Con Jurassic World - Il regno distrutto il franchise nato dalla fantasia di Michael Crichton su carta e Steven Spielberg sullo schermo si appresta ad andare in una nuova direzione, adottando una politica non tanto diversa da quella di Star Wars: Gli ultimi Jedi, ossia lasciar morire il passato - nello specifico, Isla Nublar viene definitivamente distrutta in seguito a un'eruzione vulcanica - per muoversi verso un futuro diverso da quanto visto nei film precedenti. Merito sia della sceneggiatura di Colin Trevorrow (regista del primo Jurassic World, confermato anche per il terzo episodio) e Derek Connolly che della regia di Juan Antonio Bayona, il quale rispetta l'iconografia classica del brand e al contempo inserisce il suo tocco personale legato all'horror, in particolare nella seconda parte del lungometraggio. Attento filologo cinematografico, Bayona firma un film riconoscibilmente suo ma anche debitore di un immaginario preesistente, elemento che si fa notare soprattutto tramite alcuni rimandi, visivi e verbali, al passato del franchise e ad altri tasselli della cultura popolare americana. Ecco la nostra panoramica degli Easter Eggs più significativi.
N.B. Questo articolo contiene spoiler.
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1. Omaggio cosmico
All'inizio del film, quando la squadra di Claire Dearing sta cercando sostegno per l'iniziativa di salvaguardia dei dinosauri, la giovane Zia Rodriguez risponde a una battuta sulle sue abilità telefoniche dicendo "Sono un dottore, non una televenditrice." Un rimando affettuoso al mondo di Star Trek, dove Leonard "Bones" McCoy è solito reagire in modo simile ogni volta che gli viene chiesto di fare qualcosa che esula dalle sue competenze specifiche. Il legame con l'universo creato da Gene Roddenberry è presente, in modo più sottile, anche a livello di casting con la presenza di James Cromwell, che in entrambi i franchise ha un ruolo da pioniere: ne Il regno distrutto viene svelato che il suo personaggio lavorò con John Hammond alla tecnica di clonazione dei dinosauri, mentre in Star Trek: Primo Contatto interpretò l'inventore della tecnologia che consentì agli umani di viaggiare nello spazio, dando inizio ai contatti con le razze aliene.
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2. Questioni di dizione
Uno dei dialoghi più simpatici del film è stato leggermente modificato per la versione italiana, per ovvi motivi. Parliamo del momento in cui la giovane Maisie dice di non voler fare il bagno e viene redarguita dalla tata (Geraldine Chaplin, attrice-feticcio di Bayona) sull'uso improprio della lingua. In originale l'oggetto di discussione è più specifico, poiché la bambina, di origine inglese, pronuncia la parola bath all'americana. Un dettaglio simpatico se si pensa al fatto che il nonno di Maisie, anch'egli britannico, ha le fattezze dell'americano Cromwell, mentre due dei cattivi sono americani ma interpretati da attori inglesi, ossia Rafe Spall e Toby Jones. Una "tradizione" che per certi versi si estende fino al primo Jurassic Park, dove il neozelandese Sam Neill interpretava l'americano Alan Grant e l'inglese Richard Attenborough fece uso di un accento scozzese per il ruolo di John Hammond (mentre ne Il mondo perduto: Jurassic park adottò un tono più British).
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3. A volte ritornano
A parte Ian Malcolm e Henry Wu, c'è un solo personaggio - finora - che è apparso in più di due film della saga: il Tyrannosaurus Rex del primo episodio, tornato in azione in Jurassic World e di nuovo in questo capitolo, con un duplice omaggio alle sue azioni nel capostipite: quando Owen sta per essere azzannato da un altro carnivoro su Isla Nublar, il rettile in questione viene attaccato e ucciso dal T-Rex, come i velociraptor alla fine di Jurassic Park, e quando i dinosauri catturati su iniziativa di Eli Mills arrivano alla residenza di Lockwood, il più temibile dei predatori viene accolto con l'offerta "culinaria" di una capra, animale coinvolto anche nella prima, memorabile apparizione del tirannosauro nel primo film.
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4. Look identico, filosofia diversa
Era molto atteso il ritorno di Jeff Goldblum, assente dal franchise da oltre vent'anni, e l'attore non ha deluso nonostante la brevità del suo ruolo, talmente piccolo che l'interprete di Ian Malcolm ha scherzato sul fatto che fosse possibile rimuoverlo del tutto. La sua presenza è altamente simbolica, soprattutto a livello filosofico e visivo, poiché il look di Goldblum omaggia esplicitamente quello di Richard Attenborough, ma con un punto di vista radicalmente diverso: laddove il creatore di Jurassic Park difendeva la salvaguardia degli abitanti del parco (evocando la riserva naturale che in questa sede viene sfruttata per ingannare Claire e Owen), il matematico esperto della teoria del caso è a favore della loro estinzione. Ed è con una punta d'amarezza che lui chiude il film dicendo "Benvenuti a Jurassic World", l'esatto contrario dell'entusiasmo con cui Hammond, ai tempi, esclamò "Benvenuti a Jurassic Park!".
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5. Rimandi al volo
Come abbiamo già detto nei paragrafi precedenti, Il regno distrutto contiene diversi rimandi visivi e tematici agli episodi precedenti, compreso il spesso bistrattato Il mondo perduto. Ma la vera sorpresa è un omaggio, quasi certamente voluto, al film meno apprezzato della saga, quel Jurassic Park III che nel 2001 segnò la fine provvisoria del franchise per oltre un decennio: al termine del film, infatti, vediamo degli pterodattili volare sull'orizzonte, un'immagine che richiama apertamente il finale del terzo capitolo. Viene chiamata in causa anche la sequenza di commiato del secondo capitolo, sempre tramite i volatili: all'epoca l'atterraggio di uno di loro su un ramo d'albero concludeva il discorso sul trionfo della natura, mentre ne Il regno distrutto, nell'inattesa sequenza post-credits (ebbene sì, anche la saga giurassica ha ceduto al trend), i rettili volanti sottolineano la portata estesa della dominazione dei dinosauri atterrando sulla Torre Eiffel situata a Las Vegas.