Ci sono volte in cui a fare questo lavoro ci sentiamo fortunati. Altre in cui realmente lo siamo! Questo è uno dei casi, perché le immagini de Il viaggio di Arlo che ci sono state mostrate alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma sono le prime mostrate ad un pubblico di qualsiasi tipo, sequenze in parte completate una settimana fa che anche tanti dello studio di Lasseter non hanno ancora potuto ammirare.
Ammirare, è questa la parola chiave nel descrivere le prima scene de Il viaggio di Arlo, che lo Story Supervisor Kelsey Mann ha accompagnato al festival della Capitale. Scene magnifiche quanto emozionanti, che ci hanno conquistati da subito, divertendoci, coinvolgendoci e portandoci in un particolare momento anche sull'orlo delle lacrime. E quando uno studio riesce a commuovere anche con frammenti estrapolati dal flusso narrativo di un film... Bè vuol dire che quello studio risponde al nome di Pixar!!! Ma forse è meglio iniziare dall'inizio.
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E se...
Si scherza in rete sui presupposti dei diversi film Pixar. "E se i giocattoli avessero sentimenti?", "e se i mostri avessero sentimenti?", "e se i robot avessero sentimenti?", e così via fino a Inside Out che quei sentimenti li ha messi al centro del racconto. Verrebbe naturale pensare ad Arlo come una nuova versione "e se i dinosauri avessero sentimenti?" Invece un e se come presupposto della storia c'è, ma è diverso: e se l'asteroide che colpì la terra causando l'estinzione dei dinosauri avesse mancato il bersaglio? Cosa sarebbe accaduto e come si sarebbero evoluti? Che ne sarebbe stato di noi umani? È in questo mondo alternativo che si sviluppa la storia de Il viaggio di Arlo, un mondo di frontiera con qualche venatura western di cui i nostri protagonisti sono solo un parte, benché la più importante.
Un bambino e il suo cane
"Quello che volevamo realizzare," ci dice Kelsey Mann introducendo i quasi trenta minuti di sequenze de Il viaggio di Arlo, "è la storia di un ragazzo e il suo cane... Solo che il ragazzo è un dinosauro di nome Arlo e il cane un bambino umano." Eccola là, l'originalità Pixar in tutta la sua essenza, quella capacità di trovare sempre lo spunto per rendere unica e personale anche la più classica delle storie. E quella di The Good Dinosaur (questo il titolo originale che mette il giovane Arlo al centro) è appunto una storia classica, di un giovane che perde il padre e viene portato via dalla propria famiglia dalla corrente del fiume (è la prima delle scene che abbiamo potuto visionare, che hanno mostrato da subito il livello tecnico incredibile del film, nella resa dell'acqua che scorre imponente). Quello che invece sottolinea il titolo italiano è il percorso che il questo dinosauro, buono, di gran cuore ma terribilmente fifone, dovrà compiere per ricongiungersi con la famiglia smarrita. Stringendo poco a poco una forte amicizia con il cucciolo d'uomo che risponde al nome di Spot (ed è su loro due, sulle loro prime interazioni, che si concentrano le sequenze successive che abbiamo potuto ammirare).
Pixar ai massimi livelli
Abbiamo visto solo trenta minuti e una parte di noi ci avverte che dovremmo moderare l'entusiasmo, quindi rimandiamo giustamente giudizi completi e dettagliati a dopo la visione del film nella sua interezza. Però possiamo dire che le carte in regola per fare l'ennesimo gioiello ci sono tutte e sarebbe il secondo in pochi mesi dopo Inside Out che qui da noi è uscito da un mese. C'è l'incredibile definizione dei personaggi, non solo del goffo e buffo protagonista e del selvaggio bambino umano caratterizzato come un esuberante cucciolo di cane, ma anche del triceratopo mimetico e spaventato che si accompagna di una serie di animali assortiti e pittoreschi e dei tirannosauri un po' cowboy in cui Arlo e Spot si imbattono nel corso del loro cammino, protagonisti di una folgorante sequenza intorno al fuoco in cui ognuno racconta la provenienza delle proprie cicatrici (un'altra delle scene che abbiamo gustato). C'è la solita cura infinita nei dettagli, che siano quelli grafici e ambientali o quelli nell'animazione dei personaggi, dalla goffagine di Arlo alle movenze e atteggiamenti canini di Spot, quei particolari che li rendono vivi e unici. C'è la capacità di immergere lo spettatore nella storia, renderlo partecipe delle gioie e i drammi dei protagonisti, annullando la barriera che lo schermo inevitabilmente pone. C'è infine l'incredibile livello tecnico, sempre più evidente a dispetto di un character design da animazione classica, una costruzione grafica che si evidenza negli incredibili fondali, nella perfezione di foglie, acqua e fino alla pelle di Arlo.
Conto alla rovescia
Dobbiamo aspettare ancora un mesetto per vedere Il viaggio di Arlo al completo (in Italia il film sarà in sala il 25 Novembre, dopo l'uscita americana del 19), ma dopo questa succosa anteprima non possiamo far altro che dare il via al conto alla rovescia finale. Potranno esserci due film Pixar sul podio dei migliori dell'anno?