Ju-On: Origins, la recensione: la serie Netflix che riformula il franchise horror giapponese

La recensione di Ju-On: Origins, la serie Netflix giapponese che riprendere e rielabora la storia che ha dato vita al famoso franchise horror giapponese.

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JU-ON: Origins - una scena della serie Netflix

Non possiamo che cominciare questa recensione di Ju-On: Origins, con una constatazione: per prepararci alla visione della nuova produzione Netflix che rivisita la storia alla base del prolifico franchise Ju-On (The Grudge quando si è spostato oltreoceano) abbiamo dato un'occhiata - come sempre facciamo - al trailer distribuito dalla piattaforma streaming e, dobbiamo ammetterlo, ci eravamo fatti un'idea della serie molto lontana da quella che poi abbiamo effettivamente visto.

Dal trailer ci immaginavamo una trama molto simile a quella dei primi film (quello nipponico del 2002, quello americano del 2004), in realtà la serie giapponese prodotta dal colosso dello streaming cerca di fare un passo avanti, esplorando nuovi spunti e nuove direzioni. Da una parte questa è stata una scelta senza dubbio intelligente - anche perché quella di Ju-On è tra le storie horror più sfruttate e conosciute, una ventata d'aria fresca era senza dubbio necessaria -, dall'altra, però, si è un po' perso però ciò che rendeva il franchise originale così iconico.

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JU-ON: Origins - un'immagine della serie horror

A giustificare questo cambio di rotta c'è la premessa alla serie: Ju-On: Origins racconta i fatti presumibilmente reali che hanno ispirato i film, non è quindi un loro reboot, e così può prendersi certe libertà. Per questa ragione la visione è stata senza dubbio più intrigante, ma la mancanza - ad esempio - dei lunghi capelli di Kayako e quella del bianchissimo ed inquietante Toshio che si aggira per la casa maledetta, hanno tolto alla storia ciò che per noi la rendeva così peculiare. Non fosse stato per la diabolica dimora (che però, in questo caso, non perseguita tutti coloro che vi mettono piede, ma è più selettiva), e per la struttura con diverse linee temporali che si incrociano, la serie ci sarebbe parsa una produzione del tutto originale.

Spaventose storie che si intrecciano

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JU-ON: Origins - un'inquietante immagine della serie

Ju-On: Origins, diretta da Sho Miyake, si svolge in un arco temporale tra il 1988 e il 1997: la storia si apre con Yasuo Odajima (Yoshiyoshi Arakawa), uno scrittore appassionato di paranormale, che si interessa all'esperienza vissuta dalla giovane attrice Haruka Honjo (Yuina Kuroshima). La ragazza, che si sveglia spesso di notte sentendo i passi di un bambino per casa, scoprirà che è stato il suo fidanzato Tetsuya ad attirare le oscure presenze: l'uomo, alla ricerca di un nuovo posto dove vivere per entrambi, ha infatti visitato una villetta dove, in passato, erano avvenuti violenti omicidi e misteriose sparizioni. Tra gli altri protagonisti della serie c'è l'adolescente Kiyomi (Ririka Kawashima), che viene stuprata proprio all'interno della stessa casa, la cui vita (e quella dei coetanei che le hanno fatto violenza) cambia radicalmente da un giorno all'altro. Ad intrecciarsi alle loro storie quelle di altri personaggi, tutti costretti ad entrare nella dimora maledetta e perseguitati da una terrificante figura femminile assetata di vendetta.

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Come vi anticipavamo la serie racconta diverse storie, che a tratti si intrecciano, ambientate su differenti piani temporali. Questo è quasi il marchio di fabbrica del franchise che, soprattutto nei primi film (quello prodotto per la televisione del 2000 e quello, sempre giapponese, del 2002), rendeva la narrazione intrigante oltre che coinvolgente. Nel caso di Ju-On: Origins, però, a tratti le cose si fanno piuttosto confuse, e certe storyline secondarie vengono introdotte ma non sono poi sviluppate come meriterebbero (un esempio fra tutti quella della famiglia che è tra i protagonisti dell'ultimo episodio). L'enigmaticità della trama è tipica degli horror asiatici ed è spesso un elemento di fascino di questo tipo di storie, in questo caso, però, se certi snodi della trama fossero risultati più chiari anche il resto della serie avrebbe senza dubbio catturato di più lo spettatore. Sarebbero stati necessari più tempo e spazio per l'approfondimento, e forse solo sei episodi di trenta minuti circa ciascuno non sono sufficienti per raccontare una storia di questo genere al meglio.

Un horror che inquieta ma non spaventa

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JU-ON: Origins - un'immagine della serie

Ma una domanda sorge spontanea: questo Ju-On: Origins fa paura? Non proprio. Pur trattandosi di una serie horror l'obiettivo è evidentemente quello di mettere tensione allo spettatore, piuttosto che di spaventarlo. Pochi i salti sulla poltrona quindi, ma un senso di persistente inquietudine che ci accompagna per tutto il corso della visione. Anche in questo caso può essere una scelta per certi versi apprezzabile, ma probabilmente farà storcere il naso a chi, avvicinatosi alla serie dopo aver visto i film, ricercava quelle sequenze assolutamente terrificanti che avevano reso famosi gli originali (ve la ricordate, ad esempio, quella in cui Kayako scende le scale strisciando e aggredisce i malcapitati di turno?). Un altro elemento ad averci spiazzato è l'uso piuttosto eccessivo del gore in certe scene che, però, più che sconcertanti risultano a tratti ridicole e grottesche (una fra tutte quella in cui un feto insanguinato perseguita il suo assassino). Sho Miyake cerca sì di creare qualcosa di nuovo, allontanandosi dal franchise su cui la serie si basa, ma alcune scelte narrative e di messa in scena risultano così sopra le righe da influire in maniera evidente sulla qualità generale di un prodotto altrimenti ben realizzato.

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JU-ON: Origins - una foto di scena

Per gli amanti della saga Ju-On/The Grudge (il cui ultimo capitolo, The Grudge, è uscito proprio quest'anno), questa serie è un tassello da non perdere, sempre, come dicevamo, partendo dal presupposto che non si avvicina così tanto all'originale come si potrebbe presupporre. Al centro della storia, nella serie di Sho Miyake, non è più tanto la maledizione che ruota attorno alla casa maledetta ma la violenza che, chi è ancora in vita (in certi casi influenzato da forze sovrannaturali, in altri casi decisamente no), porta avanti in un ciclo che sembra senza fine. I veri mostri di questa storia sono gli esseri umani, cosa che viene sottolineata dalla presenza costante, fuori campo, di un telegiornale che annuncia tragici incidenti ed avvenimenti estremamente cruenti che hanno luogo sia in Giappone che in altri posti del mondo (come il disastro di Chernobyl). La responsabile della violenza che continua a ripetersi non è la creatura femminile nascosta nella casa, ma chi ne ha causato il profondo dolore, dando il via ad un vortice che ha fagocitato intere famiglie. Sul finale capiamo poi che la casa non è un luogo nemmeno così negativo, ma somiglia un po' all'enorme dimora dove è ambientata un'altra serie horror recente: Hill House. Una casa stregata, sì, ma anche un luogo capace di dare pace a chi in vita a sofferto decisamente troppo.

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Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Ju-On: Origins sottolineando come questa serie prenda la storia che ha ispirato il fortunato franchise nipponico e la rielabori, con successo, in maniera originale. La mancanza di scene veramente terrificanti e l'uso di un gore a tratti ridicolo faranno però storcere il naso agli amanti della saga iniziata nei primi anni 2000.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • La storia risulta originale ed intrigante.
  • Certi personaggi, in particolare la Kiyomi Ririka Kawashima, sono molto convincenti nelle loro interpretazioni.

Cosa non va

  • Il gore eccessivo che risulta piuttosto ridicolo.
  • La mancanza di scene veramente terrificanti.
  • La trama, in cui diverse storie si intrecciano continuamente, risulta a tratti confusa.