Cappotto scuro, sguardo un po' stanco, ma soddisfatto: giunto al festival di Berlino per la presentazione internazionale di 1992, nuova serie originale prodotta da Sky Atlantic e Wildside in collaborazione con La7, Stefano Accorsi ha sfoggiato l'aria sicura e determinata di Leonardo Notte, il personaggio che interpreta nelle dieci puntate di cui è composta la prima stagione. Mastro burattinaio in un periodo storico cruciale per l'Italia, in cui lo scandalo di Mani pulite gettava un'ombra inquietante sull'amministrazione del paese e allo stesso tempo faceva sperare in una nuova era segnata dal cambiamento, Notte è un personaggio inventato, che racchiude in sé le diverse eminenze grigie che, dietro le quinte, hanno portato sì a un nuovo modo di fare politica e comunicazione, ma non senza cedere a compromessi ambigui e a volte inquietanti.
Ad accompagnare Accorsi, anche ideatore di 1992, sul tappeto rosso una raggiante Miriam Leone, che nella serie interpreta Veronica Castello, aspirante soubrette che si lega a uno dei più potenti imprenditori di Milano per arrivare alla conduzione di Domenica In, un personaggio senza scrupoli ma anche fragile, che anticipa di quasi venti anni lo scandalo di Vallettopoli, in un incastro perverso tra potere, finanza, politica, spettacolo e comunicazione.
Abbiamo incontrato l'attore e gli autori a Berlino, dove 1992 è stata presentata in anteprima mondiale, prima di essere lanciata ufficialmente in Italia, e contemporaneamente in Gran Bretagna, Germania, Irlanda e Austria, il prossimo 24 marzo su Sky Atlantic.
Stefano Accorsi: ideatore e protagonista
La serie è ambientata più di venti anni fa, ma i punti di contatto con il presente sono più di uno.
Stefano Accorsi:La storia è fatta di cicli e rimandi: sicuramente ci sono dei punti in comune con il presente, nel '92 quando ci furono Tangentopoli e Mani Pulite, e ricordo che Mani Pulite è solo uno dei sei filoni narrativi della nostra storia, c'era forse una differenza fondamentale rispetto a oggi: c'era molta più speranza, la speranza che qualcosa potesse davvero cambiare. Oggi, e dico proprio oggi, in quest'ultimo periodo, la speranza secondo me forse sta tornando, però è vero che, con il caso della corruzione degli ultimi anni, arriva dopo un lungo periodo di crisi che ha disseminato angoscia. Quindi davvero la grande differenza credo sia questa: nel 1992 c'era angoscia ma anche speranza.
Cosa ricorda del 1992?
Ricordo tutto di quel periodo: avevo 21 anni, seguivo con interesse e attenzione le vicende di Mani Pulite, quelle politiche, il cambiamento del paese, ricordo i fatti più tragici come la morte di Falcone e Borsellino. È stato davvero un anno cardine della nostra storia recente.
Lavorando a una serie televisiva, ha trovato grandi differenze rispetto al cinema?
Onestamente no, forse giusto per quanto riguarda i tempi: in televisione sono più stretti, ma ultimamente anche al cinema si corre.
Quanta soddisfazione dà presentare una serie italiana in un festival internazionale come quello di Berlino?
È una grande soddisfazione: è una serie su cui abbiamo lavorato tantissimo con grande impegno e studio, anche da parte di avvocati, vista la materia delicata che trattiamo, ed essere con un prodotto così italiano in un festival internazionale è davvero una soddisfazione".
Parlano gli autori: la sfida di realizzare una serie che non può contare su un genere
Gli autori, Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, hanno dovuto confrontarsi con un'impresa difficile, come ha spiegato la stessa Rampoldi: "Rispetto ad altre serie cui ho lavorato, come Gomorra, non abbiamo potuto appoggiarci su un genere quindi abbiamo dovuto puntare tutto su una scrittura sofisticata, in cui le relazioni e gli snodi sono legati allo sviluppo dei personaggi piuttosto che alla trama".
La serie presenta infatti i fatti di Mani pulite e Tangentopoli attraverso gli occhi di diversi personaggi, come raccontano Sardo e Fabbri: "Abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra delle vicende umane credibili e raccontare un'era: ci siamo posti il problema di quale codice usare. Abbiamo fatto molte ricerche, sia politiche, che storiche che sociali, e abbiamo scelto di non schierarci: il punto di vista è quello dei personaggi, noi non abbiamo preso posizione".
Un anno di stile: ispirazioni da Mad Men e Boss
Lo stile della serie è curato in ogni dettaglio, a partire da scenografie e costumi, e soprattutto per quanto riguarda la musica e l'uso di filmati d'epoca: la colonna sonora può vantare una selezione di pezzi del 1992, cui si aggiunge il lavoro di Davide "Boosta" Dileo, tastierista e fondatore dei Subsonica, mentre l'epoca è rievocata di continuo grazie a spezzoni di trasmissioni televisive ormai entrate nell'immaginario collettivo, come Non è la Rai, Casa Vinello o Domenica In.
Il regista Giuseppe Gagliardi ha inoltre ammesso di essersi ispirato a Mad Men, soprattutto per il personaggio di Leonardo Notte, che potrebbe essere un Don Draper italiano, e a Boss, la serie di Gus Van Sant, soprattutto per quanto riguarda lo stile di regia: "Ho seguito ossessivamente i personaggi: non mi sono staccato un secondo da loro, inquadrandoli da angolazioni differenti e spesso concentrandomi su alcuni dettagli del loro corpo, come un occhio o la nuca, per cercare di trasmettere il loro punto di vista".
L'ambizione di una trilogia e il debutto europeo
Secondo le intenzioni degli autori, 1992 è nato come il primo tassello di una trilogia, che, se sarà confermata, arriverà fino all'anno 1994. La prima stagione debutterà in Italia, e contemporaneamente in Gran Bretagna, Germania,Irlanda e Austria, il prossimo 24 marzo su Sky Atlantic HD.