Cominciamo questa nostra recensione di Illusioni mortali, diretto da Anna Elizabeth James e distribuito da Netflix, come mai vorremmo fare ultimando la visione di un film: difficile salvare qualcosa di questo thriller (blandamente) erotico dalle premesse piuttosto banali, dallo svolgimento confuso ed infarcito di cliché, e da una caratterizzazione dei personaggi che definire abbozzata e superficiale è dire poco. Non che questo genere di film solitamente brilli per originalità (qui il collegamento più facile è con una pellicola di quasi trent'anni fa, La mano sulla culla), ma con dei colpi di scena ben assestati e la giusta costruzione di atmosfera e tensione non è difficile catturare lo spettatore, che il più delle volte riesce a chiudere un occhio sui più o meno evidenti difetti della sceneggiatura: questo decisamente non vale per Illusioni Mortali, di cui non ci ha colpito nemmeno il finale (di solito tra i momenti più incisivi e memorabili di questo tipo di storie), e i cui titoli di coda ci lasciano con addosso una sensazione tra l'annoiato disappunto ed il sollievo.
La misteriosa nuova arrivata
La protagonista di questa storia è Mary (la Kristin Davis resa famosa da Sex and the City), un'autrice di best seller (thriller dalle tinte erotiche per la precisione) che, dopo anni di pausa, è costretta ad accettare una ghiottissima offerta da parte del suo editore per un nuovo libro. Suo marito Tom (Dermot Mulroney) ha messo a rischio le finanze familiari con alcuni investimenti sbagliati, e lei si sente obbligata a scendere nuovamente in campo per rimpinguare il conto comune. Bilanciare la vita di moglie perfetta, madre di due gemelli e scrittrice extraordinaire però non è facile e Mary accetta il consiglio di un'amica di rivolgersi ad un'agenzia per tate di lusso, assumendo così qualcuno che l'aiuti nella gestione del nuovo menage familiare. A catturare la sua attenzione tra tutte le aspiranti baby sitter è la candida Grace (Greer Grammer), tanto per il suo vivace intelletto e per la sua dolcezza con i bambini, quanto proprio per la sua acerba avvenenza: Mary si sente infatti subito attratta dalla nuova arrivata, e presto verrà trascinata in una relazione sempre più intima con la giovane dipendente (dallo shopping di intimo sexy ai saffici incontri nella vasca da bagno).
Più la storia procede più, però, le cose si fanno confuse: Mary vacilla tra sogno e realtà, non del tutto certa che quanto stia accadendo tra lei e Grace (che sembra nutrire anche un particolare interesse - come da tradizione per questo tipo di storie - per suo marito Tom) sia vero o semplicemente una (mortale) illusione. Il rapporto tra le due si fa sempre più morboso, le dinamiche sempre più strane e pericolose. Chi è veramente Grace? L'innocente lolita del giorno in cui è stata assunta (attratta da Mary) o la matura femme fatale (che ne insidia il marito)? Insieme a Mary, il cui equilibro mentale pare farsi sempre più precario, scopriremo che la giovane baby sitter potrebbe essere entrambe le cose.
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Tre personaggi in cerca di spessore
Non possiamo che soffermarci per prima cosa sulla costruzione dei personaggi, che in un thriller psicologico come questo dovrebbe essere di fondamentale importanza. Purtroppo i tre protagonisti di Illusioni mortali - Mary, Grace e Tom - restano sempre talmente abbozzati da non riuscire a creare alcun tipo di connessione emotiva con lo spettatore, che si ritrova a seguire la vicenda che li riguarda con distacco e disinteresse. Sono personaggi che vivono esclusivamente nel presente, di cui immaginiamo a grandi linee trascorsi e passato dalle poche informazioni che vengono inserite qua e là nelle conversazioni, ma che non sono sufficienti per permetterci di comprenderli veramente (men che meno di affezionarci a loro).
Se un alone di mistero sarebbe essenziale per il personaggio di Grace, che dovrebbe lasciarci sempre sul filo del dubbio, in questo caso non si riesce però a fare il passo successivo e a renderlo tridimensionale: quando finalmente arriva la grande rivelazione sul perché del suo modo di agire è così superficialmente accennata da non dare a chi guarda una vera (e soddisfacente) spiegazione. Le interpretazioni di Kristin Davis, Greer Grammer e Dermot Mulroney, non aiutano: soprattutto le due protagoniste femminili attribuiscono a Mary e Grace gestualità e atteggiamenti fin troppo caricaturali (la Davis sembra far fatica a mettere da parte le movenze del suo personaggio in Sex and the City), ottenendo risultati decisamente macchiettistici.
Un film che non cattura chi guarda
Come vi accennavamo in apertura, in Illusioni mortali non si salva, oltre ai personaggi, nemmeno lo sviluppo della trama, che passa da essere lacunoso e confuso a semplicemente noioso. Il finale, che dovrebbe tirare le fila di quanto detto in precedenza, non riesce a dare una spiegazione sufficientemente interessante del mistero che ci viene imbastito davanti. Sarebbe forse bastato approfondire di più alcuni spunti, come il collegamento tra il nuovo romanzo scritto da Mary e quello che sta accadendo (di cosa parla il libro ci viene detto quasi nulla) o il passato di Grace (che necessitava decisamente più spazio), e il tutto sarebbe risultato almeno un po' più intrigante. Più sostanza, quindi, e meno languidi ammiccamenti tra le due protagoniste, avrebbe reso questo film qualcosa di più che qualcosa da dimenticare.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Deadly Illusions ribadendo, ancora una volta, quanto del film diretto da Anna Elizabeth James ci sia poco da salvare: la trama lacunosa e confusa e la caratterizzazione dei personaggi abbozzata e superficiale lo rendono una pellicola che non riesce mai ad intrigare e a catturare lo spettatore.
Perché ci piace
- Qua e là ci sono spunti interessanti…
Cosa non va
- …che però non vengono mai approfonditi a dovere.
- I personaggi non vengono caratterizzati.
- La storia lacunosa e mal sviluppata.