Kevin McKidd ci racconta il suo dottor Hunt di Grey's Anatomy

Abbiamo incontrato l'attore scozzese in occasione del Roma Fiction Fest 2010, dove ha presentato il finale di stagione di Grey's Anatomy, la serie ABC in cui interpreta il dottor Owen Hunt, approfondendo i momenti più emozionanti e divertenti di questa esperienza e ricordando il passato sul set di Trainspotting.

E' uno degli ultimi arrivi nel ricco cast di Grey's Anatomy, ma Kevin McKidd non è certo l'ultimo arrivato: basta guardare la sua filmografia per notare quanto variegata e stimolante sia stata la sua carriera fin qui. Scozzese di nascita, è proprio dal Regno Unito che l'attore ha mosso i primi passi nella recitazione, dal set di quel fenomeno che è stato il Trainspotting di Danny Boyle, apparendo negli anni a seguire in produzioni sia televisive che cinematografiche, sia inglesi che americane, trovando anche il tempo di prestare la voce ad alcuni videogiochi degli ultimi anni come Grand Theft Auto: Vice City e Call of Duty: Modern Warfare 2, nel quale ha interpretato il capitano "Soap" MacTavish.
Da Le crociate di Ridley Scott ed Hannibal Lecter - Le origini del male, fino al recente ruolo di Poseidone in Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il ladro di fulmini, passando per l'esordio alla regia di Neil Marshall, l'horror Dog Soldiers, non sono poche le sue apparizioni sul grande schermo, mentre in TV, prima di diventare nel 2008 il dottor Owen Hunt di Grey's Anatomy, ha avuto il ruolo di Lucio Voreno in Roma e quello da protagonista nella sfortunata serie Journeyman, sconfitta dagli ascolti e parzialmente dallo sciopero degli sceneggiatori.
Nel nostro incontro abbiamo ricordato l'esperienza con Boyle per Trainspotting, le difficoltà degli inizi e la sua passione per la musica, ma non potevamo non approfondire l'esperienza sul set ospedaliero del Seattle Grace, dai momenti più emozionanti a quelli più divertenti, con uno sguardo al futuro del suo personaggio.

Come evolverà la relazione tra Owen e Christina? Kevin McKidd: In realtà non lo so, gli autori non ci dicono niente, quindi posso solo provare ad immaginare. Si tratta di una coppia molto strana e penso che continueranno a mettersi alla prova a vicenda, stuzzicando i limiti l'uno dell'altra, ma anche diventano più onesti tra loro. Non vedo l'ora di sapere cosa verrà dopo e spero che i due arriveranno a capirsi più a fondo.

Lei è arrivato in Grey's Anatomy nella quinta stagione, inserendosi in un gruppo di lavoro e di personaggi ben affiatato. Come è stato, sia per lei che per il suo personaggio, entrare a far parte di questa famiglia? Kevin McKidd: Secondo me il personaggio era scritto molto bene, era già tutto su carta, e questo rende la vita più semplice anche al regista. Quindi non ho dovuto far altro che interpretare le mie scene. Avevo un po' di nervosismo, perchè è una serie che già andava avanti da tanto tempo e avevo la preoccupazione di dovermi integrare, così mi sono limitato ad essere me stesso, senza forzare le dinamiche di gruppo preesistenti, che in questi casi vanno rispettate. Tutti sono stati gentilissimi con me, penso di essere fortunato ad aver trovato un ambiente di lavoro del genere, perchè tutti hanno accettato il nuovo personaggio e tutto il cast ha accettato me come attore.

Qual è il momento più emozionante che ha girato in Grey's Anatomy? Kevin McKidd: C'è una scena in un episodio della quinta stagione in cui rivivo un intervento chirurgico mentre faccio la doccia da ubriaco. Mentre sono lì, arriva Christina ed ascolta il mio racconto di come ho salvato la vita a questo soldato che era stato colpito da un'esplosione e come lui mi ha scritto una lettera per ringraziarmi dopo qualche mese e poi si è tolto la vita a causa dei traumi subiti (ndr: episodio 5x12 Compassione per il diavolo). E' una scena che mi ha colpito molto, che mostra da dove viene il mio personaggio. C'è poi una scena nella stagione sei in cui cerco di salvare la vita del mio miglior amico, che sta soffrendo molto e perdendo molto sangue, ed io sono l'unica cosa che sta tra lui ed il sollievo della morte, e lui sta soffrendo così tanto che mi prega di lasciarlo andare. Quando l'amico muore, il mio personaggio si sente responsabile anche se è stato lui a chiedergli di lasciarlo morire. Credo che siano questi i due momenti più emozionanti.

Ci racconta qualche curiosità riguardo la vita sul set e l'atmosfera tra voi attori della serie? Kevin McKidd: Capita sempre qualcosa di divertente o stupido sul set, ci facciamo molti scherzi. Ricordo un aneddoto simpatico che si ricollega a CSI Miami ed al tormentone degli occhiali di David Caruso. Stavamo girando il finale con Rob Corn, che ama molto gli scherzi: lui ha trovato per ognuno dei personaggi una inquadratura in cui poter recitare l'ultima battuta e poi togliere gli occhiali prima di uscire di scena. Poi abbiamo messo insieme tutte queste scene per realizzare un simpatico dietro le quinte solo per noi. Facciamo molte cose del genere.

Il suo personaggio non ha ancora un soprannome con il prefisso Mc? Kevin McKidd: No, non che io sappia. A voi risulta?

Lei ha lavorato sia a serie di un network che a produzioni di una tv via cavo, come Roma. In cosa è diverso il lavoro tra i due settori? Kevin McKidd: Per esempio in Roma avevamo molto più tempo per girare un episodio. Quando si lavora per una televisione via cavo, si hanno quindici giorni per girare un episodio, mentre in ambiene network solo otto giorni, quindi è tutto molto più rapido, devi essere sempre sulla corda, è tutto più intenso, ma allo stesso tempo è piacevole non avere tempi morti in attesa che si prepari la scena, essere sempre pronti. Quanto al lavoro in sè, non trovo grandi differenze tra teatro, film o una serie: per me che faccio l'attore il processo creativo è lo stesso.

E' difficile imparare il gergo medico? Kevin McKidd: Questa è la parte più difficile! Imparare tutti quei termini tecnici, per fortuna però il mio personaggio non ha molti dialoghi di questo genere. Invece c'è Chyler Leigh, poverina, che ha sempre batutte piene di queste cose pazzesche e l'unico modo per recitarle è impararle a memoria come se fosse un ritornello, un indovinello, perchè per noi non hanno nessun senso, è come dover imparare le tabelline.

Lei ha lavorato in Inghilterra, poi è stato due anni in Italia per girare Roma ed ora è a Los Angeles. Crea problemi a lei e la sua famiglia questo continuo spostarsi? Kevin McKidd: Si, di certo non è un lavoro semplice da questo punto di vista, perchè si è sempre in movimento. Infatti la cosa migliore con Grey's Anatomy è che per la prima volta ho una casa alla quale tornare, anche se si trova a Los Angeles. La sera torno a casa dai miei figli e questo dura per dieci mesi l'anno e il fatto di essermi trasferito a Los Angeles mi ha dato molto più tempo con la mia famiglia di quanto abbia mai avuto. E' una benedizione, una cosa per la quale sono molto grato.

Ha mai pensato di diventare medico? Kevin McKidd: A dire il vero tanti anni fa avevo una fidanzata che stava studiando per diventare infermiera e lei in pratica puntava a sposare un dottore, quindi ha cercato di farmi abbandonare la mia carriera di attore e di farmi iscrivere a medicina. Ci ho anche provato, ma appena ho cominciato a studiare ho capito che era un'idea davvero stupida. Quindi, sì, ci ho provato una volta... a causa di una ragazza!

Ci racconta qualcosa dell'esperienza con Danny Boyle sul set di Trainspotting? Kevin McKidd: E' stata un'esperienza fantastica! Danny Boyle ha quest'energia incredibile che riesce a contagiarti e a rimetterti in piedi, pronto a lavorare ancora. Ha una passione travolgente per il cinema che ti penetra sotto pelle. E' stato molto divertente per me, perchè era il mio primo film ed ero molto inesperto; non sapevo niente di come ci si muove su un set, di come si sta davanti alla camera, di stare sul segno, imparare i vari tipi di obiettivi e Danny mi ha aiutato a costruire e migliorare le mie qualità come attore. Tutti noi sentivamo che c'era qualcosa di speciale su quel set; c'è come una specie di alchimia che si crea quando stai girando un bel film o una bella serie tv e se questa formula si potesse brevettare tutti farebbero degli show fantastici, ma non è così. A volte la senti subito, altre volte è traballante... Danny ha questa capacità innata di creare questa alchimia, ci riesce molto spesso, e nel caso di Trainspotting sentivamo che stavamo facendo qualcosa di speciale.

Lei non era presente al momento delle foto per il poster di Trainspotting. Rimpiange l'aver mancato questa opportunità? Kevin McKidd: Di solito non rimpiango niente del mio lavoro passato, anche nei casi in cui ho rifiutato una parte in film che sono diventati dei successi. Penso che se cominci a rimpiangere qualcosa, diventi matto. Ai tempi di Trainspotting, sapevo di non essere pronto e anche se il film è diventato un successo, io ero un ragazzo di vent'anni immaturo. Sapevo che avevo bisogno di imparare ancora molto sia di me stesso che della professione. Forse se avessi inseguito il sogno hollywoodiano, mi sarei bruciato, quindi sono contento che la mia carriera abbia avuto un avvio più lento.

E' vero che dopo Trainspotting lei ha lavorato come barista? Kevin McKidd: Sì, è assolutamente vero. Ho fatto anche l'operaio ed altri lavoretti all'inizio della mia carriera. Perchè ero soltanto un altro giovane attore, come ce ne sono tanti in giro; avevo avuto un paio d'anni fortunati, ma sapevo che le cose non sarebbero state facili. La gente fa fatica a crederci, pensa che essendo stato in Trainspotting la mia carriera era ormai lanciata, ma non è così semplice, c'è bisogno di molta fortuna.

Se non fosse diventato un attore, che cosa avrebbe voluto fare? Kevin McKidd: Un musicista, sicuramente. Cantante e chirarrista. Da ragazzo ero in una band chiamata Plan 9, come omaggio al film di Ed Wood, e devo dire che non eravamo affatto male per essere dei sedicenni. La musica è sicuramente la mia grande passione, quindi avrei voluto lavorare in quel settore.