Il rifugio atomico, la recensione: una serie sulla fine del mondo… senza capo né coda

Dai creatori de La casa di carta, la nuova serie spagnola Netflix ci porta in un bunker sotterraneo per soli ricchi. Tra privilegi e segreti, esce il peggio dell'umanità. Ma anche della serialità. In streaming.

Un'immagine de Il riifugio atomico.

Ne avevamo già parlato in occasione della nostra set visit, ma in ogni caso era chiaro come Netflix puntasse molto sul nuovo titolo di Álex Pina ed Esther Martínez Lobato, i creatori del fenomeno La Casa di Carta. Una buona idea di fondo - forse addirittura ottima - si perde però nei soliti inghippi della serialità spagnola. Nonostante il presupposto sia molto legato ad un'attualità sempre più apocalittica.

Il rifugio atomico: tutti dentro al bunker

Il Rifugio Atomico Scena Cast Serie Tv Netflix
L'appello nella serie Netflix

Che succede se una parte selezionata della popolazione mondiale - in questo caso spagnola - viene portata in un bunker sotterraneo di lusso da loro finanziato per resistere a qualsiasi catastrofe immaginabile, a causa della minaccia di una Terza Guerra Mondiale? No, non siamo nella serie Paradise, anche se l'incipit è in parte simile. In questo caso si tratta di una vera e propria convivenza forzata di un gruppo molto particolare di individui, abituati ad ogni privilegio e comfort.

Parte immediatamente un confronto tra gli ospiti e lo staff: chissà perché, alcuni miliardari vogliono subito chiarire la propria posizione sociale anche quando ognuno dovrebbe contribuire alla causa: "Una volta che inizi a servire, non smetti più". Il Kimera Underground Park diviene così lo sfondo claustrofobico di tutti i suoi occupanti, in particolare di due famiglie segnate da una ferita comune. Isolati in profondità e senza possibilità di fuga, saranno costretti non solo a venire a patti con ciò che hanno fatto ma anche con le alleanze inaspettate che costruiranno lì dentro.

Il rifugio atomico: sul set della nuova serie dei creatori de La casa di carta Il rifugio atomico: sul set della nuova serie dei creatori de La casa di carta

Una scenografia encomiabile, quasi sprecata, e un cast esasperato

Nulla si può dire sul lato della messa in scena. La fotografia, la scenografia, la cura dei dettagli nel set costruito ad hoc (lo abbiamo visto coi nostri occhi) sono tutti funzionali a mostrare il Nuovo Mondo in cui sono costretti a vivere i protagonisti. Purtroppo però non basta se accompagnata da una scrittura che predilige l'effetto sorpresa e il plot twist continuo alla riflessione ed analisi della società contemporanea. Tutto risulta eccessivo ed esasperato, a partire dalla recitazione degli interpreti.

Il Rifugio Atomico Scena Scontro Serie Tv Netflix
Un momento di tensione ne Il rifugio atomico

Volti noti della serialità spagnola che gli spettatori potrebbero aver già visto in precedenza: Miren Ibarguren (Tutti mentono), Joaquín Furriel (Il suo regno), Natalia Verbeke (Ana Tramel. El juego), Carlos Santos (L'uomo dai mille volti), Montse Guallar (Io so chi sei), Pau Simón, Alicia Falcó (Las buenas compañías), Agustina Bisio e Álex Villazán (Alma). Si crea un interessante parallelismo nel raccontare la vita dei miliardari e dello staff, come se fossimo nel piano di sopra e di sotto di Downton Abbey, ma con molta meno eleganza.

Esperimento antropologico o critica sociale nella serie Netflix?

Il Rifugio Atomico Tamara Arranz Foto Serie Tv Netflix
Due volti noti della serialità spagnola in una scena

Vari possono essere gli intenti dei due ideatori Álex Pina ed Esther Martínez Lobato che ancora una volta partono da un'idea originale e non da un romanzo. Questa volta mescolano il survival drama al dramma familiare ed è un peccato che il secondo - come spesso capita nelle produzioni in lingua ispanica - prenda il sopravvento sul primo.
I segreti dei protagonisti - torbidi e surreali, portando a rivelazioni davvero sconcertanti come nelle più ardite soap opera - diventano il motore dell'azione, la macchina che fa procedere la narrazione. Piuttosto che la costrizione in stile Breakfast Club affinché i ricchi si confrontino gli uni con gli altri, e soprattutto con se stessi. Affinché si guardino allo specchio per realizzare le azioni riprovevoli che hanno compiuto e cosa hanno generato.

Il Rifugio Atomico Tamara Arranz Scena Serie Tv Netflix
Lo staff è qui per servire

Il destino delle due famiglie al centro de Il rifugio atomico è infatti intimamente legato e interconnesso: quello di una determina inevitabilmente quello dell'altra. C'è meno spazio per la feroce satira alla società, al privilegio e al lusso sfrenato. Allo spettatore, invece, arriva il "test umano" a cui sono sottoposti i protagonisti: come esseri viventi non facciamo una bella figura, perché, come in pandemia, tiriamo fuori il peggio di noi. Peccato che, quando si arriva a queste rivelazioni nel finale, sia già troppo tardi.

Conclusioni

Il rifugio atomico forse sarà un degno erede dell’intrattenimento spagnolo de La casa di carta e affini, con cui ha in comune i due ideatori, ma allo stesso tempo è anche un’occasione sprecata. Quello che inizialmente sembra un esperimento antropologico per cause di forza maggiore e una critica sociale sottoforma di convivenza forzata fra ricchi, diventa presto solamente un pretesto per mettere in scena dinamiche da soap opera, con una recitazione decisamente sopra le righe e alcuni plot twist al limite del surreale. Buona l’idea di mostrare le bassezze dell’animo umano e la disfunzionalità familiare sottesa da chi nasce “senza amore” e ottima la cura visiva, ma il resto appare davvero troppo elementare per un risultato soddisfacente.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L’idea alla base e l’analisi sociologica che ne consegue.
  • La cura dell’apparato scenografico e di messa in scena.

Cosa non va

  • La scrittura.
  • La recitazione esasperata del cast.
  • L’aver prediletto la soap opera al survival drama.