L'11 agosto si è tenuta a Locarno una conferenza sulla controversa vicenda dell'ancora scandalosamente inedito L'altra faccia del vento di Orson Welles. Sono intervenuti tra gli altri Oja Kodar, compagna dei suoi ultimi vent'anni, nonché coautrice e coregista del film, Gary Graver, operatore di ripresa, direttore della fotografia e grande amico tuttofare del regista, e Joseph McBride, professore di cinema e autore di libri sullo stesso Welles, su Frank Capra, John Ford e Steven Spielberg, nonché interprete di un personaggio secondario nel film.
The Other Side of the Wind è la storia degli ultimi giorni di vita del regista Jake Hannaford, interpretato da John Houston, che sta finendo di girare un film. Un film alquanto brutto, senza sceneggiatura, senza trama, fatto solo di riprese tanto ricercate quanto inconsistenti, e pieno di amplessi senza significato: l'esatto contrario di un'opera di Welles, insomma. Pare che il personaggio di Hannaford sia ispirato a Michelangelo Antonioni.
Fin da Quarto potere, e passando da L'infernale Quinlan, Welles ha avuto il pallino di mettere in scena personaggi che deprecava, umanizzandoli e forse anche per questo condannandoli definitivamente.
Le sequenze del film che sono state proiettate (in totale una ventina di minuti) sono quelle il cui editing finale ha curato direttamente l'autore. Vi si vede Hannaford che si dirige con una piccola troupe di giornalisti e un cameraman verso la festa organizzata per il suo ottantesimo compleanno. Le riprese sono molto mobili, "rough", come le voleva Welles, che fu il primo regista ad utilizzare questa tecnica. Sembrano volutamente amatoriali, e la scelta è stata per il bianco e nero. A colori, invece, a tinte molto forti, le sequenze del "film nel film", mostrato a un produttore, annoiato a morte dal fatto che la storia non arrivi mai a un punto.
L'attore del film di Hannaford abbandona il set, lasciando in non pochi guai gli autori, dopo aver fatto la parte del "bambolotto" in tutte le riprese. E anche a questo in The Other Side of the Wind c'è una spiegazione: Welles voleva mettere l'accento sul fatto che questo regista così "macho", come lui scherzosamente lo definiva, così sicuro di sé e delle sue conquiste, fosse in realtà un omosessuale represso.
Resta da spiegare perché The Other Side of the Wind non sia mai uscito: il film, infatti, è finito, il materiale è completo, rimangono da fare l'editing (lavoro che, secondo la Kodar, richiede non più di 3-4 mesi di lavoro) e da pagare i diritti sulla musica. Il problema è a monte, e risale a quando il lungometraggio stava per essere ultimato: il produttore spagnolo rubò i soldi destinati al film, e ora il produttore iraniano ha chiesto il risarcimento alla Kodar (!). Insomma il totale dei soldi da pagare sarebbe un milione di dollari. Un prezzo ridicolo a confronto del film che potrebbe essere consegnato finalmente al pubblico e dei soldi che si spendono per produrre un qualsiasi blockbuster hollywoodiano.
Oja Kodar ha bussato alla porta di tutti per avere quei soldi, e tutti glieli hanno rifiutati. Su Spielberg e su "George Lucas il riccone" (come lei lo chiama, e chi può darle torto?) la storia era già tristemente nota. Un po' meno nota su Oliver Stone e Clint Eastwood: quest'ultimo le aveva promesso i finanziamenti soltanto per vedere il film, perché gli serviva per un film su John Houston che lui stesso voleva dirigere. Addirittura ha rubato due battute per inserirle nella sua storia. Il fatto si commenta da sé. Per quanto riguarda Spielberg e Lucas, la Kodar ha detto che "ancora si sentono in competizione con Welles". E due registi che come loro, nel bene e nel male, conoscono perfettamente il cinema, come potrebbero non sentirsi in competizione? La paura del confronto resta comunque una brutta macchia sulla loro carriera artistica, e anche sul versante umano, un torto fatto ai danni di un regista e di un essere umano molto generoso, che per questo film volle chiamare a tutti i costi attori che stimava e che non lavoravano da tempo per dare loro una seconda possibilità.
Il sogno della Kodar, oltre vedere finalmente l'uscita di The Other Side of the Wind, rimane quello di aprire una scuola di cinema in Francia, che poi era anche il sogno del suo compagno. Welles l'avrebbe chiamata "Jean Renoir", in onore di un regista che lui adorava, lei vorrebbe giustamente intitolarla a Orson Welles.
Qualche polemica, più che giustificata, anche su Beatrice Welles, figlia del regista e di Paola Mori, che continua ad opporsi, anche contro il parere di sua sorella Chris, alla proiezione di inediti del padre, pur non avendone i diritti. Dice la Kodar, molto amaramente: "Lei urla, spaventa un po' di gente, si fa pagare. Alcune persone vivono così".
Molti nel corso degli anni hanno rinfacciato all'ultima musa del regista di vivere alla sua ombra, lei replica, visibilmente commossa: "Io direi più precisamente che è stato come vivere sotto un enorme sole abbagliante".