La battaglia dei sessi: Valerie Faris e Jonathan Dayton, emozioni in campo per parlare di uguaglianza

In occasione della presentazione del film che racconta il match-evento giocato quarantaquattro anni fa da Billie Jean King e Bobby Riggs, abbiamo incontrato la coppia di registi a cui dobbiamo Little Miss Sunshine e Ruby Sparks.

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Un circo mediatico, una buffonata, una trovata pubblicitaria che certamente non ha provato nulla sulle reali potenzialità di una sfida sportiva che veda una donna affrontare un uomo ad armi pari, questo fu (comprensibilmente) per molti la "Battaglia dei sessi", la partita-esibizione giocata nel 1973 dalla numero 1 del ranking mondiale Billie Jean King e dal semi-pensionato ex campione cinquantacinquenne Bobby Riggs. Quel risibile scarto in fatto di morfologia che non coinvolga l'apparato riproduttivo, pochi chili di muscoli più reattivi alle stimolazioni, ormoni dalle mansioni ambigue, il luogo comune sui nervi meno saldi delle donne, tanto basta a innalzare gli atleti maschi e lo spettacolo che offrono - nel tennis come in ogni altro sport - sulle loro colleghe altrettanto disciplinate e agguerrite.

Se siete tra coloro che "ma è ovvio che gli uomini sono più forti, sono preferiti dagli sponsor, le donne non possono certo pretendere di guadagnare altrettanto", La battaglia dei sessi di Valerie Faris e Jonathan Dayton, già autori dei brillanti e deliziosi Little Miss Sunshine e Ruby Sparks, è il film per voi. Se non lo siete, pure.

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La battaglia per l'autenticità

La battaglia dei sessi: Emma Stone e Steve Carell in una scena del film
La battaglia dei sessi: Emma Stone e Steve Carell in una scena del film

È vero che per voi era talmente importante che il tennis giocato fosse realistico che Emma Stone e Steve Carell hanno dovuto allenarsi a lungo per fare di persona quelle scene? E chi è il più forte dei due?

Valerie Faris: Sì, volevano che fosse tutto autentico, e abbiamo studiato ossessivamente il video del match originale. Nemmeno un istante di quelle scene del film è realizzato in post-produzione. Emma e Steve si sono esercitati molto, è vero, ma non potevamo pretendere che raggiungessero livelli da campioni mondiali come questi, quindi abbiamo utilizzato anche dei giocatori esperti come controfigure, che a loro volta hanno dovuto studiare lo stile tennistico degli anni '70, ben diverso da quello di oggi.

Jonathan Dayton: Il coach di Bobby Riggs ha lavorato personalmente con Steve, hanno studiano insieme il match nei dettagli e lo stile di gioco di Bobby. Comunque era più forte Steve di Emma. Quando si tratta di ballare, invece...

La battaglia dei sessi: Emma Stone e Andrea Riseborough in una scena del film
La battaglia dei sessi: Emma Stone e Andrea Riseborough in una scena del film

Il film ha la particolarità di essere girato in pellicola anamorfica a 35mm.

Valerie: Sì, noi amiamo girare in pellicola, non solo per la ricchezza, la varietà dei colori che ci ha permesso di ricreare un look che fa pensare ai film dell'epoca, ma anche perché i rulli da undici minuti ci costringono a fare un lavoro ben pianificato e focalizzato, anche per quanto riguarda il cast.

Jonathan: Abbiamo utilizzato anche lenti e obiettivi originali degli anni '70.

Emma Stone e Steve Carell sono sempre stati la vostra prima scelta per i ruoli di Billie Jean e Bobby?

Valerie: Dal primo momento, e siamo stati estremamente felici di poterli avere nel film.

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Emozioni al servizio della causa

La battaglia dei sessi: Emma Stone e Agnes Olech in una scena del film
La battaglia dei sessi: Emma Stone e Agnes Olech in una scena del film

Un aspetto apprezzabile del film è il fatto che Bobby Riggs non sia caratterizzato come un "nemico".

Valerie: Perché non lo era, anzi dopo il match lui e Billy Jean divennero grandi amici. In questi tempi di dibattito così polarizzato, in cui tutti urlano la loro opinione cercando di sovrastare la voce degli altri, era importante mostrare l'umanità dell'avversario. Noi abbiamo voluto seguire la filosofia di Billie Jean, che rispettava i suoi avversari e non li sottovalutava mai.

Come avete gestito l'elemento personale della vita di Billie Jean, il suo matrimonio, l'omosessualità segreta, all'interno del racconto?

Valerie: Era fondamentale mostrare cosa stesse accadendo in quel momento nel vita di Bille Jean, e come, nonostante tutto, sia riuscita a rimanere focalizzata sul suo obiettivo, ovvero combattere per la parità ecomonica della giocatrici. Volevamo fare in modo di attirare un pubblico vasto, non solo coloro che già conoscono e apprezzano la figura di Billie Jean King e le sue battaglie: quindi realizzare un intrattenimento che fosse anche utile a sollevare e discutere questioni importanti.

Jonathan: Eravamo attratti dalla complessità dei temi, ma non volevamo fare solo un film sportivo, o un film su Billie Jean o su Bobby.

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Billie Jean King è stata coinvolta nella realizzazione del film?

Valerie: Sì, ha partecipato alle primissime fasi della produzione, e poi è stata consultata anche durante la stesura della sceneggiatura.
Ha visto il film con noi e il pubblico a Telluride, ed era molto felice. Negli Stati Uniti ha partecipato anche in prima persona alla promozione del film. È una forza della natura!

Un'ultima domanda,il vostro prossimo film ci vorranno di nuovo cinque anni?

Valerie: Facciamo quattro, d'accordo?