In marcia coi lupi, recensione: un romanzo di formazione, selvaggio e poetico

Jean-Michel Bertrand racconta le dinamiche tra i lupi, affrontando un viaggio tra le Alpi Francesi. A tratti quasi magico. In sala.

Un momento de In marcia coi lupi

L'Europa, quel luogo che, dietro gli slogan liberali e democratici, continua a tradire i propri ideali in nome di logiche populiste, commerciali, demagogiche. Tra le novità, si fa per dire, il declassamento che vedrebbe i lupi solo "protetti" e non più "rigorosamente protetti" (e immaginiamo quanto sia ben accolta in Italia una roba del genere, dato il recente sostegno politico ai cacciatori). Dunque un sostanziale cambio della Convenzione di Berna, cappello a protezione di specie animali e vegetali che necessitano particolare attenzione.

In Marcia Coi Lupi Foto Del Film
Una suggestiva immagine del film

Continui passi indietro rispetto alle politiche ambientali, al netto delle frasi di circostanza (che ormai non convincono più). Un moto di rabbia e di impotenza, a leggere certe notizie, anche alla luce dell'opera di Jean-Michel Bertrand, ovvero In marcia coi lupi (al cinema il 16,17,18 giugno). Non c'è che dire: un film documentario - ma non solo - che sfiora il trascendente, rimarcando, qualora ce ne fosse bisogno, l'inafferrabile meraviglia della natura.

In marcia coi lupi: un viaggio magico

Accompagnato da una lieve voce fuori campo, una narrazione onniscente e sussurrata che pare leggere le immagini, Bertrand si avvicina ai lupi (e a molti altri animali), seguendoli nel loro habitat naturale. Tre anni di riprese, una troupe ridotta all'osso (anzi, al midollo) e la macchina da presa che gira e vola attorno al fulcro delle Alpi Francesi (fino al cuore fitto della foresta di Giura), sottolineando - attraverso sentieri perduti - il ritorno dei lupi dopo ottant'anni.

In Marcia Coi Lupi Scena Del Docmentario
I lupi in una scena

Zaino in spalla, il regista documenta il comportamento dei lupi nomadi, indagando l'indole quasi anarchica dei lupacchiotti più giovani, che rifiutano le logiche del branco, affrontando in solitaria un territorio ostile, e già occupato dalla presenza di altri lupi, poco inclini ad accettarli. Una sorta di coming-of-age, se vogliamo leggerla in altri modi. Non manca poi l'elemento umano che, come da scontato cliché, rende la vita degli animali ancora più complicata.

Tutta la poesia della natura

Essenzialmente, In marcia coi lupi è un viaggio intimo capace di sfidare il limite superando il senso stesso del documentario. Jean-Michel Bertrand, dopo La vallée des loups (uscito nel 2016) diventa parte di un cosmo impervio e brutale (e di conseguenza molto cinematografico), capace di regalare attimi di accecante e sincera bellezza. Il regista azzera la distanza, storce lo sguardo, sfrutta le ottiche come occhio sensoriale aperto ad una realtà incontaminata nel quale le uniche strade che esistono sono tracciate dalle impronte dei lupi. C'è quasi un senso d'avventura, di magia, di inspiegabile mistero. Uno studio, quello di Bertrand, che si regge seguendo le regole ferree dei lupi, illuminando un cammino rivelatore, a tratti capace di inquietare, sorprendere, meravigliare.

In Marcia Coi Lupi Frame
Jean-Michel Bertrand

Tuttavia, potrebbe risultare un filo ridondante il soave accompagnamento musicale, capace di staccarci dal senso di precaria e fragile illusione cercata dal regista, che punta ad una irrazionalità eterea, e se vogliamo commovente. In marcia coi lupi, allora, si scolla l'etichetta del più classico racconto documentaristico, diventando una sorta di romanzo per immagini che, pagina dopo pagina, riflette tutta la selvaggia poesia del mondo animale, di cui anche l'uomo, malgrado tutto, fa parte.

Conclusioni

Un viaggio, un cammino, l'esplorazione della natura nella sua declinazione più profonda e completa. In marcia con i lupi va oltre il senso del documentario diventando una sorta di romanzo di formazione, in cui la magia selvaggia della natura prende possesso delle immagini. A tratti quasi onirico e spirituale.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Le riprese.
  • Il senso quasi magico.
  • Oltre il genere documentaristico.

Cosa non va

  • A volte la musica è ridondante, e altera le sequenze.