Le emozioni sono tornate! Ma sono di più: Inside Out 2, sequel del film di Pete Docter uscito nel 2015, entra ancora nella mente di Riley, in cui ritroviamo Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, ma stavolta la troviamo cresciuta, in quella fase delicatissima che è la pubertà, ovvero il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Con la crescita c'è bisogno di sentimenti più complessi ed ecco quindi che arrivano, come dicevamo, delle nuove emozioni: Ansia, Invidia, Imbarazzo ed Ennui, ovvero la noia. Sono loro a prendere il controllo della vita emotiva di Riley che, a 13 anni, non può che essere un caos totale.
Nelle sale italiane dal 19 giugno, Inside Out 2 vede quindi le vecchie e le nuove emozioni confrontarsi e dover capire come coesistere per il bene di tutti. Nuovi personaggi significa quindi nuovi doppiatori: le voci italiane di Ansia, Invidia, Imbarazzo ed Ennui sono rispettivamente Pilar Fogliati, Marta Filippi, Federico Cesari e Deva Cassel (che raccolgono il testimone di Maya Hawke, Ayo Edebiri, Paul Walter Hauser e Adèle Exarchopoulos). Nella nostra intervista ci parlano di sarcasmo, "polizia mentale" e di come non farsi scoraggiare dagli errori.
Inside Out 2: intervista alle voci italiane
Le nuove emozioni, lo dicono loro stesse, sono più complesse e portano stati d'animo differenti in Riley. Ennui, ad esempio, che fa nascere nella ragazza il sarcasmo che, come vediamo nel film, è in grado di creare delle vere e proprie voragini (oltre che grande irritazione nei genitori). Quanto è importante il sarcasmo nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza?
Secondo Deva Cassel: "Il sarcasmo secondo me è una delle armi più potenti. E la noia la spinge al cento per cento. È molto importante sapersi difendere usando le cose che sono represse dentro di noi: può essere sia utile che divertente. E stimolante". Per Federico Cesari invece: "Io temo molto il sarcasmo, perché non riesco mai a capire effettivamente quello che si vuole comunicare. Non riesco a capire quanto è spinta in là la linea sarcastica, quindi molto spesso mi crea un grande fraintendimento. Di conseguenza non sono uno che usa molto il sarcasmo".
Una maestra della risata come Pilar Fogliati invece: "È una capacità, una tendenza che ti arriva crescendo. Quando cominci a saper trovare un distacco dalle cose che dici, a dire il contrario per dire un'altra cosa. Arriva quando cominci a giocare con te stessa, con il linguaggio. Vuol dire che stai crescendo e riesci a guardare le cose in un altro modo. È molto interessante che l'abbiano inserito e che, a 13 anni, inizi a saperlo utilizzare anche per uscire da delle situazioni". D'accordo Marta Filippi, un'altra che di sarcasmo se ne intende: "Tutto quello che non ho il coraggio di dire lo dico con il sarcasmo. È lo strumento ideale. Certo, è rischioso perché distorce la realtà, però lo uso tantissimo".
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Inside Out 2 e gli errori
Nel film vediamo che le emozioni primarie devono affrontare un percorso difficile per tornare alla postazione di comando. A un certo punto va tutto talmente storto che perfino un'ottimista perenne come Gioia si scoraggia. È a quel punto che interviene Rabbia e le fa capire che non può farsi fermare dagli errori commessi. Coma si fa a non farsi scoraggiare dalle decisioni sbagliate?
Per Cesari: "È ovvio che nel momento in cui accade l'errore è sempre un momento di crisi. Dipende poi molto anche da quanto si è severi con se stessi. Però è proprio dai momenti di crisi che si impara qualcosa: se vivessimo una vita statica e non rischiosa non cresceremmo mai umanamente". Per Fogliati invece: "Probabilmente devi cambiare obiettivo, perché hai fallito! No, questa è una risposta sarcastica. Quella vera è che bisogna cercare di riprovarci e godersi quel momento, non l'obiettivo".
Per Filippi: "Non si deve minimizzare. Aver fallito al primo tentativo è utile per prendersi del tempo per maneggiare la rabbia e la tristezza che questa cosa ci provoca. Non si deve minimizzare, passare sopra all'errore, ma concedersi il tempo per capire le proprie sconfitte". Deva Cassel invece cita una famosa battuta del film L'odio, in cui recita il padre Vincent Cassel: "Nel francesismo di Ennui direi che posso usare questa frase che trovo molto giusta: c'est pas la chute, c'est l'atterrissage. Ovvero: non è la caduta che conta, è l'atterraggio".
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Inside Out 2 e la polizia mentale
A un certo punto viene nominata la polizia mentale: a volte ce ne sarebbe davvero bisogno. Abbiamo quindi chiesto agli attori quando sentono che sarebbe utile per loro. Pilar Fogliati: "Quando hai perso il controllo hai bisogno di qualcun altro che ti dia delle regole. Va benissimo. Serve una disciplina a volte, quindi devi distaccarti e dare il controllo a qualcuno che, con lucidità, senza farsi prendere dall'emotività, gestisca tutto. È molto impegnata la mia polizia mentale".
Per Filippi: "A noi donne dicono sempre che abbiamo un carico mentale, anche se in realtà penso che appartenga un po' a tutti. Quando la testa si affolla di pensieri, di cose che dobbiamo fare, che viste tutte insieme sembrano arrivare come una slavina, in quel caso mi servirebbe proprio la polizia mentale che, come gli steward ai concerti, fa fluire lateralmente i pensieri". D'accordo Cassel: "Sì, quando c'è un accesso di stress ci vuole qualcosa che incatena questa emozione e la butta da qualche parte, per lasciare spazio alle idee vere".
Infine Cesari, che, oltre a fare l'attore, è anche laureato in Medicina, e questi temi li ha anche studiati: "Io devo imparare a gestire meglio la noia, perché nella noia mi sovraccarico di pensieri, voglia di fare. Ho una tendenza a non rimanere nella noia e cercare del movimento, che è anche mentale. Quindi in quel momento avrei bisogno di dare un'inquadrata e un ordine a tutto".