C'era una volta, per la precisione nel 1996, Giovani streghe (in originale The Craft), film di Andrew Fleming che nel tempo acquisì un certo seguito fino ad acquisire lo status di cult, anche grazie a qualche componente horror e alla trovata stuzzicante delle streghe adolescenti in una scuola cattolica. A un quarto di secolo di distanza, come vedremo nella recensione de Il rito delle streghe (in originale The Craft: Legacy), grazie al blu-ray che a fine maggio sarà sfornato da Eagle Pictures abbiamo la possibilità ora di vedere il sequel (o forse il reboot?), scritto e diretto dall'attrice Zoe Lister-Jones.
La scoperta di essere una strega
La trama de Il rito delle streghe ripercorre un po' quella del predecessore: Lily (Cailee Spaeny) è un'adolescente timida e insicura, che assieme alla mamma (Michelle Monaghan) si trasferisce in un'altra città dal nuovo compagno di lei (un uomo dalle regole rigide che ha ben tre figli maschi, interpretato da un David Duchovny spaesato e imbolsito), e quindi in una nuova scuola.
Qui dovrà fronteggiare alcuni bulli, ma ben presto Lily scopre di essere dotata di poteri sovrannaturali, una scoperta sconvolgente nella quale è accompagnata da tre amiche, streghe a loro volta: si tratta di Frankie (Gideon Adlon), Tabby (Lovie Simone) e Lourdes (Zoey Luna), che proprio in Lily individuano quel quarto elemento che può dare pienezza al loro potere. Il loro incantesimo per cambiare nel carattere e nei modi Timmy, un bullo misogino, avrà successo e lo renderà un ragazzo con la testa sulle spalle, ma poi il sortilegio avrà anche dei risvolti molto pericolosi.
Nelle streghe della Generazione Z si è persa la carica sovversiva
Lo diciamo subito. Trattandosi di un prodotto Blumhouse, che nel genere si è fatta una certa fama, ci aspettavamo che Il rito delle streghe fosse un prodotto marcatamente horror o quasi. E invece, inaspettatamente, ci troviamo alle prese con una sorta di teen movie classico, anche divertente e mai noioso, ma a tratti perfino un po' zuccheroso, prima che nel finale riesca ad abbracciare derive più inquietanti. Il perché è presto detto: sono cambiati i tempi, dopo 25 anni il mondo delle streghe è stato aggiornato per venire incontro ai gusti dei ragazzi di oggi e alla Generazione Z, ma la sensazione è che nella volontà di adeguare le protagoniste ai nostri tempi, ovvero al mondo dei social, assorbendone stile, meccanismi e atmosfere, si sia persa per strada gran parte della carica sovversiva e oltraggiosa del primo film e il suo spirito ribelle.
Le componenti horror sono scemate, furoreggiano i buoni sentimenti, il soprannaturale è quasi da fiaba e perfino le pratiche magiche son trattate con troppa leggerezza. Insomma non si percepisce mai una vera sensazione di spavento o di tensione, almeno fino al colpo di scena finale, che però arriva un po' fuori tempo massimo e rivela forse la vera natura di sequel.
Sequel, reboot o un restyling poco convincente?
Già, perché a lungo ci si interroga sulla vera natura del film, c'è troppa indecisione sulla strada da prendere: sequel o reboot? Ci sono aspetti che valgono per entrambi: l'epilogo rimanda soprattutto più a un sequel, ma tutte le citazioni e gli omaggi quasi sfacciati a Giovani streghe, del quale il film ripercorre lunghi tratti, fa pensare a un remake con una formula più o meno simile, ma come si diceva modernizzato e adeguato ai nostri tempi. Una sorta di restyling dove però si è persa la magia di un tempo.
La necessità di un'anima femminista in un mondo maschilista
Ci sono comunque spunti interessanti nel nome dell'era #MeToo, come quello dell'amicizia femminile, della solidarietà e di un'anima femminista necessaria per navigare in un mondo dominato dagli uomini, sia in famiglia che in ambito scolastico, dove vige ancora il ruolo dell'uomo forte nella società. E c'è anche il sempre poco trattato tema della bisessualità e dell'orientamento sessuale confuso, con tutte le discriminazioni che ne derivano. Tematiche trattate però un po' di fretta. E tra l'altro le protagoniste mancano di spessore e personalità per valorizzare al meglio questi temi, anche loro sono state aggiornate nel look, ora molto curato e appariscente, tutto shorts e ammiccamenti, in definitiva omologato e non più alternativo. Interessanti invece le scelte nella colonna sonora.
Il blu-ray: un video efficace per dettaglio e croma
E veniamo al blu-ray targato Eagle Pictures grazie al quale abbiamo visto Il rito delle streghe: il prodotto, che uscirà a fine maggio, si tratta tra l'altro del primo titolo novità che Eagle Pictures distribuisce per Sony Pictures. Sul piano tecnico il prodotto è eccellente. Il video offre un quadro nitido e dall'ottima definizione: i primi piani sono ben dettagliati, il trucco sui visi o i vari monili sono ricchi di particolari, e anche quando si tratta di incantesimi magici la resa resta di alto livello, anche se il quadro è un pelo più morbida, soprattutto sui fondali. Anche gli ambienti sono ben definiti, gli esterni risultano molto incisivi, ma pure gli interni di abitazioni e scuola offrono una buona visione. Sul piano cromatico il film è molto vivace, con colori brillanti ma senza strafare, mentre il nero è sempre profondo senza mai soffocare i dettagli.
Audio ottimo e coinvolgente, extra discreti
Buone notizie anche dall'audio, proposto in DTS HD Master Audio 5.1 sia nella traccia italiana che in quella originale. Naturalmente, soprattutto in occasione degli incantesimi, il film ha dei momenti vivaci sul piano sonoro che vengono ben catturati dai diffusori, con un asse posteriore attento alla direzionalità e agli effetti, coadiuvato da un sub aggressivo nelle scene in cui è chiamato in causa. Il risultato è una piacevole spazialità, anche nell'ambienza più tranquilla, ad esempio nella vita scolastica, ma è soprattutto la colonna sonora a sprigionare una grande energia. I dialoghi chiari e puliti completano un buon reparto. Negli extra troviamo quattro scene estese e alternative con intro del regista (12' in tutto) e poi due featurette: L'eredità del franchising (2' e mezzo) con cast e troupe che riflettono sul rapporto con il film originale, e Una storia potente, un regista magico (3') che racconta in pratica la storia e la trama del film.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella recensione de Il rito delle streghe, il film di Zoe Lister-Jones resta troppo in bilico fra sequel e remake, inoltre nell’opera di modernizzazione delle streghe per renderle accattivanti alla Generazione Z, si sono persi per strada la carica sovversiva e lo spirito ribelle di Giovani Streghe. Ma non mancano degli spunti interessanti e la voglia di affrontare temi scottanti.
Perché ci piace
- La voglia di parlare di solidarietà femminile o temi difficili come quello della bisessualità.
- L’ambizione di voler aggiornare la storia e le streghe ai gusti della Generazione Z.
- La qualità tecnica del blu-ray Eagle.
Cosa non va
- Nell’operazione di modernizzazione, però, si è persa un po’ la carica sovversiva e la natura ribelle del film del 1996.
- La componente horror è praticamente sparita.
- Le protagoniste mancano di personalità e l’interpretazione di un Duchovny imbolsito non aiuta.