L'elegia della natura ribelle: Isao Takahata a Locarno

Il maestro giapponese, ospite a Locarno in occasione della retrospettiva Manga Impact, ci svela i segreti del suo capolavoro ecologista del 1994, il coinvolgente Pom poko.

Il Festival di Locarno si diverte a infrangere le barriere della formalità decidendo di dedicare una ricca retrospettiva al mondo dell'animazione giapponese. Ecco allora che i frequentatori della kermesse svizzera in questi giorni si troveranno le canoniche sale invase da lungometraggi, corti ed episodi di serie tv prodotti dai maestri dell'animazione, un modo per riconoscere l'importanza fondamentale del cinema d'animazione giapponese per la cultura contemporanea, un cinema che guarda in profondità al sentimento, all'attenzione all'ecologia, al contatto tra l'uomo e il mondo e al futuro che ci attende. Di questa cinematografia così vasta e variegata Isao Takahata è uno dei principali rappresentanti, sia per la longevità che per la ricchezza della sua opera che travalica il genere per farsi cinematografia pura. Un genio creatore di opere come il doloroso Un tomba per le lucciole e il delicato Pom Poko, pellicola a sfondo ecologico che il festival omaggerà con la proiezione in Piazza Grande.

Maestro Takahata, come è nato Pom Poko?

Isao Takahata: Nella filosofia giapponese gli animali non sono considerati inferiori agli esseri umani. Tutti apparteniamo alla stessa specie. Di fatto nella tradizione giapponese è facile incontrare un roditore che è in grado di dialogare con gli uomini, vi è un'incessante comunicazione tra mondo umano e animale. Con la modernizzazione, purtroppo, l'abitudine del contatto con gli animali è andata perduta. Io vorrei che le persone capissero la nostra cultura, la nostra attenzione al passato. Per espremermi al meglio uso l'animazione che trovo una tecnica ricca di sfumature, ma non sono un pittore, non mi sento obbligato a descrivere unicamente con le immagini quello che voglio trasmettere. Ho la capacità di collaborare con persone con altri talenti per creare le mie opere e mi diverto a utilizzare l'animazione sfruttandone gli aspetti positivi. Nel caso di Pom Poko volevo che gli animali presenti nel film ci aiutassero a comprendere la tradizione e la cultura giapponese.

La caratteristica principale degli animali tipicamente giapponesi presenti nel film, i tanuki, è la capacità di cambiare forma. La metamorfosi è qualcosa di incredibile, qualcosa che descrive perfettamente la natura dell'animazione.

Isao Takahata: E' proprio così. Il fatto che i tanuki siano capaci di trasformarsi in altro è qualcosa di talmente ovvio che non ritenevo necessario realizzarne un film. E' stata l'attenzione al passato e alla tradizione che ci ha spinto a parlare di loro.

Questi animaletti, seppur a fin di bene, diventano dei veri e propri ecoterroristi. Arrivano a uccidere gli uomini per salvare la natura. Come mai questa scelta estrema?

Isao Takahata: Se guardate il film fino alla fine capirete che i tanuki uccidono si gli uomini, ma senza rendersene realmente conto. Il loro intento è preservare la natura.

Negli ultimi anni alcune pellicole d'animazione giapponese sono state inserite nei programmi dei principali festival del cinema, sia fuori concorso che in competizione. Come spiega questa rivoluzione?

Isao Takahata: Credo che la prima volta che un film d'animazione abbia ottenuto a livello mondiale sia stato nel 2002 a Berlino, quando La città incantata del mio collega Hayao Miyazaki ha ottenuto l'Orso d'Oro. Non sta, però, a me dire che cosa penso di questa tendenza. Non ho un'opionione personale al riguardo, però vorrei ringraziare il Festival di Locarno per questa consacrazione che per noi è estremamente importante. Il disegno animato è una tradizione antichissima in Giappone, risale addirittura al XII° secolo. E' bello sapere che ora sono in molti ad apprezzare e condivivere questa forma d'arte.

Pom Poko ripropone un tema molto caro all'animazione giapponese, quello delle storie di fantasmi, entità presenti anche nel suo Una tomba per le lucciole.

Isao Takahata: Nella cultura giapponese il senso della morte è diverso da quello occidentale, non sussiste il concetto di giudizio universale. Quando si muore si resta quarantasette giorni sulla Terra prima di passare nell'aldilà, poi si attraversa un fiume, come nella mitologia greca. Però si resta sempre presenti nel mondo. I morti ci osservano, qualunque sia la forma da loro assunta nell'aldilà. La tradizione di venerare gli avi ci permette di trovare il nostro posto nel mondo, di essere rispettosi verso noi stessi, verso la nostra famiglia, verso il prossimo.

Da decenni i manga hanno molto successo in tutto il mondo, anche in culture profondamente diverse da quella giapponese. Quali sono gli elementi che rendono universale questa forma d'arte?
Isao Takahata: Non saprei come rispondere, penso che questo successo derivi dal fatto che tutti noi facciamo parte del genere umano.

I tanuki protagonisti di Pom Poko attraversano tre diverse fasi, una prima fase in cui camminano a quattro zampe, una seconda in cui si ergono su due combanando danni a volontà, e una terza fase delineata da un'animazione più lineare. Perché questa evoluzione?

Isao Takahata I tanuki in Giappone sono associati a un'idea di comicità, non solo all'animale vero e proprio. Ma in realtà se pensiamo all'animale originario (un incrocio tra un procione e un cane) vediamo che si tratta di una specie di tasso, un animale selvatico che spesso muore schiacciato dalle macchine, proprio come si vede nei film. E' un animale che spesso muore a causa dell'industralizzazione, ma è anche molto coriaceo, non è a rischio di estinzione. Per queste ragioni nel mio film diventa una sorta di portavoce della natura.