Spesso il mondo è come lo vediamo. Questa affermazione vale soprattutto per i bambini e, ancor di più, per la giovane protagonista di La piccola Amélie, film tratto dal romanzo autobiografico della scrittrice Amélie Nothomb intitolato Metafisica dei tubi (edito in Italia da Voland), che racconta appunto i suoi primi anni di vita trascorsi in Giappone. Questo film, diretto e sceneggiato da Liane-Cho Han e Maïlys Vallade al loro esordio nel lungometraggio, si propone come un racconto introspettivo e sensoriale di una bambina che cresce e, allo stesso tempo, come è normale, fa esperienze di vita attraverso gioie, dolori, affetti e consapevolezza di sé. Una pellicola che appare fin da subito promettente e che ci aspetteremmo di vedere agli Oscar, anche perché già candidata come miglior film di animazione ai Golden Globes.
Il risveglio alla vita di Amélie
La storia inizia con la nascita di Amélie, la figlia più piccola di due diplomatici belgi che prestano servizio nel Giappone degli anni sessanta. La bimba, che nei primi mesi sembra non reagire agli stimoli vivendo quasi in uno stato semi-vegetativo, diventa poi ingestibile fino a che, grazie alle cure di sua nonna e della domestica Nishio-san, riesce a far fiorire la sua smodata curiosità verso ogni cosa che la circonda. Inizia così a perdersi in bizzarre e profonde riflessioni filosofiche, sperimentando per la prima volta l'attaccamento, l'affetto, il distacco e tutta quella gamma di emozioni umane che ci rendono persone complesse, vive e vitali.
Il mondo ad altezza di bambino
La piccola Amélie è un racconto di crescita vissuto dal punto di vista di una bambina: i suoi occhi sono i nostri occhi e il suo punto di vista, profondamente soggettivo, è in grado di riportare lo spettatore a quella semplicità e logica che solo i bambini posseggono. Amélie all'inizio si crede una divinità, il centro di un mondo che vive intorno a lei e che inizia a scoprire grazie al risveglio causatole dal cioccolato bianco. Al di là del fatto che siamo tutti d'accordo sul potere salvifico della cioccolata, è interessante notare come l'egocentrismo infantile - fase normale dello sviluppo cognitivo dei più piccoli - diventi qui punto di partenza per raccontare un'esistenza in crescita: una fase necessaria che dà il via a tante altre di eguale importanza, raccontate con un estro e una sensibilità che conquistano.
Il mondo che Amélie ci mostra è quindi un connubio di realtà e immaginazione, di introspezione e sfrenata curiosità nel quale scoprire una gamma sempre più complessa di emozioni e sensazioni. È qui, infatti, che risiede il senso e il cuore del lungometraggio: l'esperienza che una bambina fa di un mondo, fisico ed emotivo, che diventa per lei sempre più grande.
Un esordio visivamente potente
Liane-Cho Han e Maïlys Vallade sono due animatori di grande esperienza che hanno partecipato a progetti molto conosciuti e apprezzati dagli amanti del settore e che, come registi, hanno dimostrato ora di saper compiere le scelte necessarie per raccontare per intero una storia così particolare e profonda. Attraverso animazioni fluide e un design ipercolorato e mutevole, la storia de La piccola Amélie prende forma conquistando a ogni inquadratura e raccontando attraverso le immagini ciò che le parole a volte non riescono a esprimere: la meraviglia della scoperta, il legame profondo con Nishio-San, con la nonna, fratelli e genitori, e quell'emotività che man mano si fa sempre più dirompente e consapevole.
Questo film è quindi, sia tecnicamente che narrativamente, un piccolo gioiello dell'animazione: un esordio importante e pienamente riuscito al servizio di una storia che parla di crescita, affetti, uguaglianza e inclusività senza retorica o buonismo, in modo autentico, vero, a volte quasi brutale, ma con un valore artistico e umano innegabile.
Conclusioni
La piccola Amélie è il lungometraggio che sancisce un brillante esordio alla direzione per Liane-Cho Han e Maïlys Vallade, due animatori di grande esperienza. La storia della bimba che fa esperienze del mondo e dei sentimenti è resa con profonda creatività ed efficacia attraverso animazioni fluide, dal design mutevole e sempre a servizio di una narrazione delicata e ricca di significati e tematiche. Un film riuscito che fin da subito appare come un piccolo capolavoro pronto per la stagione dei premi.
Perché ci piace
- Le animazioni di ottima qualità.
- Lo stile ipercolorato e mutevole, a pieno servizio della storia.
- Le tematiche trattate con efficacia e delicatezza.
Cosa non va
- Non abbiamo trovato difetti particolarmente rilevanti.