Giovani attori per giovani geni nella serie tratta dai romanzi di Trenton Lee Stewart in corso di distribuzione su Disney+, ma c'è spazio anche per attori noti e navigati ne La misteriosa accademia dei giovani geni, con interpreti come Kristen Schaal, Ryan Hurst, Gia. Sandhu, ma soprattutto Tony Hale. L'attore americano, già noto per show come Arrested Development, Chuck e Veep, non si limita a essere il Mr Benedict richiamato dal titolo originale The Mysterious Benedict Society, che raduna i piccoli protagonisti per una missione delicata e l'intento di cambiare il mondo, ma si ritaglia anche il ruolo del minaccioso Dottor Curtain con cui avranno a che fare. Abbiamo avuto modo di discutere con lui del doppio ruolo e dell'esperienza in generale, dai presupposti alle difficoltà della serie.
L'importanza dell'empatia
Cosa ti ha entusiasmato di questo progetto?
Tony Hale: A pensarci ora è tutto assurdo, considerando quello che sta succedendo nel mondo e il fatto che si parli di un'emergenza che causa un sacco di ansie e paure. Il mio personaggio, il Signor Benedict, raggruppa questi ragazzi e credo che quello che mi ha eccitato di più è che loro non hanno poteri magici, non hanno super poteri. I loro super poteri sono l'intelletto, la creatività e l'empatia. Quelli sono i loro poteri, le cose che li fanno emergere. C'è divertimento e avventura nella serie, ma questo messaggio è quello che sono felice di veicolare con la serie.
Hai visto qualcosa di te nei personaggi?
Anche quando interpreto dei personaggi molto lontani da me o strambi, devo trovare qualcosa di loro dentro di me per poterli ritrarre in modo autentico. Anche se interpretavo dei gemelli, dovevo cercare qualcosa di me in ognuno di loro. Per quanto riguarda Benedict, c'è il mio essere sempre positivo e cercare di vedere il meglio in ognuno. Per quanto riguarda dr Curtain, si potrebbe definire il gemello cattivo, ma in realtà credo si senta un incompreso e ho dovuto cercare dentro di me momenti della vita in cui mi sono sentito allo stesso modo. Bisogna trovare quegli stessi stimoli dentro se stessi, per evitare di interpretare solo un'idea dei personaggi e dar loro qualcosa di autentico.
Che puoi dirci delle volte in cui ti sei sentito incompreso a tua volta?
Crescendo capita che si parli di te in modo diverso da ciò che sai essere vero e questo può generare rabbia, risentimento, e portare a qualche anno di terapia! Si supera, ma al momento ti fa sentire non capito. Questo è essenzialmente Curtain, che reagisce a quello che subisce. Per fortuna la sua non è il tipo di reazione che ho avuto io nella vita, ma penso che questo lo renda umano piuttosto che un villain. Credo sia importante questa sfumatura.
Mr Benedict dice che i ragazzi posseggono qualcosa che manca nella nostra società: l'empatia. Pensi anche tu che sia una qualità importante e poco sviluppata oggi?
Sì, lo penso sul serio e credo che sia una delle ragioni principali per cui sono contento che la gente possa guardare questa serie. In mezzo a al caos, il rumore e la confusione, quelle voci di empatia e comprensione emergono come dei fari e tutti vogliamo che siano ascoltate. È un qualcosa di unico il prendersi il tempo per ascoltare qualcuno, di ascoltare la sua storia e capire il suo percorso, senza nessun intenzione personale. Bisogna sedersi e ascoltare, e penso che sia effettivamente poco presente oggi e su cui io stesso sto cercando di lavorare.
Una produzione complessa
Avete girato durante la pandemia? Come ha influito sulla lavorazione?
È stata dura. Abbiamo iniziato a girare ad agosto e siamo arrivati fino a gennaio, con la troupe di Vancouver che si è dimostrata perfetta nel rispettare tutte le linee guida e le direttive per tenerci al sicuro, ma nessuno di noi è tornato a casa per cinque mesi. Tutti hanno indossato sempre le mascherine e non abbiamo visto i loro volti per cinque mesi. Alla fine ci hanno regalato un libro con le loro foto con e senza mascherine e sembravano tutti così diversi! È stato difficile, perché in situazioni simili si tende a passare del tempo con gli altri del gruppo, conoscersi, passare del tempo insieme, invece non abbiamo avuto questa possibilità. Si sono comportati tutti in modo esemplare e sono grato per il gruppo, in particolare sono colpito dai ragazzi che sono stati incredibili.
I ragazzi sono incredibili e non è una novità per te lavorare con un insieme di persone di grande talento. Come è stata questa esperienza?
Lo si dà per scontato per noi adulti, ma per questi ragazzi è stata veramente dura e hanno dato il massimo. Abbiamo girato una serie di alto livello nel mezzo di una pandemia e loro erano lontani da casa. Alla loro età non sarei andato oltre il decidere cosa mangiare a pranzo, mentre loro erano concordati da un'ampia troupe, con tante battute da ricordare, la necessità di capire i loro personaggi, ed oltre a tutto questo continuare la scuola. Ne ero impressionato! Nutro profonda ammirazione per loro e sono grato di aver potuto lavorare con loro.
Ci dici qualcosa in più delle sfide di questa produzione?
La difficoltà più grande è stato l'isolamento. Critichiamo spesso la tecnologia che ci tiene separati, ma sono grato di averla avuta durante questa esperienza, mi ha permesso di tenermi in contatto con la mia famiglia un paio di volte al giorno, vedere le loro facce. È stato un enorme aiuto! Per quanto riguarda i personaggi, invece, è stato difficile passare da uno all'altro continuamente, ma un grande aiuto è stato il contesto: scenografi e costumisti hanno scelto colori molto specifici sia per gli uffici che l'abbigliamento dei due personaggi, da quelli freddi e cupi di Curtain a quelli caldi di Benedict, e sono dettagli che aiutano tanto in situazioni del genere.
Il gusto personale
Come molte serie di Disney+, La misteriosa accademia dei giovani geni viene distribuita settimanalmente. Ti piace questo approccio?
Personalmente sì. Ci sono cose per cui mi piace fare binge-watching, ma per lo più mi piace gustarmi l'attesa per un episodio. Sarà per come sono cresciuto, ma mi piace chiedermi cosa accadrà e cosa vedrò. Hai una settimana per pensarci, rivivere la storia e anche se il binge-watching è divertente, ti propone troppo materiale tutto insieme, mentre mi piace diluire l'esperienza e la gioia.
A questo punto della tua carriera, cosa ti attira di un ruolo? Come cerchi quando accetti un lavoro?
Quello che è su pagina è molto importante. Se non c'è su carta, è difficile che si avveri. A volte si tende a pensare che non fa niente e che si può riuscire a creare qualcosa in produzione, sul set, ma non è così facile: deve partire dalla carta. Crescendo, mi capita più spesso di essere attirato da cose come questa, come il Signor Benedict e la commedia.
Che lezioni hai imparato dalla tua carriera?
Ci sono un paio di cose che ho imparato, ma continuo a imparare. Ho lottato con l'ansia per gran parte della mia vita, ma una delle cose che ho imparato da questo lavoro è di essere focalizzato su quello che sto facendo al momento. Ti chiedono sempre cosa farai dopo ed è facile distrarsi dal presente per guardare avanti. Un'altra cosa che ho capito riguarda il proprio valore. Si tende a considerare il valore di un interprete dai risultati che ottiene, ma quando ho l'occasione di parlare a studenti di recitazione gli dico sempre che il valore che hanno in quel momento è lo stesso che avranno dopo cinque anni o se vinceranno un Oscar. Il valore non cambia. Ed è qualcosa che cerco di ricordare costantemente anche a me stesso.