Il peggior lavoro della mia vita, la recensione: i francesi e la commedia (?) geriatrica

La recensione de Il peggior lavoro della mia vita, commedia transalpina dove Kev Adams si scontra con un gruppo di pensionati capitanato da Gérard Depardieu.

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Il peggior lavoro della mia vita: Gérard Depardieu e Jean-Luc Bideau in una sequenza

La cosa più curiosa legata a questa recensione de Il peggior lavoro della mia vita è il contesto in cui chi scrive l'ha visto: in sala, in Svizzera francese, a breve distanza da un altro lungometraggio francese recente in cui appare Gérard Depardieu. In quest'ultimo interpreta il celebre commissario Maigret, e all'inizio del film il medico gli consiglia la pensione anticipata, suggerendo che abbia meno di 55 anni (l'età della pensione nei romanzi di Simenon). Dettaglio che fa sorridere considerando che Depardieu di anni ne ha già più di 70, cosa che il cinema transalpino nega e accetta allo stesso tempo, poiché nella commedia ora visibile nelle sale italiane è invece un vecchio rottame, residente nella casa di riposo che dà al film il suo titolo originale (Maison de retraite). Ed è forse la risata più grossa e sincera che il film di Thomas Gilou riesce a strappare.

Circondato da vecchi

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Il peggior lavoro della mia vita: una scena della commedia

Protagonista de Il peggior lavoro della mia vita è Milann (Kev Adams, anche uno degli autori del film), fannullone incapace di tenersi stretto qualsiasi impiego, cosa che non fa particolarmente piacere al coinquilino e migliore amico. Quest'ultimo, avvocato, riesce a far sì che Milann eviti il carcere quando finisce nei guai con la giustizia, in seguito a un litigio con una signora anziana in un supermercato. Per dimostrare che il giovane non odia i vecchi, l'amico convince il giudice a condannarlo a qualche centinaio di ore di lavoro socialmente utile in una casa di riposo. Un'istituzione dove Milann si sente subito a disagio: da un lato, le regole sono ferree (vietato fumare, usare il telefono e arrivare in ritardo; dopo tre ammonizioni scatta il licenziamento seguito dalla prigione), e parte dello staff lo disprezza; dall'altro, i pensionati non vedono di buon occhio il nuovo arrivato, e sarà un ex-pugile (Gérard Depardieu), leader di un piccolo gruppo che si oppone ad alcune delle imposizioni della direzione, a cercare di rimetterlo in riga, anche in modo umiliante.

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Risate amare

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Il peggior lavoro della mia vita: Kev Adams e Jean-Luc Bideau in una scena

Il film è sostanzialmente una collisione tra due mondi diversi: quello di Adams, giovane attore comico popolare al box office in patria ma non particolarmente amato dagli addetti ai lavori (soprattutto per un dittico che mette alla berlina la figura di Aladino), e quello delle vecchie glorie, rappresentato da mostri sacri del calibro di Depardieu e Jean-Luc Bideau. E la collisione si manifesta a livello contenutistico, poiché da un lato Thomas Gilou vuole firmare una classica commedia sul divario generazionale, condita con gag abbastanza scurrili e scatologiche (nel giro di cinque minuti, una volta arrivato sul posto di lavoro, Milann si è già lamentato di un residente affetto da incontinenza), e dall'altro si insinua una riflessione più seria su argomenti come la circonvenzione di incapace. Due toni non per forza compatibili, e che di fatto si scontrano in un terreno di siparietti che puntano al minimo indispensabile e procedono col pilota automatico, senza alcun vero guizzo umoristico.

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Il peggior lavoro della mia vita: Gérard Depardieu, Mylène Demongeot, Firmine Richard in una scena

C'è, invero, una certa sincerità nelle parti più serie, grazie a Depardieu, Bideau e soci che anche nelle peggiori circostanze non recitano mai senza convinzione (non solo in questo film specifico, ma proprio in generale). Ma è mal posta nelle mani di Gilou e Adams, con quest'ultimo che sembra voler andare in una direzione più matura ma non riesce a discostarsi dalla maschera del bamboccione che diventa adulto a fatica, circondato (sullo schermo e sul set) da mentori che fanno del loro meglio per aiutarlo. In fin dei conti, è il classico titolo da multiplex francese, che il pubblico nazionale tende ad apprezzare a discapito di commedie più intelligenti. Ma non è detto che l'esito sia lo stesso in Italia, dove proprio la commedia, anche nella sua forma più nazionalpopolare, non è in grande forma nelle sale da quando è iniziata la pandemia.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione de Il peggior lavoro della mia vita, sottolineando come si tratti di una stanca commedia francese sul tema della vecchiaia e dello scontro fra generazioni, con un Gérard Depardieu "pensionato".

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Il cast ci si mette d'impegno.
  • Alcune intuizioni sono simpatiche.

Cosa non va

  • Il meccanismo delle gag è prevedibile e fiacco.
  • Il tentativo di fare qualcosa di più serio e sincero nella seconda metà del film non è particolarmente riuscito.