La libertà nella bugia
Argentina, anni '70 del secolo scorso. Il paese è sotto il governo fascista e si percepisce la sopraffacente mediocrità che lo caratterizza, con i suoi ridicoli riti e le sue cerimonie. Cecilia ha sette anni e non sa molto di quello che la circonda, se non che deve mentire, che deve tener nascosta la sua identità agli altri ragazzi a scuola per non mettere in pericolo lei e sua madre, rifugiate in una casa abbandonata in riva al mare. Ma per una bambina così piccola è difficile mantenere una responsabilità così grande e gestire la voglia di farsi accettare dagli altri ed allo stesso tempo di non tradire la fiducia della madre, sempre più vittima della depressione, dell'ansia e della rabbia.
La verità, quella che lei sa di non poter dire, rischia di trapelare in uno scritto con cui Cecilia partecipa ad un concorso indetto dall'esercito argentino tra gli studenti, un piccolo testo che la madre sa di dover far sostituire alla maestra della bambina prima che sia troppo tardi. Ed è ironico che il nuovo testo arrivi al primo posto nel concorso, facendo vincere il primo premio a Cecilia proprio con quelle bugie che ha imparato a raccontare come se fossero vere.
Quello di Cecilia e la madre è un mondo fatto di colori spenti, dei suoni della natura. Di vento, freddo e bufere che fanno tremare le pareti ed inondano la casa diroccata in cui abitano. Un mondo in cui è facile per una bambina perdere la propria innocenza.
Se a tratti la pellicola non risulta del tutto riuscita è per i tempi eccessivamente dilatati e la poca fluidità della narrazione che rischiano di distogliere l'attenzione dello spettatore, interrompendo la sua partecipazione emotiva, ponendo un filtro tra la storia delle protagoniste e gli spettatori.
Movieplayer.it
3.0/5