Un film sull'umanità, fatto di persone prima che di personaggi. Simone Aleandri non ha dubbi quando usa queste parole per definire il suo esordio a un lungometraggio di finzione, La notte più lunga dell'anno, in sala dal 27 gennaio. Scritto insieme a Andrea Di Consoli e ambientato a Potenza nell'arco di una sola notte, quella tra il 21 e il 22 dicembre, racconta senza mai farle incontrare le storie di quatto personalità: un politico navigato sull'orlo del baratro (Massimo Popolizio), una cubista, Luce, sfiancata dalla vita e che ha deciso di cambiare vita (Ambra Angiolini), un ragazzo coinvolto in una relazione con una donna molto più grande di lui e tre ventenni annoiati, in cerca di emozioni forti. Sullo sfondo, lo sguardo stanco e benevolo di Sergio, l'anziano benzinaio che dalla stazione di rifornimento in cui lavora, aperta tutta notte, guarda la vita passargli davanti e veglia su questo piccolo mondo. Ne abbiamo parlato con il regista.
La video intervista a Simone Aleandri
Potenza, tra astrazione e realismo
La storia è ambientata a Potenza, città del Sud molto atipica: fredda, decadente, crepuscolare. Che ruolo ha avuto nella definizione delle atmosfere del film?
Le atmosfere e l'umanità dei personaggi sono andati di pari passo con la scelta dell'ambientazione, fin da subito. I sentimenti che volevamo raccontare con Andrea Di Consoli, autore del soggetto, si sono ancorati alla città di Potenza, che avevo avuto modo di conoscere e frequentare in occasione di un documentario girato insieme in Basilicata. Fu lui che mi fece posare lo sguardo su una città apparentemente ordinaria, poco conosciuta, luogo di passaggio e spesso non facilmente collocabile geograficamente. Vivendola mi sono reso conto delle sue potenzialità in parte suggerite anche dal nome; dal punto di vista urbanistico è una città con una sua verticalità, fatta di stratificazioni, edifici pesanti, edifici che la nascondono a se stessa. Era un perimetro narrativo che ne rifletteva uno esistenziale, il non essere collocabile facilmente la rende inoltre un posto sovrapponibile a tante altre realtà e poi non era mai stata rappresentata cinematograficamente. Le sue architetture consentivano delle astrazioni, come contrappunto a un film estremamente realistico e legato alla natura dei personaggi. Sopra la sospensione delle inquadrature astratte, sotto una vita che freme e che si manifesta attraverso le persone. Perché La notte più lunga dell'anno è un film di persone prima che di personaggi.
Il film si apre con alcuni rumori che poi tornano durante tutto il film dettandone quasi il ritmo: il rumore delle pale eoliche in sottofondo, il vento, il fischio con cui il benzinaio chiama il suo cane. Sembra quasi un western, una storia sulla frontiera. Quanto erano presenti queste suggestioni?
Forse lo può ricordare per l'uso dei campi lunghi, i suoni e certi elementi urbanistici invece mi hanno ispirato molto come quello delle pale eoliche disseminate per tutto il paesaggio e che spezzano l'apparente immobilità che la città ti restituisce a un primo impatto. Era importante definire uno spazio-tempo in cui far muovere i personaggi di un film corale con una sua linearità.
La notte più lunga dell'anno, recensione: sofferenze incrociate
Il sentimento della provincia
Racconti il sentimento della provincia. Cos'è la provincia?
È prima di tutto un sentimento molto spesso in bilico tra il desiderio di andare e quello di restare, un galleggiamento che per alcuni è un dolce cullare per altri senso di nausea e mal di mare. La rete di relazioni presenti spesso rischia di confinarti e creare dei conflitti e dove c'è un conflitto c'è una storia.
La scelta di Ambra Angiolini e Popolizio?
Ambra è un incontro speciale dovuto alla casting del film Stefania De Santis, fu lei a farmi il suo nome. Mi è bastato a incontrarla per capire che la Luce che cercavo, ce l'aveva dentro; si è messa a nudo e insieme abbiamo lavorato anche sulle parti non scritte della sceneggiatura. Nomen omen, Ambra ha una fiamma dentro che risplende. Massimo lo stimo molto, è stato in grado di trasferire nell'ambiguità del suo personaggio, un politico sull'orlo del baratro, tutte le sfumature di cui c'era bisogno per restituire non solo un senso di sospensione ma anche di conflitto che vive questa figura che è soprattutto un uomo.