strada tra le due mete c'è la ben poco reclamizzata Bulgaria, dove i due trentenni si destreggeranno tra b&b un po' sui generis, comunità hippy, spiagge ben poco esotiche, cibo indigesto e tanto altro ancora.
Si dice che La prima vacanza non si scorda mai, eppure entrambi, scorderanno in quel viaggio chi erano prima di incontrarsi, e metteranno in discussione le loro vite...
Un film dalle molte facce
Film coraggioso quello di Patrick Cassir, che decide di creare con La prima vacanza non si scorda mai un film dalla struttura e natura assolutamente ibride, una commedia road-movie che palesemente omaggia il cinema italiano nel suo analizzare temi generazionali e anche esistenziali, concentrando il suo sguardo sul microcosmo di una coppia abbastanza strana e sui generis.
Di base Patrick Cassir ci mostra un ritratto feroce e disincantato sulla nostra società, sulla generazione dei nati negli anni '80, eternamente immaturi e infantili e su quanto il mondo moderno offra relazioni sovente prive di empatia e di uno scambio che vada al di là del corporeo.
Allo stesso tempo però, La prima vacanza non si scorda mai non si risparmia un feroce e ironico attacco alla vacua ricerca dell'esotico ad ogni costo, dell'alternativo fine a sé stesso, della ricerca di sé stessi in luoghi inaccessibili ai più, quasi che la massa fosse per forza qualcosa a cui non apparteniamo.
In tutto questo, il film di Cassir omaggia in modo palese Il sorpasso di Dino Risi, con la sua contrapposizione tra due personaggi, due protagonisti, che rappresentano due modi di vedere la società, la vita, ed il rapporto con gli altri esseri umani.
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Due strani personaggi
La Prima Vacanza Non si Scorda Mai ruota alla fine ruota completamente attorno ai due personaggi principali e alle rispettive interpretazioni di Jonathan Cohen e Camille Chamoux.
Molto ben supportati dalla sceneggiatura di Patrick Cassir e della stessa Chamooux, mai banale ma neppure troppo fantasiosa, ma comunque perfetta nel creare un continuo scontro-incontro tra due diverse visioni del mondo e della vacanza, offrono una performance convincente e frizzante.
Relax, ozio e déjà vu sono tutto per Ben, piccolo borghese tronfio e rigido, avventura, sperimentazione, scoperta invece sono il mantra di Marion, che però alla fine risulta non meno rigida ed egoista del suo strampalato compagno nell'inseguire a tutti i costi solo i propri desideri, le proprie volontà e piaceri.
A conti fatti Cassir cuce un racconto che è un ritratto dell'egoismo moderno, di quanto non siamo più abituati ad accettare la diversità, l'altro, un punto di vista diverso dal nostro, neppure quando ci crediamo cittadini del mondo.
Feroce, dissacrante, distrugge la retorica del "ritorno alla natura" e dei capisaldi del road-movie come metodo di riscoperta di sé stessi, del mondo, dell'umanità...
Nessuno dei due è completamente colpevole o completamente innocente, per quanto Cohen sia assolutamente bravo a farci detestare il suo Benjamin, un concentrato di vigliaccheria, egoismo e mancanza di coraggio come se n'era visti pochi recentemente al cinema.
Tuttavia Cassir è abile nel farci amare sempre meno anche la Marion di Chamoux, superficiale e ben poco incline ad accettare punti di vista differenti dal suo, lei così ostentatamente "international" e figlia del mondo.
Un "mondo" dove ricchi e viziati speculatori si pagano il loro peregrinare in giro per il mondo sub-affittando appartamenti al doppio del prezzo o dove simpatici compagni di viaggio ti borseggiano quando meno te lo aspetti.
Lotta di classe?
La Prima Vacanza Non si Scorda Mai porta anche l'elemento classista, la contrapposizione tra alta borghesia (in senso materiale) e la piccola borghesia intellettuale e un po' frivola.
In tutto e per tutto è un conflitto tutt'altro che sbagliato, visto che rappresentano i due pilastri rimasti di quella vecchia Europa sempre più modificata dalle nuove generazioni, equilibri economici e flussi migratori.
Ma è innegabile che il castello del privilegio di Ben sia quello messo maggiormente sul banco degli imputati, con la sua visione di famiglia come circolo chiuso, intollerante e autoreferenziale.
Allo stesso tempo il film è impareggiabile nel mostrarci lo stato assolutamente pietoso in cui versa la piccola borghesia liberale, tollerante e aperta al nuovo, descritta come sempre più scollegata dalla realtà del mondo, innamorata di una varietà sempre meno presente nei lontani lidi in cui cerca rifugio.
Il bello è che entrambi questi mondi sono fuori dal tempo, dalla realtà, vivono di pregiudizi o al contrario di preconcetti assolutamente battuti dalla realtà di una Bulgaria dove si suona metal, si usano i social, TripAdvisor, gli Hotel e le spiagge sono uguali a quelli di Barcellona, Valencia, Ibiza o Nizza.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione de La prima vacanza non si scorda mai ribadendo come questa sia un commedia di grande originalità ed irriverenza, che decostruisce e sferza i capisaldi del road movie e della commedia romantica, criticando in modo impietoso gli immaturi trentenni d'oggi e il loro falso cosmopolitismo. Un film dal sapore agrodolce ma forse proprio per questo ancora più efficace.
Perché ci piace
- Commedia divertente, intelligente, che sorprende lo spettatore di continuo.
- I due protagonisti sono affiatati e divertenti.
- Il film affronta molti temi diversi in modo convincente.
Cosa non va
- Il finale non è molto efficace.