IRA, la recensione: Mauro Russo Rouge, un Antonioni 4.0

La recensione di IRA: il film di Mauro Russo Rouge presentato al Ravenna Nightmare Film Fest è un film atmosferico ed esistenziale che coglie l'essenza di una vera storia d'amore.

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IRA: una scena del film

Come deve essere, il colpo di fulmine è arrivato la notte. Erano le undici di sera quando, al Ravenna Nightmare Film Fest, abbiamo visto quello che vi raccontiamo nella recensione di IRA, un film italiano indipendente, diretto da Mauro Russo Rouge, in uscita dal 5 novembre, data in cui inizierà un tour in Italia. Il regista torinese riesce a colpirci girando un film senza pre-produzione né sceneggiatura, cogliendo la chimica tra due attori, Samuele Maritan e Silvia Cuccu, due ragazzi che stavano davvero vivendo una storia d'amore al momento delle riprese.

All'inizio li ha pedinati, gli è stato addosso, frequentando i loro luoghi e provando a cogliere l'essenza del loro rapporto. Poi il film è diventato qualcos'altro, ha provato a farlo diventare un film di finzione, spingendoli verso alcune situazioni forti, provando a girare, anche rischiando, nei veri luoghi che frequentavano. Questo ha portato a dei dissapori con i due protagonisti. Ma anche a un risultato sinceramente strepitoso. Ira è un film che ti entra dentro e non ne esce più. Presentato al Festival di Denver, può diventare un caso, uno dei migliori film italiani della stagione.

La trama: un ragazzo incontra una ragazza

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IRA: una sequenza con Silvia Cuccu

Quella di IRA è una storia semplice: un ragazzo incontra una ragazza. Lui lavora al mercato, e ama dipingere, lei è una prostituta di strada. Si innamorano, passano del tempo insieme. Ma lei ha un protettore, che ovviamente non rende facili le cose. Sullo sfondo della storia c'è la periferia di una metropoli, un luogo ostile, desolato, freddo, che finisce per raggelare ancor di più i cuori di chi ci resta dentro.

Una chimica ai massimi livelli

Quello di Mauro Russo Rouge è un cinema atmosferico ed esistenziale. Il regista torinese ci ipnotizza con le sue immagini. Con buona pace di Alfred Hitchcock, che diceva che il cinema è la vita senza le parti noiose, Russo ci racconta anche dei momenti vuoti, in cui apparentemente non succede niente, ma non annoia mai. Perché, anche in quelle sequenze, riesce a cogliere uno stato d'animo, una sensazione. Con la sua macchina da presa, Mauro Russo Rouge riesce a cogliere una storia d'amore nel suo stato di grazia, e nella sua essenza.

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IRA: una scena del film

La chimica tra Samuele Maritan e Silvia Cuccu è ai massimi livelli, e ci arriva tutta, attraverso gli sguardi, attraverso i corpi che si fondono in scene d'amore che la mdp del regista cattura in tutta la loro sensualità, ma anche con pudore, lasciando le scene fuori fuoco, fermandosi su un particolare, facendoci sentire solo i suoni. Fissare l'attimo di un amore e una passione reali, e fermarli per sempre. Mauro Russo Rouge ci è riuscito. Samuele e Silvia sono bellissimi, e il regista li celebra facendo brillare di luce i loro capelli, accarezzandoli con primissimi piani: le bocche, i sorrisi, gli occhi chiari e profondi. I dialoghi, inizialmente colti in presa diretta, sono stati poi doppiati, e questo crea uno strano cortocircuito tra un film molto vero e una patina di finzione che il doppiaggio aggiunge al tutto.

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Tra Antonioni e Gaspar Noè

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IRA: una scena del film diretto Mauro Russo Rouge

Mauro Russo Rouge filma tutto in un modo che raramente abbiamo visto in Italia negli ultimi anni. Pur girato con pochissimi mezzi e con una troupe ridotta all'osso, Ira è un film che vive di immagini nitide, pulite, brillanti. Che corrispondono a una lucidità di sguardo che riesce ad indagare, allo stesso tempo, a volte anche nella stessa inquadratura, sia nell'anima dei due ragazzi, sia in quella del mondo in cui vivono. Per alcune riprese degli ambienti, di quelle periferie industriali anonime eppure cariche di senso, Ira ci ha ricordato il Michelangelo Antonioni di Deserto rosso. Per la crudezza di ambienti e situazioni Ira è stato accostato anche al cinema di Gaspar Noé. Ma il cinema di Mauro Russo Rouge, oggi come oggi, non somiglia a quello di nessun altro. È un cinema esistenziale, che sfiora il videoclip e la video arte senza mai diventarlo, ma riuscendo, in modo etereo, a rimanere sempre racconto.

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La magia del cinema

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IRA: una scena del film con Silvia Cuccu

A proposito di racconto, il regista ha svelato che la storia tra i due ragazzi è finita, e che la protagonista e il regista non sono in buoni rapporti, vista la durezza di alcuni momenti sul set. Ma Ira, in ogni caso, resterà. E sullo schermo il loro amore, alla fine, si è fermato e non è svanito. È cinema di finzione che ha fissato per sempre un momento reale. La magia del cinema è anche questa.

Conclusioni

Nella recensione di IRA vi parliamo di un film molto particolare: il regista segue due ragazzi che stanno davvero vivendo una storia d’amore e poi la fa diventare un film di finzione, spingendoli verso alcune situazioni forti. Il risultato è strepitoso. IRA è un film che ti entra dentro e non ne esce più, atmosferico, esistenziale, ipnotico.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • È un cinema atmosferico ed esistenziale, che ipnotizza con le sue immagini.
  • Riesce a cogliere una storia d’amore nel suo stato di grazia.
  • La chimica tra Samuele Maritan e Silvia Cuccu è ai massimi livelli.

Cosa non va

  • I dialoghi, inizialmente colti in presa diretta, sono stati doppiati: questo crea uno strano cortocircuito.