La erección de Toribio Bardelli, la recensione: una storia affascinante soffocata dalla brevità

Il film, diretto da Adrián Saba e presentato nella sezione Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma 2023, è uno spaccato tragicomico sulla difficoltà di andare avanti, che non svela appieno le sue potenzialità.

La erección de Toribio Bardelli, la recensione: una storia affascinante soffocata dalla brevità

La erección de Toribio Bardelli è il peculiare e conciso lungometraggio che vede alla macchina da presa e alla sceneggiatura Adrián Saba (El limpiador, El soñador), autore peruviano che gioca stilisticamente e linguisticamente partendo da una storia ordinaria: il racconto di una famiglia disfunzionale che non riesce a superare, con maturità e razionalità, un grave lutto. Un'esplorazione psicologica che parte dalla figura del marito, Toribio (interpretato da Gustavo Bueno), ossessionato dal sesso e dalla virilità e che si allarga anche ai tre figli, ingabbiati in una specie di prigione sospesa di insicurezze e difficoltà.

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La erección de Toribio Bardelli: una foto

Nella nostra recensione de La erección de Toribio Bardelli, in concorso nella sezione Progressive Cinema della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, chiariamo che il progetto è pieno di spunti straordinari, guizzi artistici e trovate intelligenti che però si esauriscono in un film fin troppo breve e limitato per poter esplorare a fondo tutte le opportunità presentate.

Risate sferzanti sotto una pioggia di neon

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La erección de Toribio Bardelli: un'immagine del film

La erección de Toribio Bardelli fa ridere e anche di gusto, con una comicità sguaiata e apparentemente fuori luogo che proprio in virtù della sua scomodità, coinvolge ancora di più lo spettatore. Un umorismo che graffia, però, con vigore, provocando tagli profondi che vanno a lacerare una ferita aperta: un lutto improvviso e inconsolabile che scombina l'esistenza dei quattro personaggi. Un linguaggio quindi che, in fin dei conti, rappresenta l'arma più forte del film, che senza, sarebbe una semplice e noiosa storia di vita vissuta. È nell'esasperazione del protagonista che vuole a tutti i costi dimostrare un machismo ridicolo e superato, nell'attaccamento morboso della figlia cieca (Gisela Ponce de León) al cadavere del cane morto ed ancora nell'alcolismo del figlio maschio (Rodrigo Sánchez Patiño) e nella titubanza della figlia più giudiziosa (Michele Abascal) che si intravede la disperazione umana, mascherata da battute sconce e da scenari ridicoli.

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La erección de Toribio Bardelli: un'immagine

Il tutto è inserito in una cornice formale che cattura il meglio della poetica estetica di Nicolas Winding Refn, una pioggia di neon e di insegne luminose che vanno a colorare una Lima crepuscolare e peccaminosa, con la poca sacralità rappresentata (una funzione funebre, un cimitero) che viene scorporata dalla dimensione religiosa e irrisa con sagacia e irriverenza. Tra le strade della città, in questo continuo vagare e incedere dei personaggi tra un luogo nefasto all'altro sembra forse trovarsi una pace interiore, una spiegazione alle tante tribolazioni che questa famiglia subisce. Nessuna risposta oracolare dall'alto, nessuna visione, men che mai un sogno. La chiave di tutto è racchiusa in una massima di un barista fan sfegatato di Elvis: "Se non ti piace una canzone, vai avanti." In questa frase, apparentemente innocua e priva di senso, c'è un invito a cambiare la vita anche drasticamente, ad abbandonare le nostre certezze e abitudini, a rendersi conto che l'immobilismo, probabilmente, è il peggior nemico della nostra esistenza. E lo sa bene Saba, che sceglie delle musiche ben precise che raccontano questa staticità: le canzoni del Re del rock and roll che diventano quasi un eco di un tempo lontano.

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Un'espansione che diventa chiusura

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La erección de Toribio Bardelli: un frame del film

Proprio questi leggendari brani disturbano il figlio, tra un goccio e l'altro, ma ostacolano anche Toribio, il quale prova imperterrito a spegnere la radio che ha nella macchina, rimasta ferma, congelata. In netto contrasto, il tema di Casta Diva, Aria di Vincenzo Bellini dalla sua Norma che ricorre spesso ne La erección de Toribio Bardelli, che suona come una blasfemia di fronte all'insaziabile voracità sessuale del protagonista ma che, parallelamente, ci dà un'indizio importante: stiamo osservando un'opera lirica (che poi è la vita stessa, tra gioie e dolori) e i protagonisti possono solo guardarla da lontano, a meno che non prendono le redini della scena. Tutto questo brillante impianto metaforico e tematico, purtroppo, si va ad esaurire in brevissimo tempo, quando, rapidamente, ci rendiamo conto che tutto è finito: dopo solo 82 minuti la storia arriva a compimento, con un amaro in bocca, persistente e fastidioso. Il rimpianto più grande, forse, rimane quello di aver introdotto dei personaggi collaterali (i figli di Toribio) rimasti fin troppo sulla superficie o di aver limitato un po' proprio il protagonista del titolo per dare spazio a delle figure inconcludenti.

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La erección de Toribio Bardelli: una foto del film

Effettivamente quella che, in fin conti, possiamo definire un'espansione rispetto al nucleo principale della pellicola, alla fine arriva a diventare una spina nel fianco, una chiusura impattante in un progetto che già di per sé è molto breve e conciso. Con un minutaggio più corposo, chiaramente, ci sarebbe stato tutto il tempo di costruire un affresco efficace di tutta la famiglia Bardelli, ma in questo caso è palese come le caratterizzazioni dei comprimari non risultino propriamente complete e approfondite. Ecco che, quindi, anche parte della sovrastruttura straordinaria che abbiamo visto allestita intorno ad un racconto quotidiano cade nel momento in cui comprendiamo che alcune storyline purtroppo sono andate a vuoto, esaurendosi da sole senza aver espresso appieno il loro potenziale narrativo e tematico.

Conclusioni

La nostra recensione di La erección de Toribio Bardelli sottolinea quanto sia importante, all’interno di una pellicola, l’intenzione e il linguaggio scelto, in grado di trasformare una storia ordinaria in un viaggio immaginifico pieno di suggestioni visive e musicali. Tra un grande classico di Presley suonato in uno squallido bar e un rapporto sessuale, la macchina da presa guida storia con solidità e con un pizzico di inventiva, mentre la sceneggiatura cattura l’anima più irriverente e umoristica dei personaggi, esorcizzando per certi versi il tema trattato, un lutto nefasto e terribile. Peccato che tutto si chiuda rapidamente: i comprimari non sbocciano come dovrebbero e molte possibilità rimangono bloccate, come la radio rotta di Toribio che non si riesce a riparare.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Un tema serio affrontato con graffiante ironia.
  • La regia, ricca di suggestioni refniane.
  • Le musiche, evocative e simboliche.

Cosa non va

  • La brevità del lungometraggio, limitante e deleteria.
  • I personaggi secondari non sviluppati pienamente.