La bandiera della dignità
In un cinema che pretende di dare sempre più risposte a problemi esistenziali o generazionali, la proposta di Vincenzo Marra (già due volte a Venezia con il premiato Tornando a casa e con il corto Paesaggio a sud) brilla per il suo minimalismo e l'essenzialità narrativa, ritornando a parlare dei bisogni primari di una famiglia e centrando l'attenzione su un ragazzo che ha dovuto crescere troppo in fretta.
Nel difficile quartiere di Secondigliano il giovanissimo Enzo (Vincenzo Pacilli) vive con i genitori e la sorella. Suo padre muore all'improvviso ed Enzo si trova costretto a prendere in mano le redini della famiglia, alle prese anche con lo sfratto. L'occasione di riscatto, per non cadere nella malavita, sarà rappresentata solamente dalla divisa. I momenti difficili per la famiglia continueranno, ma Enzo cercherà sempre di andare avanti con il concetto supremo di dignità, per sé e per i suoi cari.
Marra gira in modo asciutto e rigoroso e sceglie senza compromessi la strada del neorealismo, a partire dagli attori, scelti dalla strada. Nonostante parecchie imperfezioni (troppe scene ripetitive) e qualche pausa di troppo dovuta allo script piuttosto scarno, il regista riesce a centrare l'obiettivo di ridare visibilità a chi sceglie di tenere alta la bandiera della dignità anche nelle periferie e in mezzo a enormi problemi.
Il coraggio di andare avanti, i sacrifici della migrazione, le difficoltà della vita militare, il problema di tenere uniti in ogni caso i fili familiari, non sono trattati con facile superficialità. E così, il mettere sul piatto anche l'amara vicenda dell'uranio impoverito, non sembra affatto di troppo.
E se l'impressione di avere messo insieme troppe disgrazie resta, è un peccato che a un giovane come Vincenzo Marra, alla sua seconda opera importante, si può ancora perdonare.
Movieplayer.it
3.0/5