Recensione Chiedi alla polvere (2006)

Un film visivamente bello , con due protagonisti belli, e una bella storia d'amore. Ma Arturo Bandini non abita qui.

L'amore e la polvere

Con quanta poesia taluni narratori e cineasti americani riescono a raccontare il cuore più nero del loro paese, l'enorme meltin' pot losangelino. Con John Fante e il suo romanzo Chiedi alla polvere andiamo a scoprire le origini del fenomento Los Angeles: i conflitti razziali, le promesse disilluse della Promised Land californiana durante la depressione, il tragico convergere di troppe tensioni, simboleggiato dalla scossa sismica che colpisce Long Beach - il cuore nero ed esplosivo sempre pronto a ferire la città di illusioni e magie che lo sovrasta, in attesa del devastante Big One.

Chiedi alla polvere, vibrante, struggente, ironico e disperato è tra i più grandi - forse il più grande - tra i romanzi che raccontano la città degli angeli. Inutile dire che l'impresa che si è proposto Robert Towne - noto per la bellissima sceneggiatura del capolavoro di Polanski Chinatown, recentemente inserita al terzo posto nella lista dei 101 migliori script di sempre dal Writers Guild of America, dietro soltanto a Casablanca e a Il padrino - non era delle più semplici. Per il lettore di Chiedi alla polvere è inconcepibile un adattamento filmico di quall'atmosfera unica e densa che è l'anima di Arturo Bandini/ John Fante riversata in prosa; e infatti è un'altra strada quella battuta da Towne. Lo sceneggiatore e regista decide di focalizzare l'attenzione soltanto su uno degli aspetti del romanzo di Fante, la storia d'amore di Bandini con la bella cameriera messicana Camilla Lopez, e, grazie a questa scelta, riesce almeno parzialmente a vincere la sfida.
Se infatti il personaggio di Camilla prende efficacemente corpo nel film - e il corpo è quello non indifferente di una Salma Hayek piuttosto brava - è proprio il personaggio di Bandini che viene ridimensionato nel lavoro di Towne. Il giovanissimo aspirante scrittore di Fante è un personaggio di una vividezza straordinaria: l'ambizione, la creatività, il desiderio sessuale, la frustrazione, la rabbia, la fame di vita e la fame vera e propria sono solo alcune tra le sfaccettature di una creazione artistica più vera del vero.
L'Arturo Bandini di Robert Towne e Colin Farrell è un personaggio come tanti, semplicemente un giovane che s'innamora della donna sbagliata, a fronte di una delle più potenti creazioni della narrativa americana.

Ne consegue che questa trasposizione ha ben poco della grandezza dell'originale letterario, pur essendo apprezzabile in sé. Tra Farrell e la Hayek c'è un'ottima chimica che rende credibile la love story a cui di fatto il film si ferma, trascurando gli altri temi del romanzo. Fa la sua parte la fotografia di Caleb Deschanel, caldissima e assolata, che colora di deserto la ricostruzione - anch'essa riuscita - di questa Los Angeles anni '30.
Un film visivamente bello quindi, con due protagonisti belli, e una bella storia d'amore. Ma Arturo Bandini non abita qui.

Movieplayer.it

3.0/5