Appena entrati nella camera numero 206 di un lussuoso albergo di Roma, Jennifer Lawrence si presenta salutando con una calorosa stretta di mano. Venti minuti faccia a faccia - letteralmente - condivisi con un'altra manciata di giornalisti. L'attrice è volata nella Capitale per accompagnare Die My Love, presentato alla Festa del Cinema di Roma prima di uscire in sala il 27 novembre (tra i primi titoli ad essere distribuiti sul grande schermo da MUBI Italia).
Diretto da Lynne Ramsay, Die My Love racconta di una madre e della sua depressione post-partum. Nel film, accanto ad una potentissima Lawrence, anche Robert Pattinson. "Le cose oggi sono cambiate, e la depressione post-partum ha un nome", spiega l'attrice, rispondendo alla prima domanda. "Non riesco ad immaginare come sarebbe stato complicato per le generazioni precedenti affrontare una situazione di depressione. È importante sapere di non essere sole. Essere mamma è davvero difficile. Tutti siamo consapevoli del lavoro che comporta crescere dei figli, per giunta lavorando".
Die My Love: intervista a Jennifer Lawrence
La performance di Jennifer Lawrence si mescola all'istinto e alla tecnica. Un approccio rilevante, nei confronti di un ruolo tutt'altro che semplice. "Lynn è una regista che ti lascia agire, ti lascia spazio. L'unica volta che è stato davvero spaventoso e difficile è stata la scena del bagno, perché non si capisce come si possa distruggere un bagno. Avevamo una sola ripresa. Eravamo solo io e il cameraman. È stato snervante", e prosegue, "Ci sono stati altri momenti duri. Penso alle scene con il bambino. Io e Robert Pattinson dovevamo litigare davanti a lui. È stata tosta. E anche tutto ciò che riguardava il cane è stato difficile da affrontare".
Die My Love affronta con brutalità il tema della maternità, legato a quello della salute mentale e della femminilità. "Stiamo discutendo di come oggi le donne siano maggiormente ammesse nell'universo del lavoro. Le aspettative e il giudizio derivano dal nostro sguardo: vediamo le madri in modo diverso dai padri. Quando sei alle prese con qualcosa, che si tratti di depressione post-partum o di qualsiasi altro tipo di depressione o ansia, ti sembra che ci sia qualcosa che non va nel mondo".
L'importanza di raccontare le storie
Un mondo in qualche modo riassunto e compresso nel cosmo familiare rivisto da Lynne Ramsay, che per il film si è basata sul romanzo Ammazzati amore mio di Ariana Harwicz. "Il soggetto del libro non è lineare, ed era inizialmente complesso pensare potesse diventare un film", confida l'attrice, "Non era letterale, ma poetico. Scorsese mi disse che avrei dovuto produrlo e interpretarlo. Non volevo dubitare troppo. Quando ho capito quanta poesia ci fosse abbiamo contattato Lynne Ramsay. E ancora non ci credo che abbia accettato".
La cornice geografica è un elemento importante di Die My Love. La coppia protagonista vive isolata, fuori città, in una zona rurale del Montana. Una grossa differenza - rimarcata fin dal primo dialogo - rispetto alla globalità di città come New York o Los Angeles. Una differenza, questa, che crea nette separazioni. "In America abbiamo il governo federale, ma abbiamo anche senatori statali e deputati statali. Non ci sono limiti di mandato. Purtroppo, l'istruzione di base e l'assistenza sanitaria dipendono dal proprio deputato o senatore. Questo è il grado di separazione negli Stati Uniti".
Quando le viene chiesto se il ruolo dell'attrice, in qualche modo, possa essere fondamentale nel preservare e proteggere i diritti delle donne, Jennifer Lawrence risponde che "raccontare storie è uno strumento potente. Aiuta nell'avviare dialoghi culturali. Credo che a volte sia necessario seguire un'altra persona, immergersi nella sua storia, perché solo così è possibile capire un punto di vista diverso".
"Non si può rinunciare all'amore"
Jennifer Lawrence ha girato il film mentre era in dolce attesa. Un lavoro di trasformazione fisica - e il corpo è un elemento centrale di Die My Love - oltre che mentale. "Prima di girare cerco di allenarmi, migliorando la mia resistenza. Ma ero incinta, quindi è stato davvero bello sentirmi libera da questo impegno. È uno dei pochi momenti in cui lavoro senza pensare a cosa mangerò!", e ancora, "Questo è stato il primo film che ho girato come madre, interpretando proprio una madre. Mentalmente la cosa più difficile è stata analizzare quali fossero i miei istinti materni e quali quelli di Grace".
Del resto, è sempre una questione di scelte. E di amore. Lo stesso amore che Grace non riesce più a vedere. Un sentimento intimo eppure universale che sembra essersi smarrito. "Capisco la paura, l'ansia e la frustrazione per lo stato in cui versa il mondo", chiosa l'attrice, "Ma non possiamo rinunciare all'amore. Sarebbe un disastro".