Recensione Il cacciatore (1978)

Lungo tutto il film corre il brivido della morte: per chi non riesce più a vivere normalmente nonostante sia tornato sano, salvo e pluridecorato, per chi cerca la morte considerandola l'unica vera emozione della sua vita, per chi forse avrebbe preferito morire in Vietnam.

La guerra dell'anima

Al soldato viene insegnato di controllare le proprie paure, le proprie angosce e di usarle a proprio vantaggio. Al soldato viene detto: "dimenticati chi eri, ora sei qui". Davanti alla morte non ci deve essere emozione: combattere e basta, senza pensare a quello che perdi lasciando la tua vita, tanto la ritroverai non appena tornato. Restare vivi è la parola d'ordine. Il problema più grosso è che quando torni non sei più lo stesso.
Il cacciatore (The Deer Hunter in originale) è un film strepitoso che entra nella profondità della guerra e ne porta in superficie la devastazione.

Il film parla di tre amici di origine ucraina, operai in un'acciaieria, che partono per la guerra del Vietnam. Ognuno di loro tornerà cambiato radicalmente da questa esperienza che ritenevano una svolta nella loro vita.
Durante la guerra verranno imprigionati dai Vietcong e proveranno la morte e la tortura sulla loro pelle.
Robert De Niro è Mike, che tornerà dalla guerra pieno di medaglie. John Savage è Steven, che perderà entrambe le gambe. Christopher Walken è Nick, che resterà a Saigon dopo la fine dei combattimenti a rischiare di morire quotidianamente perché la guerra gli ha fatto perdere qualsiasi speranza che la sua vita possa tornare ad avere in senso.
La sofferenza psicologica e fisica di questi tre giovani ci porta a vivere con loro l'incredibile mostruosità dell'uomo. Ognuno di loro a suo modo perde qualcosa in Vietnam, tutti e tre perdono il senso della voglia di vivere. Poco importa se questo sia mostrato dall'incapacità di DeNiro di sparare a un cervo (cosa che faceva
abitualmente coi suoi amici prima del Vietnam) o dallo sguardo impazzito di Walken nella scena finale della roulette russa. La guerra ha portato via tutto questi uomini.

Lungo tutto il film corre il brivido della morte: per Mike che non riesce più a vivere normalmente nonostante sia tornato sano, salvo e pluridecorato, per Nick che cerca la morte a tutti i costi, considerandola l'unica vera emozione della sua vita, per Steven che forse avrebbe preferito morire.
Una sorta di viaggio emotivo porta lo spettatore da una prima parte carica di speranze per il futuro, dove si celebra un matrimonio, a una seconda parte, dove ogni cosa sembra aver perso significato.
Il film vuole portare lo spettatore a provare le stesse sensazioni di instabilità e sofferenza dei protagonisti.
Il finale con il canto God bless America è assolutamente paradossale. E' possibile che per servire il proprio paese il prezzo da pagare sia così alto?

Il cacciatore è stato molto criticato sia per la violenza di alcune scene sia per quella del suo messaggio di condanna del conflitto nel Vietnam. Indubbiamente è un film di rara bellezza e intensità, premiato con 5 premi Academy Awards fra cui miglior film, attore non protagonista (Walken), regia (Michael Cimino), montaggio e sonoro.

La guerra è giusta o sbagliata? Ci sono secondi fini? Perché si uccidono i civili? Questo film non parla di questo: parla di quei giovani che partono, carichi di entusiasmo e speranze e tornano senza niente, vuoti nel difficile passaggio al mondo civile.
Basta slogan per invogliare i ragazzi a partire, bisogna sostenerli quando tornano.