In questa recensione di Josée, la tigre e i pesci analizzeremo questo anime dello studio BONES in uscita grazie all'etichetta Anime Factory, la sezione di Koch Media dedicata ai titoli nipponici al cinema e in home video. Vincitore come miglior film d'animazione al Japan Academy Film Prize, è disponibile nelle sale italiane il 27, 28 e 29 settembre 2021, puntando a riportare gli appassionati di animazione al cinema, una nicchia di pubblico che in passato ha dimostrato entusiasmo per le produzioni giapponesi e che durante l'ultimo anno e mezzo ha visto ridurre a zero le occasioni di godere di questo tipo di film in sala. Josée, la tigre e i pesci è una storia intensa, tratta dal romanzo, molto noto in patria, scritto dall'autrice Seiko Tanabe che ha visto nel corso degli anni diverse trasposizioni, incluso un live-action del 2003. Proprio come la sua controparte cartacea, anche l'anime racconta di una romantica storia di formazione, trasposta, però, nell'epoca moderna, per una narrazione che parla di disabilità ma anche di futuro e dell'importanza di inseguire i propri sogni per maturare e diventare adulti migliori e consapevoli.
Nella trama un mondo da scoprire
Josée è una ragazza che vive nel suo mondo fatto di disegno, libri e giornate trascorse in casa con sua nonna. Si muove su una sedia a rotelle e dopo che un giorno, in corrispondenza di un pendio, viene urtata da uno sconosciuto fa la conoscenza di Tsuneo, un laureando in biologia marina appassionato di immersioni, che la salva da una brutta e pericolosa caduta. Su richiesta della nonna, il ragazzo inizierà a lavorare per le due donne. Il suo compito: quello di soddisfare qualsiasi richiesta Josée gli sottoponga. Tsuneo accetta, ha bisogno di soldi per inseguire il suo sogno di andare in Messico alla ricerca di un pesce raro. Relazionarsi con la ragazza, però, non è così facile: è viziata ed ha una lingua affilata con cui si diverte punzecchiarlo. Grazie a questo complicato rapporto, però, la giovane riesce ad ampliare il suo mondo, scoprendo che l'esterno non è fatto solo di pericoli ma anche di tante cose di cui può fare tesoro, tante esperienze che fino a quel momento non aveva affrontato impedendosi di crescere e di diventare autonoma.
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Le scelte di regia
Il regista, Kotaro Tamura (già noto per la serie anime Noragami), confeziona un prodotto che esprime tutte le tematiche presenti in modo semplice ma d'impatto. Josée, la tigre e i pesci è un lungometraggio ricco di colori e paesaggi che cerca la semplicità ma non si abbandona alla banalità. La sua scala cromatica non cambia solo col mutare delle stagioni ma anche col cambiare dei sentimenti dei due personaggi. La gioia, la rabbia, la frustrazione sembrano quasi influenzare il paesaggio che li circonda: durante le loro uscite insieme, conosciamo una Osaka vivace, colorata e luminosa, quasi il contrario della casa di Josée che, fatta eccezione per la sua stanza ricca di disegni, tende a virare sulle tonalità del marrone e di un verde antico e spento. Oltre ai colori, un'altra scelta di regia molto significativa sono i movimenti di camera, ottenuti grazie ad un uso intelligente della CGI, che gira intono ai personaggi nei momenti più concitati, li accompagna da vicino e ce li racconta mostrando non solo le espressioni, ma anche gli atteggiamenti fisici e l'ambiente circostante. Oltre i pregi tecnici, però, centrale in questo anime è di sicuro la narrazione: un omaggio contemporaneo al romanzo di Seiko Tanabe, una vicenda fatta di sentimenti universali e senza tempo che difficilmente vi lascerà insensibili trasmettendovi calore.
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Una storia di formazione
Josée, la tigre e i pesci è, infatti, una storia che racchiude in sé molte interessanti tematiche: è un racconto di formazione, i suoi personaggi maturano e si scoprono diversi, capaci di fare cose che fino a poco tempo prima sembravano impensabili. Tsuneo è sempre stato concentrato sul suo grande sogno, dedicando ogni suo momento libero, ogni sua energia a lavorare per ottenerlo, chiudendo in parte il suo cuore agli altri e rifiutando di affezionarsi profondamente a qualcuno. Josée, invece, a causa della sua disabilità non aveva mai osato, non si era mai spinta in autonomia oltre le mura della sua casa, così l'esterno le risultava un luogo spaventoso, fatto di pericoli nascosti ad ogni angolo. Entrambi e insieme i due espanderanno il proprio mondo, impareranno a dare fiducia, ma anche a comprendere meglio loro stessi, l'altro e ciò che hanno intorno, ovvero una città fatta di cose spaventose ma ricca di meraviglie e opportunità che spesso si deve avere il coraggio e la forza di cogliere. Tra un tanto agognato pomeriggio al mare, una crepes, e una semplice chiacchierata con una gentile bibliotecaria, lasciatevi coinvolgere dalle conquiste di Josée, scoprite le strade di Osaka con la sua stessa meraviglia e genuinità, solo così potrete comprendere fino in fondo i personaggi e il loro importante viaggio emotivo.
Conclusioni
Per concludere questa recensione di Josée, la tigre e i pesci non possiamo far altro che lodare un film che con la sua delicatezza e la sua buona realizzazione rende omaggio al romanzo di Seiko Tanabe da cui è tratto. Trasposta in chiave moderna, la storia riesce a raccontare con efficacia e cura una serie piuttosto vasta di tematiche come la disabilità, la maturazione personale e l’importanza di ampliare i propri orizzonti. Una pellicola consigliata a tutti e che difficilmente scontenterà chi ama il lato più poetico e riflessivo dell’animazione giapponese.
Perché ci piace
- La storia coinvolgente e delicata.
- Le tematiche trattate con efficacia e cura.
- Le scelte di regia, intelligenti e funzionali alla storia.
Cosa non va
- Potrebbe essere inadatto a chi non gradisce questo tipo di storie d’amore delicate.