Atteso a lungo, Io capitano di Matteo Garrone trasporta il focus del Concorso di Venezia 2023 in Africa, là dove ha origine la migrazione che tiene banco sui quotidiani da decenni. Scritto insieme a Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e Massimo Ceccherini, ma con la testimonianza essenziale del mediatore culturale Mamadouh Kouassi - che il terribile viaggio dall'Africa all'Europa lo ha affrontato quindici anni fa - Io capitano racconta l'odissea di due cugini senegalesi sedicenni che decidono di lasciare il loro villaggio in cerca di fortuna in Europa. E odissea è proprio il termine usato da Matteo Garrone per parlare di un lavoro "che mette in luce le ingiustizie e racconta un'odissea, un archetipo dell'immigrazione da un paese povero a un paese ricco. L'Italia è un paese di migranti, parlando di loro parlo di noi".
Io capitano (qui la nostra recensione) nasce dall'idea di "raccontare un controcampo rispetto a quello che siamo abituati a vedere. Da decenni vediamo barconi che arrivano sul Mediterraneo" come spiega il regista di Gomorra. "A volte li salvano, a volte no. Ci si abitua a pensare a queste persone come numeri e ci dimentichiamo che dietro ci sono persone, famiglie, sogni, desideri. Volevo mettere la macchina da presa dal lato opposto, puntandola dall'Africa all'Europa, e dare forma visiva a quel viaggio".
"Io capitano si muove su un piano realistico, ma contiene alcune componenti fantastiche che rimandano a Pinocchio, con cui abbiamo trovato tante assonanze tematiche".
Odissea tragica o viaggio di formazione
Come spiega Matteo Garrone, ci sono tante forme di migrazione, legate a guerre o a catastrofi naturali. Ma quella affrontata da Io capitano è una migrazione legata a motivi economici. "Di rado si parla del fatto che in Africa il 70% sono giovani e tra costoro c'è chi è risposto a rischiare la vita per avere maggiori opportunità" chiarisce. "Questo tema mette in luce una profonda ingiustizia. Molti ragazzi non capiscono perché i loro coetanei possono viaggiare e andare in vacanza mentre loro devono affrontare viaggi di morte. Il mio film racconta il loro viaggio epico, un'odissea omerica, mostrando tutti gli stati d'animo che vivono, dall'euforia alla disperazione. Questo racconto è ciò che mi ha spinto a fare questo film, che si ferma quando avvistano l'Italia. Poi si aprirebbe un altro discorso che ho scelto di non fare".
Per ricostruire gli stati d'animo dei due giovani protagonisti che affrontano la traversata africana, c'è stato un lungo lavoro di documentazione, selezionando alcuni ragazzi che avevano vissuto tale esperienza. "Siamo rimasti fedeli il più possibile ai racconti" assicura Matteo Garrone. "Oltre che realizzare un road movie, volevamo raccontare un viaggio di formazione. Le sequenze oniriche presenti nel film aiutano a raccontare l'aspetto interiore dei personaggi. Per lo più, Io capitano si muove su un piano realistico, ma contiene alcune componenti fantastiche che rimandano a Pinocchio, con cui abbiamo trovato tante assonanze tematiche".
Il rifiuto del doppiaggio per preservare la naturalezza
In uscita il 7 settembre in oltre 200 sale con 01 Distribution, Io capitano arriverà in lingua originale. La distribuzione ha scelto coraggiosamente forse per la prima volta in Italia di non doppiare il film di Garrone, parlato interamente in wolof e francese, per non alterare la naturalezza dell'interpretazione degli attori che, come rivela il regista, durante le riprese non sapevano come sarebbe finito il loro viaggio visto che non gli era stato dato lo script. Riguardo alle suggestive location, puntualizza: "Tutto quello che si vede nel film è ricostruito tranne la parte iniziale che è stata girata nella Medina di Dakhar. Il deserto lo abbiamo girato in Marocco e la Libia l'abbiamo ricostruita a Casablanca, mentre la parte in mare è stata girata davanti a Marsala".
E a chi si interroga sul perché la storia si concluda prima dell'arrivo in Italia, Garrone ribatte: "Io posso parlare delle storie che racconto perché le ho vissute attraverso gli sguardi dei ragazzi che hanno collaborato con me. Non ho approfondito l'aspetto politico quindi preferisco non parlare di ciò che non conosco, ma questo è un tema complesso, non credo si risolverà facilmente nei prossimi anni".