Italia, popolo di donne eroiche

Gli elementi che hanno portato al successo della serie 'Donna detective' e il ruolo della donna 'eroina' nella società di oggi sono stati al centro di un incontro al femminile tenuto a Roma.

E' stato un grande successo di pubblico la fiction in sei puntate di Cinzia Th. Torrini che, trasmessa la domenica e il lunedì nelle ultime tre settimane, ha visto Rai Uno dominare la guerra degli ascolti della prima serata. Con picchi di oltre otto milioni di telespettatori, Donna Detective ha rappresentato infatti l'ennesimo trionfo, forse un po' inaspettato, della fiction Rai degli ultimi tempi.
Interpretato da Lucrezia Lante Della Rovere, il nuovo lavoro della regista Torrini, reduce dal boom di Elisa di Rivombrosa, ha fatto della sua protagonista il suo punto di forza, perché il principale motivo di interesse intorno a questa serie è venuto dal suo eroismo in rosa, dalla determinazione di una donna qualunque impegnata in un lavoro di grande responsabilità: la protezione del cittadino. La donna detective del titolo è infatti una poliziotta impegnata a risolvere una serie di gialli, mentre la sua vita familiare è sconvolta da un'accusa infamante che ha portato suo marito in prigione, ingiustamente accusato dell'omicidio della sua amante.
A Roma si è svolto un interessante incontro al femminile al quale hanno preso parte donne di successo per esaminare gli elementi che hanno portato al successo della serie e per discutere del ruolo della donna "eroina" nella società di oggi, una figura che rischia in prima persona per salvaguardare la sicurezza del cittadino, senza però rinunciare alla propria femminilità. Al dibattito, organizzato da Minerva e da il Club delle donne, hanno partecipato la regista Cinzia Th. Torrini, la giornalista Monica Setta, e due importanti figure del mondo della magistratura e della Polizia, Liliana Ferraro e Maria Luisa Pellizzari.

"Venivo da Elisa di Rivombrosa, una serie che raccontava una donna dell'800 - racconta la regista Torrini - e quindi per me rappresentava una sfida entusiasmante riuscire a rendere al meglio una donna contemporanea che è anche un'eroina moderna. Questa fiction mi ha dato la possibilità di raccontare tante sfaccettature di diverse donne. Volevamo rappresentare nel modo più giusto le donne di tutti i giorni, partendo da un abbigliamento normale, perché la protagonista di Donna detective non presta molta attenzione a ciò che indossa, ma mette ogni giorno la prima cosa che trova". E donne sono anche le figure coinvolte di volta in volta nel giallo di puntata che la protagonista dovrà risolvere, perché intento degli autori della serie era quello di fornire un'immagine a tutto tondo della donna di oggi. "Lei è una donna contemporanea che fa un lavoro tipicamente maschile - prosegue la regista Torrini - un lavoro di grande responsabilità, ma per il quale non ha bisogno di dimostrare la propria forza, continuando ad usare la femminilità che le è propria nel lavoro come nella vita privata. Attorno a lei si muovono però altre figure femminili, dalle colleghe di lavoro alle protagoniste dei casi in cui è impegnata, e a tutte loro è stata riservata un'attenzione particolare per dare della donna una giusta rappresentazione." Donna Detective è stata una fiction "molto innovativa" secondo Monica Setta, giornalista del settimanale Gioia, che si è vista inondare la redazione dalle lettere di numerose lettrici colpite dalla verosimiglianza della serie. "Le donne che ci hanno scritto - dichiara la Setta - si sono ritrovate nello spirito di modernità della protagonista. La cosa innovativa è stata proprio toglierle di dosso i panni classici della donna poliziotto per farle indossare quelli di una donna umana, moderna. Le nostre lettrici hanno apprezzato l'autenticità della protagonista che è stato il motivo principale di questo successo straordinario. Alle donne la serie è piaciuta perché ha rappresentato una femminilità vera, sfaccettata, ma anche fragile, perché la modernità di questa donna sta anche nel suo provare a conciliare tutto, in alcuni casi sbagliando, ma andando fino in fondo in tutto quello che fa".

La tutela della propria femminilità in un ambiente di lavoro pur così maschilista e serio come quello della Polizia torna anche nelle dichiarazioni di Maria Luisa Pellizzari, Primo dirigente della Polizia di Stato, la cui figura ha ispirato gli autori di Donna detective: "Mi ritengo una donna fortunata perché ho sempre fatto un lavoro che mi piaceva - afferma la Pellizzari - Nell'85, quando ho cominciato a fare questo lavoro, la mia rappresentava una scelta trasgressiva, perché ero una giovane donna del Nord che osava entrare in un territorio da sempre dominato dal maschio, quale quello della Polizia. All'inizio c'è stato un imbarazzo reciproco e ho dovuto fare una fatica bestiale per costruirmi una credibilità, ma alla lunga sono stata ampiamente ripagata. La Polizia è una struttura maschilista che però sa anche valorizzare le donne. Il lavoro investigativo è molto duro perché non ci sono limiti di tempo, perché i criminali sanno far danni anche durante le feste di Natale o il giorno del compleanno di tuo figlio. Nella mia professione ho scelto di mantenere la mia femminilità come mio stile. Credo che noi donne siamo più intuitive, più tenaci, e le porte le facciamo sfondare ai maschi perché è giusto così." Ed in riferimento alla fiction di Cinzia TH Torrini, la Pellizzari ha apprezzato particolarmente "la rappresentazione della fragilità della protagonista, che viene sempre salvata da un collega, ma che non rinuncia a mettersi in gioco in prima persona per risolvere i casi."

In questo dibattito tutto al femminile, si inseriscono anche gli elogi alla serie da parte di un magistrato, Liliana Ferraro, oggi Consigliere giuridico del Viceministro dell'Interno, che sottolinea inoltre la crescente importanza della donna in incarichi di responsabilità. "Per una donna scegliere di diventare un poliziotto ha rappresentato una scelta trasgressiva non solo perché il ruolo era maschile, ma anche perché il maschio, che cominciava a perdere terreno in numerosi campi, si vedeva arrancare anche in questo. Per come ho seguito questa mia seconda famiglia che è la Polizia, ho visto che, pur con grandi sofferenze, la concezione della donna e la sua professionalità hanno prevalso rispetto al comune sentire e al comune modello di rapportarsi con la donna. Se confronto questa condizione con quella in altri campi noto però che c'è una considerazione notevole, guadagnata grazie al grande lavoro di queste donne." Tanti gli aspetti di Donna Detective che la Ferraro ha apprezzato e riconosciuto come autentici nella loro rappresentazione: "Della serie mi sono piaciute tante cose, che sono poi anche quelle che hanno determinato il suo successo. Innanzitutto ci troviamo di fronte ad una donna che nonostante la sua intima sofferenza continua a svolgere il proprio lavoro. Di solito il maschio tende a "bypassare", mentre la donna si porta dentro il suo dolore, che è anche percepibile dall'esterno, continuando comunque a lavorare. Altro aspetto importante è che questa donna non è camuffata nel tipico tailleur grigio scuro. La regista è riuscita a scavare un pezzo profondo della società, cogliendone tutte le sfaccettature. Per esempio, ha fatto vestire la protagonista in maniera sì ordinaria, ma alla moda, che non significa farne una velina, ma restituire l'immagine di una donna che si valorizza senza strafare. Inoltre ho apprezzato anche i momenti in cui prevale la donna sul poliziotto, quando per esempio la protagonista si rende conto di essere stata tradita e sceglie di chiudere col marito. Qui prevale la donna ferita sulla donna detective, perché è stato ferito il femminile profondo che è giusto riconoscere perché non ha confini."

La professionalità che può sposarsi con la fragilità, una lavoratrice determinata che non rinuncia alla propria femminilità: è questa la donna eroina d'oggi, un'immagine che è stata ben rappresentata nella fiction di Cinzia Th. Torrini, apprezzata, come si evince dal dibattito di cui si è dato conto, per la sua autenticità e per aver indagato adeguatamente la figura di una donna divisa tra la sofferenza per le proprie vicende personali e l'orgoglio e la passione di svolgere una professione al servizio della tutela del cittadino. Una serie di qualità che, visto lo straordinario successo in termini di ascolto, avrà probabilmente il suo inevitabile seguito, come lascia intuire la regista che, dopo la sfida vinta con Elisa di Rivombrosa, un vero e proprio caso tra le fiction italiane con tanto di album di figurine a essa dedicato e spin off attualmente in onda su Canale 5 con La figlia di Elisa, sembra ormai non sbagliare più un colpo, decisa a girare ancora fiction dedicate a piccole, grandi donne.