L'Europa ama Im Sang-soo e lui, a quanto pare, ricambia. Il Festival di Cannes lo ha voluto due volte in competizione: nel 2010 con The Housemaid e, due anni dopo, con l'ideale sequel The Taste of Money. Il Florence Korea Film Fest lo ha ospitato ripetutamente e nel 2007 gli ha dedicato un retrospettiva completa. Lui non nasconde la soddisfazione nel fare ritorno nel capoluogo fiorentino e coglie l'occasione dell'anteprima italiana dell'intrigante The Taste of Money per riflettere sul suo modo, caustico e provocatorio, di fare cinema e per tributare il giusto riconoscimento ai suoi maestri, tutti rigorosamente italiani. Lo incontriamo in una saletta del tempio del cinema fiorentino, il leggendario Cinema Odeon.
The Taste of Money prosegue la disamina dell'alta società coreana intrapresa con The Housemaid. Come mai hai sentito la necessità di riprendere il discorso da dove lo avevi lasciato?
Im Sang-soo: Tra dieci anni la società coreana avrà un problema: gli imprenditori avranno un potere più grande di quello dei politici. Questo è un processo in corso da tempo, ma ora sta subendo un'accelerazione perciò ho voluto mostrare la situazione nei miei film. La maggior parte dei coreani sente l'esigenza di accumulare denaro. Il modello vincente è quello degli imprenditori che hanno un potere immenso. Anche nel mercato cinematografico la situazione si ripete. Sono i grandi produttori ad avere il controllo soffocando la libertà individuale.
Nel tuo percorso hai scelto di raccontare la storia di una sola famiglia.
Nami, la bambina che alla fine di The Housemaid assiste all'omicidio della cameriera, è una potenziale distruttrice del sistema che descrivo. E' l'unica che può sfuggire alla dittatura del denaro perciò volevo seguirne la crescita, capire come la famiglia da cui proviene avrebbe influenzato il suo carattere. La ritroviamo da adulta in The Taste of Money e scopriamo cosa le è accaduto. Al di là di questo, però, i due film sono separati e indipendenti.
Quest'anno il Florence Korea Film ospita una retrospettiva dedicata all'eros. Il tuo cinema, pur aderendo ad altri generi, è permeato da una forte componente erotica. Come mai questa scelta?
Per attirare un po' di sponsor ho inserito alcune scene erotiche nei miei film, ma devo ringraziare i critici che hanno paragonato la mia visione dell'erotismo alla morte.
In Occidente la censura non perdona eccessi di sesso e violenza. Come è la situazione in Corea?
Da noi sesso e violenza non sono un problema, ma la censura è molto severa quando si tocca l'argomento politico.
Molti film coreani sono caratterizzati da un alto tasso di violenza. Anche il pubblico è differente da quello occidentale perché sembra tollerare una tasso di sadismo più elevato. Come te lo spieghi?
La società coreana è molto violenta, ma ciò deriva da ragioni storiche. Abbiamo subito anni e anni di occupazione. Per 36 anni la Corea è stata una colonia del Giappone e la popolazione ha subito terribili violenze. Siamo stati costretti a partecipare alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'indipendenza ci sono stati tre anni di guerra coreana, poi abbiamo partecipato alla Guerra del Vietnam. Per 25 anni il paese ha avuto un governo militare e alla fine l'impegno più grande della popolazione è stato quello di tornare alla normalità.
Quest'anno i colleghi coreani Kim Ji-woon, Park Chan-wook e Bong Joon-ho sono stati chiamati a lavorare in Occidente. Come giudichi il loro esordio?
Prima di The Housemaid anche io ho avuto contatti con una produzione francese per dirigere un film che parlava di una donna coreana residente a Parigi. Avevo già scritto la sceneggiatura, ma alla fine non se ne è fatto di niente. Ci sono dei registi coreani che aspirano al mercato internazionale e li capisco bene perché il mercato coreano è molto piccolo. E' difficile dire se hanno fatto bene o no perché i film di Bong e Park non sono ancora usciti. Vedremo.
Nei tuoi film ci sono numerosi riferimenti alla società occidentale, per esempio l'uso del vino, che in Cprea non è particoalrmente pregiato, o la moda. Perché insisti così tanto su questi aspetti?
La cultura europea delle classi alte e dei nobili ha influenzato l'alta borghesia coreana. Nel sottotesto, però, c'è una critica alla cultura e alla politica occidentale visto che i coreani ne hanno assunto le abitudini peggiori. A me non interessa mostrare la grande tradizione orientale del passato, ma scavare nel lato oscuro della società contemporanea.
A questo proposito, uno dei personaggi principali di The Taste of Money è un occidentale, un americano, che ha un ruolo chiave nella storia. Come mai questa scelta?
Nella struttura gerarchica della famiglia mostrata nel film al gradino più basso si trova la servitù. Sopra c'è il padre, il capofamiglia, poi la moglie, che è colei che detiene il denaro, ma sopra ancora c'è l'industriale americano che funge da osservatore. Lui non ha stima per i coreani, è consapevole della corruzione che alberga nella società. E' la figura più potente perché ancora oggi verso gli Stati Uniti c'è una forma di sudditanza.
E' vero. In una scena del film la protagonista molesta sessualmente un uomo dicendogli 'Stai fermo'. Le attrici che hanno assistito a questa scena erano molto soddisfatte perché questo dimostra il cambiamento di mentalità avvenuto nella società coreana. Un tempo una scena simile non sarebbe stata ipotizzabile.
Visivamente i tuoi film si caratterizzano per un'estrema cura formale. Quali sono i tuoi punti di riferimento. Hai dei modelli orientali o occidentali?
Senza dubbio il mio cinema è influenzato dalla grande tradizione di Hollywood e dai maestri europei. Per quanto riguarda l'Oriente i film cinesi sono grandiosi, ma a me non interessa mostrare la tradizione o la bellezza della cultura asiatica quanto indagare il presente. I miei modelli sono Fellini, Visconti e De Sica. Per rappresentare il borghese libertino mi sono ispirato a La dolce vita, ma l'autore che più mi ha influenzato è De Sica. Ho visto Ladri di biciclette a dieci anni e penso di aver deciso di fare il regista proprio in quel momento.
Il tuo prossimo progetto?
Tornerò a parlare di denaro, ma stavolta cambierò punto di vista. I protagonisti del mio prossimo film saranno due giovani poverissimi.