Dopo aver vinto la palma d'oro a Cannes per la regia di Kinatay ed essere stato uno dei più applauditi alla Mostra di Venezia con il suo Lola, Brillante Mendoza fa il suo esordio in concorso anche in terra tedesca sul prestigioso tappeto rosso della Berlinale con la sua nuova fatica dal titolo Captive, il film che lo scorso settembre era dato al 99% come film sorpresa a Venezia 68. Considerato uno dei maggiori esponenti del cinema filippino, Mendoza sceglie ancora una volta di raccontare il suo paese e lo fa portando sullo schermo la difficile situazione dei rapimenti, piaga diffusa specie in alcune zone delle Filippine, ad opera di gruppi di separatisti islamici che reclamano l'indipendenza di alcune isole dell'arcipelago. Protagonista di questa drammatica storia l'operatrice umanitaria francese Therese Bourgoine, interpretata dalla splendida Isabelle Huppert, che insieme alla sua anziana collega filippina Soledad viene catturata e presa in ostaggio insieme ad un gruppo di turisti e di abitanti della zona. Prodotto in primis dalla Swift Productions di Didier Costet, quattro il film prodotti con il regista, in collaborazione con le Filippine, Germania e Regno Unito, Captive è stato presentato oggi a Berlino dal regista e sceneggiatore Brillante Mendoza, dall'attrice protagonista Isabelle Huppert arrivata a Berlino al fianco di Kathy Mulville, presidente del Women's Global Network for Reproductive Rights di base a Manila e all'attore filippino Sid Lucero, co-protagonisti di questa intensa storia basata su eventi realmente accaduti nel 2001.
Signora Huppert, come si è preparata per questo film? Quali sono state le sue emozioni durante le riprese di Captive?
Isabelle Huppert: Non ho fatto molta preparazione, non c'è nulla che possa prepararti ad affrontare avventure del genere. Brillante è un regista talentuoso che con questo film è riuscito a catturare il momento e l'atmosfera giusta per raccontare una storia spaventosa di violenza, ci ha trascinati in situazioni che non ci aspettavamo senza prepararci minimamente agli accadimenti. E' grazie alla mancanza di informazioni su quel che sarebbe accaduto una volta sul set che questa storia viene fuori in tutta la forza e con la massima precisione riguardo ciò che accade.
Isabelle Huppert: Era sorprendente il fatto che Brillante sapeva sempre come tenere sotto controllo le cose e mettere gli attori in condizione di sorprendersi. Non avevamo uno script come si fa di solito e nessuno di noi sapeva cosa sarebbe accaduto il giorno dopo. Noi attori non ci siamo mai incontrati prima del giorno d'inizio delle riprese, eravamo un gruppo di sconosciuti che sapevano di dover iniziare insieme una lunga avventura.
Qual'è il ricordo più vivido che ha di quel periodo della sua vita?
Isabelle Huppert: La pericolosità di certe situazioni, la prigionia in cui siamo stati catapultati, il fatto di esser rimasti a bordo di una barca per giorni e giorni senza poter scendere. Quando ti accadono certe cose non hai la sensazione di fare un film ma di vivere una realtà vera giorno per giorno. Ricordo il caldo, il freddo, la paura, gli insetti, la pioggia e una grande stanchezza. In Captive la distanza tra fiction e realtà si riduce in maniera impressionante.
Avete avuto modo di incontrare i veri ostaggi di quel tragico rapimento risalente al 2001?
Isabelle Huppert: No, non abbiamo conosciuto nessuno, né tra gli ostaggi né tra i soldati, né tra i poliziotti. Forse questo ci ha aiutati a non lasciarci influenzare e a far uscir fuori le nostre vere emozioni.
Brillante Mendoza: Il mio intento era unicamente quello di fare una denuncia, di portare a conoscenza del mondo quello che accade nel mio Paese. Fu un episodio che mi colpì molto all'epoca e ho sempre voluto farne un film ma era una storia che aveva bisogno di approfondimenti, di studi e ricerche che solo ora ho avuto il tempo di fare. Come regista penso di avere la responsabilità di raccontare quello che accade intorno a me e di dover scegliere storie che possano portare un messaggio in tutto i lmondo. Quella raccontata in Captive è una storia vera, con qualche innesto di fiction, ma il 75% di quel che si vede è accaduto realmente. Ho fatto molta attenzione a non uscire fuori dal seminato, ho voluto raccontare i sentimenti e le emozioni vere di chi è stato protagonista di questa tragica vicenda.
Qual'è secondo lei l'aspetto più umano di questo racconto?
Brillante Mendoza: La cosa fondamentale è che lo spettatore entri nell'ottica che ognuno dei personaggi è prigioniero delle sue motivazioni, delle sue speranze di vita, dei suoi retaggi culturali.
Che tipo di ricerche ha fatto per la ricostruzione degli scenari del film?
Brillante Mendoza: Ho lavorato moltissimo sotto questo punto di vista, sono andato sul posto nel 2001 quando il gruppo fu finalmente liberato ed ho intervistato molti dei sopravvissuti e tante altre persone che in un modo o nell'altro erano rimaste coinvolte nel rapimento. E' per questo che la storia nel film viene analizzata da tanti punti di vista diversi. Il personaggio della volontaria interpretato dalla signora Huppert è un personaggio di finzione che ho creato per riuscire a guardare gli eventi da un punto di vista che fosse immerso nella situazione senza essere minimamente schierato, l'ho usato per cercare di mantenere il film in equilibrio.
Isabelle Huppert: Per un attore questi sono i luoghi ideali in cui recitare, posti del mondo che ti mettono a tuo agio e ti consentono una forte fusione con le vicende di cui ti rendi interprete. Ho sempre considerato Brillante come un esploratore di universi sconosciuti e quella che mi ha offerto era l'occasione giusta per riuscire finalmente a lavorare con lui in un ruolo così profondo e importante. Non mi sono mai sentita la star del film ma semplicemente mi sono sentita parte di un qualcosa di molto più grande, mi sono sentita parte di un gruppo di persone che non stava semplicemente facendo un film. Captive non è stato e non sarà mai semplicemente un film per me, è un qualcosa di più.
Decine di film all'attivo, tanti personaggi, tanti registi diversi, tantissime magistrali interpretazioni affrontate con una naturalezza fuori dal comune. Qual è il segreto di Isabelle Huppert?
Isabelle Huppert: Non penso mai troppo, è questo secondo me il segreto per ottenere questi risultati. Soprattutto in casi come questo devi pensare il meno possibile, devi cercare di essere meno costruita possibile e di far uscire fuori quello che hai nell'anima. Rabbia, disperazione, paura e sgomento. Per me un ruolo è qualcosa di molto astratto, è la realtà ad essere più tangibile e a venir fuori da ognuno di noi.