L'impalpabile senso del vivere
Ennesima conferma della grande capacità del migliore cinema asiatico (nello specifico il fiorente cinema coreno) di raccontare storie di grande profondità con semplicità ed intelligenza, l'esordiente Lee Yoon-ki narra in Yeoja, Jeong-hae il quotidiano di Joeng-hae (interpretata mirabilmente da Kim Ji-soon) una donna introversa e riservata rinchiusa in una routine monotona dietro la quale si cela un profondo disagio esistenziale. Le giornate scorrono inesorabilmente tra l'impiego alla posta, le visite di un gatto ed i passatempi domestici. Alla base delle sofferenze di Jeoeng-hae c'è la perdita della madre e probabilmente di tanto altro e la conseguente ricerca di senso, una ricerca che ha risposte ambivalenti.
Il regista illustra questa perdita-spaesamento in maniera straordinaria, con una sensibilità e un registro narrativo che rimanda in molti tratti al suo connazionale Kim Ki-duk e al taiwanese Tsai Ming Liang.Il risulato è un film bellissimo e ricco di momenti di grande intensità e struggenza che ha il grande pregio di prendersi tutto il tempo necessario per raccontare la solitudine inconciliante di questa donna contrastata tra spinte vitali e momenti regressivi. A sintesi perfetta di questo doloroso percorso, un meraviglioso climax in cui il talento del regista coreano è sintetizzato in tutta la sua chiarezza.
Un film pensato, sentito ed in grado di toccare alcuni nodi centrali del disagio esistenziale in maniera estremamente convincente. L'uso ragionato del commento sonoro e del fuori fuoco, come le oculate scelte di montaggio (che trova nel particolare uso dei flashback l'elemento più caratterizzante), sono gli strumenti più evidenti mediante i quali Jeoja Jenowng-Hae illustra il dilaniamento che attraversa la protagonista e che è estendibile a chiunque si interroghi sul valore dell'esistenza, sull'importanza dei legami e sulla ricerca della felicità.