Recensione Ghost in the Shell 2 - L'attacco dei cyborg (2004)

Visivamente maestoso, tecnicamente ineccepibile, 'Ghost in the Shell 2 - L'attacco dei cyborg' è ricco anche dal punto di vista dei contenuti, così come ci si aspetterebbe da un'opera ispirata al lavoro di Shirow, che della complessità, oltre che dell'abilità grafica, ha fatto il suo marchio di fabbrica

Il mondo dei robot

Presentato a Cannes lo scorso anno, Ghost in the Shell 2 - L'attacco dei cyborg riesce ad arrivare nei cinema italiani soltanto adesso, nel momento di minor interesse cinematografico della stagione. E' un vero peccato, perchè questo seguito di Ghost in the Shell si rivela film di indubbio interesse per gli appassionati dell'animazione.
Ispirato, come il suo precedessore, al manga di Masamune Shirow e portato sul grande schermo grazie alla scrittura e l'esperta regia di Mamoru Oshii, questo seguito è ambientato in un 2032 in cui gli esseri umani hanno perso di vista cosa voglia dire essere completamente umani, nel corpo e nello spirito, trovandosi a coesistere con cyborg e bambole. Il protagonista della storia è Batou, il cui corpo è artificiale e la cui umanità risiede in piccole tracce nel suo cervello, e nei ricordi della sua ex partner, il maggiore Motoko Kusanagi.
Indagando su un crudo caso di omicidio, i cui killer sono dei robot che dopo aver commesso il crimine si suicidano.

Mantenendosi fedele allo stile grafico dei personaggi del suo predecessore, Oshii non disdegna l'uso della tecnica di animazione 3D per dare profondità, spessore e corpo alle ambientazioni, con una fusione di tecniche che raramente abbiamo visto su schermo così ben riuscita ed efficace.
Nonostante la grande attenzione all'aspetto visivo e puramente tecnico, il film non risulta eccessivamente freddo o distaccato dalla storia che racconta, con un'atmosfera dark, dettagli crudi e macabri, che coinvolgono ed inquietano, anche grazie all'appoggio dell'ottima colonna sonora ad opera di Kenji Kawai.

Visivamente maestoso, tecnicamente ineccepibile, il film di Mamoru Oshii è ricco anche dal punto di vista dei contenuti, così come ci si aspetterebbe da un'opera ispirata al lavoro di Shirow, che della complessità, oltre che dell'abilità grafica, ha fatto il suo marchio di fabbrica.
Filosofico e profondo, con riflessioni sul rapporto uomo/macchina e sull'anima, Ghost in the Shell 2 ha forse in questo il suo limite principale, ovvero nella scarsa attenzione al grande pubblico, non facendo nessuno sforzo per rendersi più immediato e fruibile, ricco com'è di sequenze dilatate od oniriche che vanno ad arricchire un plot di base nel complesso più semplice da seguire rispetto a quello del primo episodio.

E' forse proprio questa scarsa attitudine commerciale dell'opera che ne ha relegato l'uscita nella prima settimana di agosto, lontana sia dal cuore della stagione cinematografica, sia dalle anteprime estive che danno ufficialmente il via al nuovo anno. Come al solito non possiamo far altro che accettare con dispiacere questa attitudine nei confronti di un prodotto artisticamente valido, e sperare in un'attenzione da parte del pubblico, che potrebbe migliorare la sorte di altri film in futuro.

Movieplayer.it

4.0/5