Il Signore degli anelli: La guerra dei Rohirrim non è un film perfetto, ma su un aspetto non abbiamo dubbi: l'ottima scrittura che lo rende avvincente, contemporaneo ma allo stesso tempo anche perfettamente calato nel mondo ideato da J. R. R. Tolkien del quale mantiene intatto lo spirito e le ambientazioni. Il merito è sicuramente di Philippa Boyens e del team di sceneggiatori che hanno fatto sì che ogni elemento della narrazione fosse coerente con un mondo così complesso e amato come quello della Terra di mezzo. Le vicende di Héra, infatti, portano su schermo una storia dove una giovane donna sceglie di non piegarsi alle convenzioni e ad una serie di retaggi che la costringevano in un ruolo non voluto.
In fuga con il suo popolo e sotto l'assedio del respinto Wulf, la protagonista dovrà per prima cosa pensare a come mettere in salvo la sua gente impedendo, allo stesso tempo che il suo assalitore porti devastazione e morte nelle terre di Rohan. La guerra dei Rohirrim, infatti, non cede alla retorica ma propone una storia inedita e in qualche modo autentica, frutto di una penna che ben ben conosce il mondo de Il Signore degli Anelli specialmente perché mente attiva dietro la realizzazione della celebre trilogia cinematografica di Peter Jackson.
Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim: la nascita del progetto
Ed è da lì che siamo partiti per farci raccontare da Philippa Boyens l'idea dietro questo nuovo progetto per il quale Jackson stesso è tra i produttori: "Ero un po' scettica quando sono venuti da noi per la prima volta chiedendoci di fare un Signore degli anelli animato, soprattutto perché cercavo di immaginare quale forma d'animazione. Peter era molto dubbioso, ma lui e Fran - ndr. Fran Walsh - hanno accolto la proposta e poi si è trattato di decidere quale forma dargli. Quindi, quando qualcuno della Warner è venuto da noi a proporci un anime mi è venuta subito in mente questa storia in particolare. Non so, il mio istinto mi ha detto che avrebbe funzionato. Sentivo che la cultura dei Rohirrim si inserisse in modo naturale all'interno della grande cultura cinematografica giapponese."
E a creare quella continuità con l'opera cinematografica è anche la meravigliosa voce di Miranda Otto, qui in veste di narratrice: "Èowyn è stata il nostro punto di partenza, è lei a narrare la storia. Ne ho parlato con la meravigliosa Miranda Otto, che ha dato vita ad Èowyn nel film live-action. Abbiamo parlato del fatto che probabilmente il suo personaggio sta raccontando questa storia ai suoi figli mentre è a Gondor. Lei sarebbe stata la principessa dei Rohirrim che è andata a Gondor e lì ha poi vissuto. Potrebbe esserci un po' di nostalgia per la sua patria e l'abbiamo usata come ispirazione, in modo da sentire come autentica la presenza di una donna. Volevamo che risultasse autentico che una donna si ergesse a difesa del suo popolo perché il professor Tolkien l'aveva già fatto, l'aveva già esplorato. Ma ad essere onesti, dopo di questo, abbiamo esaurito la narrazione insieme a lei, quindi abbiamo cercato di rimanere il più autentici possibile nel creare il resto della storia della protagonista."
Il signore degli Anelli - La guerra dei Rohirrim, recensione: un anime rischioso, ma ben scritto
Ispirarsi a vicende storiche
Héra, infatti, rappresenta con le sue gesta e i suoi desideri quella voglia di emancipazione personale e voglia di conoscenza che alle donne per molti secoli è stata negata. Boyens nell'ideare il personaggio ha pensato proprio a questo : "Ci siamo rivolti ad alcuni personaggi storici femminili, in particolare Ethelfleda, che è la figlia di Alfredo il grande. Si tratta della figlia di un re che ha dovuto difendere il suo popolo: suo padre morì, suo marito morì, suo fratello fu assediato e lei ha guidato il suo popolo e lo ha tenuto unito contro i Vichinghi. Un personaggio che ha fatto veramente quello che Héra fa in questo film."
La sceneggiatrice, poi, continua dicendo: "Nella storia medievale si trovano un sacco di donne che gli uomini vogliono sposare per il loro status ma che poi si girano e dicono "Non voglio Sposarmi!" Oppure "Non voglio sposarti per una serie di ragioni" Succede più volte nella storia e le reazioni degli uomini sono davvero interessanti. Questo è stato un altro filo conduttore a cui abbiamo ritenuto di poter attingere: storicamente era reale e spesso accadeva. Perché per alcuni uomini non si trattava solo di un affronto al proprio ego: queste donne che dicevano no erano una minaccia alla loro autorità. In particolare quelle donne che decidevano che piuttosto che sposarsi sarebbero entrate negli ordini sacri. Credo che per molte di loro fosse così perché in questo modo potevano continuare ad imparare, avevano il permesso per continuare ad imparare, avevano un certo livello di autonomia nella chiesa. Ho anche pensato che fosse molto interessante il fatto che non cercassero il potere ma una sorta di libertà."