L'ultima settimana di settembre: Diego Abatantuono, Biagio Venditti e “Un road-movie emotivo”. L'intervista

I due protagonisti, insieme al regista Gianni De Blasi, hanno raccontato l'esperienza vissuta in un dramedy ad alto tasso emozionale. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Pietro Rinaldi. Al cinema.

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Un road movie per raccontare la storia di un nonno e del suo nipote. Negli Stati Uniti, L'ultima settimana di settembre di Gianni De Blasi verrebbe chiamato dramedy per la capacità di alternare toni da commedia a quelli drammatici. Il film, tratto dall'omonimo romanzo di Lorenzo Licalzi, racconta di Pietro Rinaldi, anziano scrittore in declino. Sta progettando di suicidarsi, ma la vita avversa gli riserva una terribile sorpresa: sua figlia e il suo genero muoiono in un incidente. Dovrà allora occuparsi del nipote, l'adolescente Mattia, con cui non ha mai avuto nessun tipo di rapporto. Inizieranno un lungo viaggio in macchina, riscoprendo sé stessi, e i loro legame sopito. Protagonisti, nei rispettivi ruoli, Diego Abatantuono e l'esordiente Biagio Venditti.

L'ultima settimana di settembre: intervista a Gianni De Blasi, Diego Abatantuono, Biagio Venditti

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Il giovane Biagio Venditti, protagonista del film

L'ultima settimana di settembre parte da un genere ben radicato, ovvero il road movie. Un linguaggio specifico, che il regista racconta così: "Nei road movie si abbina il viaggio fisico al viaggio interiore. E in qualunque film c'è una progressione psicologica dei personaggi, se a quella progressione psicologica si abbina la strada, il gioco è fatto, sia simbolico che visivo. Poi, qualunque storia sia ambientata fuori dal proprio contesto abituale, ci porta ad avere degli incroci di situazioni che ci mettono alla prova, in cui non abbiamo il sedere parato, perché siamo stranieri in terre straniere. Per affrontare una crisi, è giusto battere strade poco consuete".

Profondo e rivelatorio il rapporto tra Pietro e Mattia, ben sostenuto dalla prova di Abatantuono e Venditti. "Nel film c'è una completezza fatta di silenzi, di immagini, di eventi, di emozioni", spiega l'attore milanese. Per il giovane interprete, invece, "Abbiamo usato molto il silenzio, perché poi nel momento in cui non parli è molto importante anche la tua espressione".

L'ultima settimana di settembre, la recensione: in viaggio con Diego Abatantuono

Tra lacrime e sorrisi

Gianni De Blasi, anch'esso all'esordio in un lungometraggio con L'ultima settimana di settembre, parla di bolle emozionali. "Nel film ci sono bolle emotive tra una battuta e l'altra. Per me rappresentano proprio quel tentativo di introspezione psicologica più profonda nei personaggi. Si racconta tanto a livello psicologico in questo modo". E prosegue: "Il filo conduttore sono gli sbagli, che possono portare a due reazioni: una, la sensazione di fallimento totale. E dall'altra parte il fallimento può invece portare una reazione, a quella di risorgere e far vedere che no, ce la fai e sei ancora più forte. Quindi tutto sta a muoversi fra queste due reazioni".

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Diego Abatantuono e Biagio Venditti in macchina

Invece, Biagio Venditti dice che: "Complicato accettare che le cose non vadano sempre bene. Ma crescere vuol dire accettare i nostri sbagli, farne tesoro". Chiude Diego Abatantuono, "Il mio personaggio è ricco di errori. Quando incontra un'altra generazione ritrova la possibilità di avere un affetto vero. Per quanto mi riguarda, gli sbagli provo a farli diventare un vantaggio per capire cosa non devo fare più. Ci sono degli sbagli che è difficile recuperare, ma insomma, si cerca di farne pochi e quando sono pochi, quei pochi, si cerca di farne tesoro per evitare di ricommetterli".