Recensione Saw III - L'enigma senza fine (2006)

Saw 3 conferma che la saga sembra far tesoro della "morale" incarnata dal suo villain: la sopravvivenza dipende da quando in profondità si è pronti a scavare in sé stessi, (ri)conoscersi ed a rinnovarsi partendo dal proprio passato.

L'Araba Fenice dell'horror

Quella di Saw - L'enigmista si sta dimostrando una delle saghe horror più interessanti degli ultimi anni, per la sua capacità di rinnovarsi tornando su sé stessa, cannibalizzandosi ma metabolizzando gli elementi del passato in modo da riproporli in forma nuova ed efficace. Una ciclicità aperta e autorigenerante.
Saw 3 parte laddove il secondo capitolo si era concluso e continua a fare affidamento sulla struttura di prove e ricompense dai decisi connotati videoludici che rappresentava la maggiore innovazione di quell'episodio, ma nelle sue dinamiche di svolgimento e nei temi torna a fare un forte riferimento a quanto abbiamo visto nel film che ha dato il via al tutto.
Da un lato quindi una nuova riduzione nel numero dei personaggi coinvolti, legati tra loro da un filo che rimane invisibile fino alle battute conclusive, dall'altro il ritorno ad una preponderanza oggettiva degli incastri e delle sovrapposizioni psicologiche che vedono in Jigsaw un deus-ex-machina di diabolica e matematica precisione.

Pur caratterizzato quindi da momenti di forte radicalità visiva (si vedano a questo proposito alcune delle scene iniziali che vedono protagonista l'Eric Matthews protagonista di di Saw 2 - La soluzione dell'enigma, o alcune delle nuove torture ideate da Jigsaw), Saw 3 ha i suoi di maggiore violenza nelle scene dove diviene più evidente il controllo perverso che l'Enigmista riesce ad esercitare sulla mente delle sue vittime e dei suoi alleati, proprio come accadeva nel primo capitolo; ma questa volta Jigsaw si mette (letteralmente) in gioco all'interno del film in un modo che non ha precedenti nella saga, rendendo al tempo stesso assai più complesso il rapporto che lega lui stesso e la narrazione allo spettatore. E, viceversa, lo spettatore a lui ed al film tutto.

Saw 3 conferma quindi che la saga sembra far tesoro della "morale" incarnata dal suo villain: la sopravvivenza dipende da quando in profondità si è pronti a scavare in sé stessi, a (ri)conoscersi ed a rinnovarsi partendo dal proprio passato. Il quarto film della serie è già in cantiere: per quanto il finale di Saw 3 appaia relativamente chiuso ad ulteriori sviluppi, se si continuerà a battere la stessa strada è assai possibile che ci si troverà di fronte ad una nuova sorpresa. Piacevole, ma sempre ricca di orrorifiche sgradevolezze.