L'amore giovane sboccia questa volta tra le panche di una palestra. Stefania ha 27 anni, è laureata e lavora in un call center; Stefano ne ha 15, va ancora a scuola e gioca a baseball. I due si incontrano per caso in una palestra e tra loro scoppia improvviso l'amore, nonostante la notevole differenza d'età. C'è speranza per il loro rapporto? Riusciranno a non farsi influenzare dal giudizio degli altri? Tratto dall'omonimo romanzo di Alessandra Montrucchio, in ristampa con Marsilio, Cardiofitness è la nuova commedia sentimentale rivolta a un pubblico più o meno giovane con protagonisti Nicoletta Romanoff e l'esordiente Federico Costantini. Alla regia un altro debuttante, Fabio Tagliavia, che tenta di dare brio ad una commedia scanzonata che maneggia con pudore un argomento delicato. Alla conferenza stampa di presentazione del film sono presenti, oltre al regista e alla giovane coppia di attori, anche Daniele De Angelis e Giulia Bevilacqua, interpreti dei migliori amici dei due protagonisti, e l'autrice del libro da cui è tratto il film, distribuito in 150 copie dalla 01.
Fabio Tagliavia, cosa l'ha affascinata tanto del libro da portarla a farne un film?
Fabio Tagliavia: Ho letto il libro quando è uscito e mi sono innamorato subito della storia. Allora facevo ancora l'autista nella produzione di un film e pensavo che se mai avessi dovuto esordire al cinema mi sarebbe piaciuto fare un film tratto dal romanzo di Alessandra Montrucchio. La cosa che più mi ha colpito del libro è questo disequilibrio al contrario rispetto alla norma sociale, perché di solito è più facile vedere un uomo adulto con una molto più giovane, e soprattutto il modo in cui i personaggi affrontano la paura di sentirsi diversi, il loro bisogno di affermare la propria differenza rispetto agli altri.
A chi si dirige Cardiofitness?
Fabio Tagliavia: Non ho pensato ad un target specifico nella lavorazione del film. Ho cercato di fare una commedia romantica che parlasse sia agli adolescenti che a mia nonna e considero Cardiofitness un incontro tra Baci rubati e Grease.
Cosa pensate della differenza di età così ampia tra i due protagonisti?
Nicoletta Romanoff: Credo che oggi sulla questione ci sia ancora una grande barriera e, da madre, dico anche giustamente. In questo scarto di età si hanno vite molto differenti. Stefania, il mio personaggio, ha un modo di vivere molto infantile, mentre Stefano vive la sua età in maniera più matura e silenziosa. Paradossalmente, l'equilibrio viene proprio dal disequilibrio di età: lei ha ventisette anni ma è una bimba, lui ne ha quindici ma è già un uomo. Trovo molto bella questa storia perché è credibile, lieve e mai volgare.
Federico Costantini: Ammetto che una storia del genere non l'ho mai sentita, anche perché se ci si ferma un attimo a riflettere ci si rende conto che una di trent'anni può essere madre di uno di quindici. In giro si vedono spesso ragazzi giovani con donne quarantenni, ma è molto difficile che i ragazzi siano minorenni. Ammiro i personaggi del film perché hanno la forza di andare controcorrente e di affrontare questa differenza.
Giulia Bevilacqua: Non sono propensa a pensare che sia possibile una storia tra una trentenne e un ragazzo di 15 anni. Nel film il mio personaggio sta sempre male perché in fondo è l'unica che cerca di far capire all'amica che il suo sentimento verso un ragazzo così giovane non è sano.
Fabio Tagliavia: In realtà non penso che sia tanto insolita una situazione simile. Questa storia può servire da cartina tornasole per capire quanta strada c'è ancora da fare per una parità effettiva tra uomo e donna, per arrivare ad un'emancipazione femminile. Il discorso sulla differenza di età però va ad inserirsi all'interno di una commedia romantica e perciò non volevamo affrontare l'argomento in profondità.
Daniele De Angelis: Penso che bisognerebbe partire dall'origine e capire cos'è l'amore. Forse solo così si potrebbe giustificare un rapporto tra una trentenne e un quindicenne. Se i ruoli fossero invertiti si susciterebbe di sicuro più sgomento, perché nessuno accetterebbe l'idea di un uomo che sta con una minorenne, sarebbe subito considerato violenza sessuale. Non credo poi che siano così improbabili storie del genere. Sui giornali scandalistici ne leggiamo tutti i giorni, basta pensare a Valeria Golino e Riccardo Scamarcio. Penso che se ci sia amore si possa sempre giustificare tutto.
Alessandra Montrucchio: Quando ho cominciato a scrivere il libro mi sono affidata ad un consulente legale che mi ha spiegato che il rapporto con un ragazzo o una ragazza sopra i quattordici anni non è considerato violenza sessuale purché questi sia consenziente e purché la persona maggiorenne non sia qualcuno che possa avere influenza sulla crescita, come un tutore o un insegnante. Col mio romanzo volevo anche riflettere su come a quell'età si è pronti ad entrare nel mondo del lavoro, ma non a vivere un rapporto con un'altro persona.
Alessandra Montrucchio, quanto c'è di autobiografico in questa storia?
Alessandra Montrucchio: Quando ho scritto il libro era il '95 e avevo perciò 24 anni. Di autobiografico, essenzialmente, c'è solo l'ambiente, la palestra, uno dei pochi luoghi dove è possibile questo continuo mescolarsi tra gente diversa per età, sesso e classe sociale. Inoltre, anch'io avevo un gruppo di amiche come quello che descrivo nel mio libro e in fondo è da lì che è partito tutto.
Nicoletta Romanoff, ha provato imbarazzo a calarsi nel suo personaggio?
Nicoletta Romanoff: L'imbarazzo non nasce certo dalla differenza d'età. Facendo questo mestiere teoricamente non ci dovrebbe essere alcun imbarazzo, ma personalmente credo che non sia così. Le difficoltà nascono dalla mia timidezza e dal fatto che alcune scene, come quelle di sesso, mi danno dei problemi. Penso però che la scena in cui il ragazzo di quindici anni fa l'amore per la prima volta sia trattata in maniera molto delicata, senza nessun voyeurismo. Mi è piaciuto il personaggio che interpreto anche se non abbiamo molto in comune, a parte forse il fatto di essere entrambe un po' goffe. Per il resto piacerebbe anche a me essere sempre con la testa tra le nuvole, essere spensierata come Stefania. In una situazione come la sua io mi sarei frustata e ci avrei pensato centomila volte prima di buttarmi tra le braccia di un quindicenne.
Cosa pensa del successo al botteghino di queste commedie giovanilistiche?
Nicoletta Romanoff: Sono molto felice che escano film per i giovani perché finalmente i giovani hanno riscoperto il gusto di andare al cinema, il piacere di sedersi nella poltrona di una sala e godersi il film sul grande schermo. Se i ragazzi vanno tanto al cinema è giusto allora fare tanti film per loro.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Fabio Tagliavia: Attualmente sto lavorando a una serie televisiva, RIS 4, che è qualcosa di completamente diverso da una commedia romantica, ma mi sto divertendo davvero molto a girarla.
Nicoletta Romanoff: Da qualche mese sto scrivendo una sceneggiatura che mi auguro possa diventare un film prima o poi. Ho sentito l'esigenza da giovane donna e madre di raccontare una storia al femminile che parlasse dei problemi delle donne di oggi.