"Un bambino con due mamme. Si può fare? Due mamme, e tutte e due importanti. Una più presente fisicamente, l'altra presente all'interno, in modo spirituale". Non ci gira intorno Cristina Comencini, quando le chiediamo quale sia il valore assoluto de Il treno dei bambini, ottimo adattamento targato Netflix tratto dal libro di Viola Ardone. Siamo nel 1946, la guerra è appena conclusa ma, tra i vicoli dei Quartieri, regna la miseria. Allora, Antonietta, decide di affidare suo figlio Amerigo (Chrstian Cervone) ad uno di quei treni della felicità con destinazione Nord Italia. Qui, il ragazzino viene accudito da Derna, senza però mai dimenticare la sua mamma naturale.
Ad interpretare Antonietta e Derna troviamo Serena Rossi e Barbara Ronchi, perfette nella loro complicata demarcazione emotiva. Talmente brave da percepirle sempre in scena, anche quando non ci sono. "Loro corrispondono a distanza, perché è il bambino che le mette in contatto", ci dice la regista. "Durante le riprese Barbara e Serena non si sono mai incrociate. Ma per noi spettatori loro sempre insieme".
Il treno dei bambini: video intervista a Cristina Comencini, Serena Rossi, Barbara Ronchi
Sui rispetti ruoli, Serena Rossi spiega a che "Sono due mamme che lasciano in eredità a questo bimbo qualcosa di grande. Qualcosa che porterà dentro di sé per sempre. Chiaro, c'è la separazione, ma c'è anche la passione della musica che gli lascia mamma Antonietta. Tutto questo resta nelle orecchie e nell'anima del bambino. Una propensione al talento che rimane, fino all'altra mamma, Derna".
Per Barbara Ronchi, invece, "Con grande rispetto abbiamo affrontato la storia di una mamma che mette un bambino su un treno. Bambini che non avevano mai visto la neve. In quella fiducia c'è già una grandissima cosa che qualcuno può fare per te".
Il treno dei bambini, recensione: Cristina Comencini e la semplicità di un film importante
Una riflessione che dialoga con il presente
Il treno dei bambini, tra l'altro, riflette e dialoga con il presente: bambini segnati dalle guerre, rifugiati, profughi. Una salvaguardia dell'infanzia costantemente minacciata, così come è minacciata la maternità stessa. "Chi farei salire sul treno? Tutti", continua Barbara Ronchi durante la nostra video intervista. "E non solo per farli fuggire da una guerra. Ma anche per far vedere loro cosa c'è dall'altra parte. Vedere, viaggiare e tornare. Nulla è nostro, è tutto di tutti. Hai un sogno? Mettiamo questi bambini nella sicurezza di viaggiare sicuri".
Una dimensione attuale e un messaggio chiaramente politico, calcato con intelligenza da Cristina Comencini. "Bisognerebbe salvare e mettere su un treno i bambini che arrivano da noi. Preferiremo che l'accoglienza sia in Italia, e non altrove. È un lavoro, e bisogna lavorare alle cose per farle funzionare. Raccontiamo nel film qualcosa che ha effettivamente funzionato. Settantamila bambini si sono spostati. Hanno mangiato, hanno scoperto un nuovo modo di vivere, ricominciando. Ed è bello che ci sia il Nord e il Sud. Le differenze di un paese sono una ricchezza gigantesca. Oggi non ce ne rendiamo conto. Essere altruisti è un valore che riempie la vita. Non è solo una questione morale, ma anche legate al valore della felicità".