Recensione Una soluzione razionale (2009)

Nonostante non manchino elementi da commedia, 'Una soluzione razionale' è fondamentalmente un'analisi sui comportamenti umani e in particolare sulla coppia.

In amore troppe regole

Si può razionalizzare l'innamoramento? E' possibile ridurre la passione, una passione così forte da farti tradire il coniuge e gli insegnamenti di Dio, ad una semplice lista di regole da osservare religiosamente? Ed è possibile accettare in maniera adulta e tranquilla che la propria metà, quella con cui si è condivisa gran parte della propria vita, ami qualcun altro? Tutto questo, e molto altro, si chiede il regista Jorgen Bergmark che con questo Una soluzione razionale debutta dietro la macchina da presa dopo essere stato nel 2003 co-sceneggiatore e produttore di Kitchen stories - racconti di cucina.

La storia è semplice ma non banale: Erland e Sven-Erik sono due colleghi di lavoro che ultimamente hanno approfondito la loro conoscenza e sono diventati amici. Quando ad una festa Erland conosce Karin, la moglie di Sven-Erik, tra i due scatta immeditamente la scintilla della passione e cominciano i primi incontri di nascosto. Ma ben presto per i due amanti la situazione si fa insostenibile e decidono così di essere sinceri con i rispettivi coniugi: Karin confessa a Sven-Erik di essersi innamorata del suo miglior amico ed Erland deve dire a sua moglie May, insieme alla quale dirige un corso di consulenza matrimoniale in parrocchia, di voler iniziare una relazione con l'altra donna.

I due traditi sono ovviamente shockati ma più comprensivi del previsto, tanto da acconsentire a mettersi tutti e quattro intorno ad un tavolo e discutere della situazione e delle conseguenze: è a questo punto che viene fuori la "soluzione razionale" del titolo, quando Erland propone di provare a vivere tutti insieme sotto un tetto e di lasciare che lui e Karin possano sfogare la loro passione senza segreti e sensi di colpa, in questo modo l'infatuazione non potrà che scomparire.

Ma ovviamente la situazione reale di razionale non ha proprio nulla, l'essere adulti e maturi non significa sapere tener a bada sentimenti come la gelosia ed è così che nemmeno le regole scritte e solo in apparenza accettate da tutti possono garantire una durata ad una situazione che il loro stesso parroco definisce "non normale". Cosa penserebbero d'altronde gli altri membri della parrocchia che da tempo ascoltano i consigli matrimoniali della coppia Erland/May? Al contrario del più ingenuo marito, la donna si pone il problema e impone la massima riservatezza, ma l'amore e la speranza le permettono di superare ogni umiliazione, almeno finché non capisce che quella speranza di tornare ad una situazione "normale" è andata persa da lungo tempo.

Nonostante non manchino elementi da commedia, il film è fondamentalmente un'analisi sui comportamenti umani e in particolare sulla coppia, un tema caro all'Ingmar Bergman la cui (pesantissima) ombra è presente per tutta la pellicola, a cominciare delle due bravissime attrici Pernilla August e Stina Ekblad, entrambe nel capolavoro Fanny e Alexander del maestro svedese. Nel finale addirittura si sfiora la tragedia ma non manca un ultimo barlume di ottimismo, almeno per chi all'amore ha saputo dire addio; quasi a dimostrazione che, al contrario della passione, la fine di un amore si può razionalizzare, anche se - come dice la canzone sui titoli di coda, Love Hurts, può far male.

Movieplayer.it

3.0/5