L'ex giovane ribelle del cinema americano torna a Cannes con la storia di un attempato seduttore che scopre di avere un figlio. Con lui in conferenza, il protagonista Bill Murray, Tilda Swinton e Julie Delpy.
Mr. Jarmusch, come mai il film è così parco di informazioni sul passato del protagonista?
Jim Jarmusch: Non ero interessato a descrivere in maniera dettagliata il background del personaggio, a rivelare come si è creato questo vuoto dentro di lui: m'interessava ritrarre questa persona, la sua reazione nel momento in cui riceve questa lettera, che lo induce a riflettere sul suo passato in una maniera di cui non era mai stato capace prima di allora. Dopotutto è questo il mio stile, guardare ai dettagli alle sfumature più che auna trama solida.
Come si è trovato a lavorare con Bill Murray? Jim Jarmusch: Era diverso tempo che volevo lavorare con Bill, già qualche anno fa avevo scritto una sceneggiatura con lui in mente e Bill era interessato, ma per qualche motivo persi interesse in quel progetto. Ne parlammo e finii per proporgli l'idea di Broken Flowers che pure gli piacque; iniziai a scrivere la sceneggiatura sapendo che lui avrebbe interpretato il personaggio principale, ma non di immaginare le battute pronunciate da lui; ho cercato di concentrarmi sul personaggio, un personaggio che lui avrebbe potuto intepretare benissimo.
E' un ruolo quasi minimalista. Bill Murray: E' minimalista perché divento sempre meno bravo, ho sempre meno talento, ho sempre meno da dare ad un film!
Strano allora che lei sia un serio candidato per il premio di miglior attore! Bill Murray: Oh, questo è un posto meraviglioso. E' la seconda volta che vengo a Cannes, ma la prima non conta perché pioveva. Il festival è una gran cosa per il mercato cinematografico e per cineasti come Jim che fanno fatica a trovare un pubblico in America. Mi piace l'entusiasmo della gente, della stampa... anche io ero elettrizzato sul red carpet oggi, spero di essere venuto bene nelle foto. Sono stato a regime fino a quelche giorno fa, ma qui mi sono lasciato andare: il cibo, il vino!
Jim Jarmusch: Ho sempre trovato ironico quanto sia "provinciale" l'America. Un sacco di americani non saprebbero dirvi le capitali degli stati europei. Il nostro attuale Presidente che non era mai stato fuori dagli USA prima di entrare carica... è incredibile come una cultura che nasce da tante altre culturre abbia potuto isolarsi in questo modo. Io credo che in un certo modo questo sia imposto da un certo strisciante nazionalismo. Ma promuovere il nazionalismo significa anche dire alla gente che le altre culture sono estranee, e per me questa è una grossa contraddizione in un paese in cui tutti hanno un nome che proviene da un'altra cultura, abitudini che richiamano questa o quella origine. Non so, è una cosa che mi ha sempre sorpreso.
Bill, il film riflette una crisi che lei ha vissuto personalmente?
Bill Murray: Non ho capito la domanda, ma posso dirvi la mia crisi dell'età matura la sto aspettando a momenti. Se aspettate qualche attimo me la vedrete piombare addosso. Mi succede, di avere crisi, solo che non hanno niente a che fare con la mia età. E' la vita che conduco che mi crea problemi.
Potrei parlarvi della fortuna, della sfortuna. Perché no, della morte. Basta saper portare una maschera; il film risponde alle domande ponendo altre domande. Il mio personaggio diviene più sobrio e più serio. Capisce che è meglio continuare a porsi domande che avere le risposte. E' fantastico. Bisogna davvero andare a vedere questo film!
Tilda Swinton: C'è qualcosa di molto evidente nel film, non dà risposte, ma pone solo le domande. Ci sono tanti film che si sforzano di dare risposte, questo film se ne tira fuori; questo personaggio se ne tira fuori.
Credo che il tema sia l'irrilevanza del passato, nel senso che il passato serve solo a portarti dove sei; e in un certo qual modo anche l'irrilevanza del futuro.