In occasione della retrospettiva dei suoi titoli più celebri, da Terra e liberà a Il vento che accarezza l'erba passando per Il mio amico Eric e Io, Daniel Blake, la piattaforma MioCinema ci regala un incontro virtuale con Ken Loach. Il regista inglese, chiuso nella sua casa da mesi per via dell'emergenza sanitaria, mette da parte il disagio nei confronti della tecnologia concedendosi al pubblico nell'incontro moderato dal direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli. Per Loach è l'occasione per confessare la nostalgia per l'Italia, meta frequente delle sue visite cinematografiche.
Come sottolinea Farinelli, il cinema di Ken Loach parla al nostro mondo come pochi cineasti. I suoi film raccontano i problemi del quotidiano, affrontano temi come le conseguenze del capitalismo, la perdita della dignità, danno la parola a chi non ce l'ha. Ken Loach parla di un mondo che conosce e sente a lui vicino in opere indimenticabili che gli hanno fruttato numerosi riconoscimenti, ma il regista ci tiene subito a chiarire che il merito di tale risultato non è solo suo: "Lavoro con uno sceneggiatore, che è Paul Laverty, e con altri collaboratori. Non sono mai io, siamo sempre un noi. Tutto quello che facciamo lo facciamo insieme, siamo un team e per questo sono fortunato".
La poetica buffa e triste della classe operaia
Fin dagli esordi, Ken Loach si è fatto cantore della working class inglese con le sue lotte, i suoi problemi, le sue sconfitte. "Sono sempre stato attratto dalle storie del quotidiano della classe operaia" ammette il regista. "I problemi legati all'avere una casa, mettere cibo in tavola, educare i figli, pensare a come evitare di diventare poveri, riguardano la maggior parte delle persone. Posseggono una maggior potenza drammaturgica, rendono il film più interessante. La borghesia non affronta questo tipo di problemi, si tratta di persone viziate dal denaro che non devono lottare per sbarcare il lunario, sono meno interessanti". Nel pessimo generale, Ken Loach continua ad riporre la sua fiducia nella working class: "Se mai ci sarà un cambiamento arriverà dal basso, dalla classe operaia, non da coloro che hanno il potere e se lo tengono stretto".
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Pur non avendo mai perso di vista i drammi della lotta quotidiana dei ceti umili, Ken Loach ha confezionato anche film molto divertenti, densi di humor British. Il merito spetta, ancora una volta, alla working class visto che "le battute degli operai sono più divertenti. La vita è così, a volte triste, altre volte allegra. C'è sempre qualcuno di cui farsi beffe, i colleghi di lavoro, agli amici, è così che si superano le diversità. Il punto fondamentale è che le persone di cui io parlo sono in prima linea della lotta di classe, è gente che lavora tanto per far guadagnare quelli più in alto di loro. Il lato buffo dei film proviene dalla commedia umana e dal conflitto tra chi lavora per avere una paga decente e conservare la dignità e chi ha in mano il potere".
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I segreti del cinema di Ken Loach
L'analisi lucida di Ken Loach sui mali del capitalismo, che percorre tutta la sua opera, si è sempre accompagnata a uno sguardo lucido sul presente. Il suo ultimo lavoro, Sorry We Missed You, punta il dito contro la situazione dei driver, i nuovi schiavi al servizio delle multinazionali, ma la sua critica si applica allo stesso mondo del cinema: "Il lavoro è cambiato, il posto fisso che ti dava sicurezza stravolto, soprattutto per coloro che già lavoravano per stipendi bassi. La precarizzazione ha colpito soprattutto i ceti bassi. Le persone, oggi, lavorano per pochi soldi e senza alcuna garanzia. Anche i produttori cinematografici sono imprenditori e grandi società, sono più interessati a celebrare ricchezza e individualismo. Attirano il pubblico con scene violente, storie che non hanno a che vedere col quotidiano. Non gli interessa raccontare la storia di chi pulisce l'ufficio o gli porta i pacchi a casa, celebrano la loro vita e vorrebbero che tutti i registi facessero la stessa cosa".
Ma qual è il segreto di un regista che, negli anni, è rimasto sempre coerente con se stesso dedicandosi a una forma di cinema puro, militante, caratterizzato da una regia invisibile e capace di mette al centro l'individuo? Quando si tratta di svelare qualche piccolo segreto sul suo stile, Ken Loach non si tira indietro e spiega: "L'industria ha creato ostacoli al lavoro dell'attore. Sul set gli attori devono trovare la luce, devono seguire dei segnali sul pavimento, si devono muovere in un certo modo, ma tutto questo è inutile nel caso di film realistici. Il mio lavoro è far vivere la storia, il pubblico deve credere ai personaggi. Là fuori è pieno di talenti, ne vediamo molti. A volte non trovi l'interprete perfetto, ma la scrittura di Paul Laverty è generosa e dà molto spazio agli attori per far vivere il personaggio. In più la scelta di girare sempre in sequenza aiuta molto gli interpreti a entrare nella storia, li mette a proprio agio. Ma il film ti deve anche sorprendere, per questo motivo non raccontiamo agli attori tutto ciò che accadrà. Lo scopriranno durante le riprese".
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Il futuro del cinema... e di Ken Loach
Da quanto racconta Ken Loach, il suo set viene governato secondo gli stessi principi in cui il regista ha sempre creduto. Come spiega lui stesso: "Non c'è spazio per le primedonne, sul set trattiamo tutti allo stesso modo, gli diamo fiducia. Se un attore sbaglia non c'è problema, non li carico di responsabilità. In più la tecnologia non è visibile agli attori, loro hanno spazio per muoversi, non hanno mai la macchina da presa in faccia. Non ci sono monitor, pochissime persone nella stanza per creare un ambiente intimo, protetto. E la macchina da presa è in un angolo nascosta".
Se questi accorgimenti, finora, hanno funzionato benissimo permettendo al regista di entrare nel cuore del pubblico conquistando premi su premi il futuro post-emergenza sanitaria è un grande punto interrogativo, ma Loach si sbilancia in una previsione che farà la gioia dei cinefili: "La tradizione del cinema non morirà grazie ai veri appassionati. Le piccole sale e il cinema indipendente sopravvivranno come il cinema è sopravvissuto alla televisione. Per i grandi multiplex sarà più dura perché le società che producono i blockbuster stanno vendendo film in streaming, processo che non capisco e non conosco. Andranno in crisi perché la gente si è organizzata a casa coi maxischermi".
Ma quale futuro attende Ken Loach? C'è un nuovo film in arrivo? Il cineasta inglese non sembra troppo ottimista al riguardo e confessa: "Non so se farò un altro film, sono chiuso in casa da un anno. È come per le macchine vecchie: se le tieni in garage non sai se partiranno più. Paul Laverty è giovane e pieno di idee, ma io non so cosa farò".