L'assalto: Diego Abatantuono e Ricky Tognazzi raccontano la fiction

Ricky Tognazzi e il cast del TV movie sull'ndràngheta al Nord, L'assalto, ci parlano della nuova produzione di Rai fiction in onda il 3 febbraio su Rai 1.

L'assalto del titolo di questo TV Movie prodotto da Rai Fiction - in onda il 3 febbraio sulla rete ammiraglia - è quello subito dal solerte imprenditore edile milanese da parte della'ndràngheta. La famiglia calabrese dei Crea, da più di tre decenni stanziati al Nord, prende di mira Giancarlo Ferraris, uomo che ha costruito la sua fortuna senza scendere a compromessi, ma stretto nella morsa dei crediti non pagati e delle tasse ad accettarne l'aiuto.
L'assalto è diretto da Ricky Tognazzi e interpretato da Diego Abatantuono nei panni del protagonista, da Ninni Bruschetta in quelli del suo leale capo cantiere Franco, da Camilla Semino Favro in quelli della figlia di Ferraris appena laureata Federica, mentre da Paolo Mazzarelli è l'ambiguo Giovanni de Luca; tutti, cast e troupe, votati alla medesima causa, gettare luce su una realtà terrificante. Nel corso della conferenza stampa tenutasi a Roma Tinny Andreatta, responsabile delle fiction Rai, ha spiegato: "Rai fiction voleva fortemente trattare il tema dell'infiltrazione dell'andrangheta al Nord; il nostro protagonista è un imprenditore della provincia milanese che ha raggiunto il successo onestamente ma cade nella trappola di un'organizzazione malavitosa. È una storia di denuncia che si rifà alla tradizione del cinema civile".

Una breve introduzione?
 Laurentina Guidotti, produttrice (Iter Film): L'assalto segue il protagonista mentre scivola in questa spirale soffocante che lo porta sempre più giù. È un uomo costretto, a un certo punto, a fare i conti con la propria coscienza. Siamo soddisfatti che a interpretarlo sia Diego Abatantuono, che torna alla fiction Rai dopo vent'anni per dar vita al personaggio di un uomo perbene che cerca di nascondere dietro l'ironia la consapevolezza di una situazione sempre più drammatica, un uomo che, grazie allo sguardo puro della figlia e alla sua forza, riesce a trovare il coraggio di lottare per riprendersi la sua dignità. Come hanno fatto le altre vittime della criminalità organizzata che si sono ribellate nella realtà prima di lui.


Perché ha voluto fare questo film? Ricky Tognazzi: La 'ndràngheta migrata al Nord ha trovato terreno fertile a Milano e dintorni, zone schiacciate dalla crisi economica. Volevo indagare la psicologia di tanti imprenditori come Ferraris che si possono considerare self made man, peri i quali l'azienda è parte integrante di loro stessi. Ammettere il fallimento è devastante, specialmente sotto il peso della responsabilità verso il benessere dei dipendenti. Ne abbiamo interpellati e intervistati tanti come lui e proprio loro ci hanno parlato di questa sensazione di onta e di come siano stati i figli a dar loro la forza per ribellarsi. Nel caso del nostro protagonista è sua figlia Federica a scuoterlo: lei, che scopre di essere stata tradita dagli uomini della sua vita - il padre che ha ceduto alla mafia e il giovane che ama, anch'egli mafioso.

Cosa ti ha attratto del ruolo di Federica?
 Camilla Semino Favro: La cosa più interessante è stata scoprire la funzione dei vari personaggi: il mio è essenziale per la scelta di denuncia del padre. Mi auguro che la presa di posizione decisa di Federica ispiri altri nella realtà a non restare a guardare. Mi sono sentita molto responsabilizzata da questo ruolo.

Giovanni, il tuo personaggio è un vero cattivo?
 Paolo Mazzarelli: Sì, il mio personaggio è un cattivo, ma secondo me ama veramente Federica, o forse si illude di amarla perché la identifica con un tipo di vita diverso, lontano da quello di nipote del mafioso, che gli pesa. Diciamo che è schizofrenico, conduce due esistenze diverse, cerca di nascondere alla ragazza la verità, si mostra colto, laureato e a modo, ed è così - come la nuova generazione di mafiosi - ma è anche un criminale a cui infastidisce l'autorità dello zio.

Quanto l'ha sorpresa l'uomo Ferraris?
 Diego Abatantuono: È un uomo che non ha mai fatto debiti e ha sempre aiutato gli altri, ma è stato costretto a cedere alla criminalità organizzata a causa della situazione economica disastrosa. Colpa dei creditori che non pagano. Il suo caso però è anche ambiguo, perché si persuade di poterla fare franca: sa che gli altri imprenditori sono stati annientati, ma lui crede di potere trarre benefici e addirittura guadagni dal patto con Crea. All'inizio lo vediamo fare finta di non accorgersi di quanto gli sta accadendo, del fatto che il favore ricevuto dal giovane imprenditore è il primo passo di un tranello. Capisce subito che qualcosa non va ma fa buon viso a cattivo gioco. Finirà intrappolato e alla fine sarà così coraggioso da ribellarsi ma non è obbligatorio esserlo, tanto più che non sappiamo quale futuro è in attesa. Bisognerebbe fare un seguito che riveli il destino di quest'uomo perché un cosa è da sottolineare: scegli di denunciare il ricatto ma non sai se il Governo ti appoggerà o ti proteggerà. Il finale di L'assalto è positivo ma aperto perché non sappiamo che destino attende Ferraris.