Il quieto vivere: la famiglia di Gianluca Matarrese non è bella se non è litigarella

La famiglia è il nucleo fondante del nuovo film di Gianluca Matarrese, che torna a esplorare la labilità dei confini tra finzione e realtà raccontando una faida tra parenti alle Giornate degli Autori.

Una scena de Il quieto vivere

Verità, finzione... cosa importa quando il risultato è il cinema? Gianluca Matarrese torna a esplorare i confini del documentario partendo dalla realtà per creare opere che raccontino personaggi sui generis. Dopo il dottor Maurizio Bini, il cui operato nell'ambito della transizione di genere e della fecondazione assistita è stato raccontato in GEN_, ne Il quieto vivere Matarrese rivolge il proprio obiettivo tra le pareti domestiche raccontando la faida tra le cugine Maria Luisa e Imma, cognate e vicine di casa. Siamo in Calabria, terra di passioni forti e di temperamenti focosi e Maria Luisa, personaggio che sembra preso di peso dal Macbeth, si nutre dell'ostilità nei confronti della moglie del fratello, del fratello stesso e perfino della madre.

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Imma in una scena de Il quieto vivere

"Vengo dal teatro e ho decido di realizzare un gioco teatrale coinvolgendo la mia famiglia" spiega Matarrese, ospite delle Giornate degli Autori con il suo lavoro, in uscita prossimamente con Luce Cinecittà. "Tutti i personaggi che vedete nel film sono parenti, alcuni interpretano anche più ruoli. L'idea nasce dalla teatralità dei parenti, soprattutto di Maria Luisa, che realizza vere e proprie performance. Allora ho portato le telecamere a casa col benestare di tutti. Poi, a tavola, io e mia mamma lanciavamo qualche argomento che sapevamo avrebbe acceso la miccia scatenando l'ira di Luisa e la catturavamo con le telecamere".

Documentario o finzione? Come ti reinvento un genere

Alla base de Il quieto vivere non c'è una sceneggiatura vera e propria, bensì un canovaccio scritto e riscritto da Gianluca Matarrese che poi, insieme ai collaboratori, ha scelto le location in cui girare. Ma il cuore del film è l'elemento umano, a partire dall'irascibile Luisa, che passa il tempo a minacciare la cognata Imma, aggredendola e sparlando di lei coi parenti fino a decidere di segnalare i suoi comportamenti scorretti ai Carabinieri. "Preparavo il set, ad esempio la Cena di Natale, allestivo tutto il necessario e poi con i complici, mia madre e le mie zie, davamo il via alla discussione e riprendevamo il tutto" ricorda il regista. "La cornice è costruita, ma quello che accade dentro la scena è reale".

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Il coro greco delle zie

E così vediamo Imma e Luisa litigare ferocemente, arrivando addirittura alle mani. E mentre Imma prova a far ragionare la cognata chiedendole perché ce l'abbia tanto con lei, quest'ultima elenca i torti subiti per poi esplodere in pianti rabbiosi. Il tutto confezionato ad arte dando vita a una vera e propria escalation. Al di là della libertà di sperimentare, il regista riconosce l'eredità dei maestri. "Il Neorealismo prendeva gli attori dalla strada. Documentario o finzione? I confini si fanno labili, per me realtà e finzione si fondono. E io adoro quando accade in un film perché quello è il momento in cui l'arte è più vicina alla vita. Per quanto riguarda i modelli ovviamente ho pensato a Ettore Scola e il suo Parenti serpenti o a La Grande abbuffata. Non volevo cadere nello stereotipo, ma in realtà noi italiani, soprattutto noi meridionali, siamo folcloristici".

Il potere catartico del cinema

Il Quieto Vivere Gianluca Matarrese
Il regista Gianluca Matarrese

Nel film, Maria Luisa esplicita a più riprese la sua avversione verso divise e forze dell'ordine. E dal momento in cui siamo in Calabria, la sua minaccia di rivolgersi a coloro che possono davvero difenderla apre scenari inquietanti, ma Matarrese ci racconta divertito: "Anche qui al Lido, quando abbiamo passato i controlli, c'erano i Carabinieri e Luisa ha detto 'Io quelli in divisa non li posso vedere'. Lei ha proprio un'avversione verso la legge perché si sente tradita". Il regista ammette che la tendenza al Sud è fare film sulla criminalità, "ma la stessa Film Commission mi ha detto vorrebbe trattare anche temi diversi, più leggeri, mostrare un altro volto della Calabria. Purtroppo il disordine fa parte dell'ordine sociale della mia regione, ma nel mio film c'è solo una breve allusione".

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Luisa a tavola da sola

A conclusione della conversazione una domanda aleggia nell'aria: ma la visione de Il quieto vivere non ha esacerbato ulteriormente gli animi, suscitando l'ira dei parenti di Matarrese? "Assolutamente no" ci rassicura lui. "Luisa e Imma sono qui a Venezia e si sono fatte perfino le foto insieme. Non era mai successo. In casi come questo il cinema funge da catarsi, fare il film ha impedito che le mie cugine si ammazzassero".