La storia è ambientata nel 1994 a Louisville, nello stato del Kentucky. Sharon Stevens, una parrucchiera di successo e co-proprietaria di un salone, è caduta nelle spire dell'alcolismo e la sua vita non ha uno scopo preciso, al punto che anche il rapporto con suo figlio - ormai adulto - è fortemente compromesso. Un giorno la donna legge sul giornale la vicenda di di Michelle Schmitt, una bambina di cinque anni che ha appena perso sua madre e ha urgentemente bisogno di un trapianto di fegato a causa di un'atresia biliare.
In Il miracolo di Sharon l'omonima protagonista decide di lanciare una raccolta fondi per pagare le cure della piccola, nell'attesa di trovare un donatore compatibile. In questo modo entra a contatto con la famiglia della piccola, formata dalla sorella di poco più grande, dalla nonna e dal padre Ed, un operaio edile che si trova ricoperto di debiti in quanto privo di assicurazione medica. Contro ogni previsione, Sharon riuscirà a far diventare il caso di interesse nazionale e a ridare speranza a quella bambina così sfortunata.
Il miracolo di Sharon: la forza della vita
Alla base vi è un'incredibile storia vera e per quanto diversi passaggi possano sembrare romanzati ad hoc per il grande schermo, alcune riprese di repertorio ci confermano che in realtà almeno una fase chiave è andata effettivamente in tal modo, smentendo sul nascere qualsiasi altra potenziale ipotesi. Il miracolo di Sharon è un film fortemente americano, nel bene e nel male: retorico, patriottico e profondamente religioso, seppur qui la fede è fortunatamente meno enfatizzata rispetto ad altre produzioni a tema. Perché il fulcro del racconto è sulla tenacia di questa donna sui generis, che decide di affrontare i suoi demoni cercando una causa ispiratrice, che la porta a donare tutta se stessa per il benessere di una bambina che ha dovuto affrontare non soltanto una drammatica perdita ma si trova anche a lottare, giorno dopo giorno, per la propria vita.
Un cast di impatto
Un'operazione decorosa e convenzionale, dove brilla soprattutto una straripante Hilary Swank. La popolare attrice si getta anima e corpo nel ruolo, dando vita a una figura controversa e ricca di sfumature, con la quale empatizzare per caricarsi addosso il peso morale di questa missione salvifica, da realizzare ad ogni costo. E come adeguata spalla Alan Ritchson dimostra che oltre al fisico massiccio - ampiamente sfruttato nella serie Reacher o anche nell'ultimo Guy Ritchie, ovvero Il ministero della guerra sporca (2024) - ha anche delle doti espressive non da poco, rivelandosi idoneo a questo dramma familiare così aspro e potenzialmente tragico. L'America con tutti i suoi pro e i suoi contro viene fuori nelle quasi due ore di visione, mosse da un altruismo e da un senso di comunità che si fa sempre maggiore con lo scorrere dei minuti, fino a quel finale che rappresenta una sorta di vera e propria corsa contro il tempo e battaglia contro la natura, talmente incredibile da non crederci se non vi fossero i suddetti filmati di verifica.
American dream
Il regista Jon Gunn torna idealmente sul luogo del delitto, giacché il suo precedente lavoro portava il già esplicativo titolo Jesus Revolution (2023) ed era incentrato su una storia di risveglio spirituale in un ambiente hippy degli anni Settanta. Qui come detto l'anima religiosa è sì presente ma mai opprimente e si limita ad accompagnare questo sentimento di solidarietà collettiva, che viene ampiamente risaltato dalla colonna sonora, enfatica al punto giusto nei vari passaggi chiave. Certo alcuni passaggi appaiono poco plausibili e hanno probabilmente risentito di qualche aggiustatina rispetto alla vicenda reale e la storia soffre di una certa monotonia a lungo andare, non ponendo inoltre una vera e propria critica al sistema sanitario americano, che spesso mette alle strette - anche davanti a morte certa - chi non può permettersi, per un motivo o per l'altro, di pagare le cure mediche necessarie per interventi salva-vita. Ma d'altronde Il miracolo di Sharon ha un intento ampiamente celebrativo per la patria dello zio Sam e questo è evidente già dai primi minuti, con tutte le contraddizioni del caso.
Conclusioni
Una storia vera che ha commosso l'America è alla base di questo feelgood movie tipicamente a stelle e strisce, retorico e carico di buoni sentimenti, tra fede e speranza. La lotta di una donna che si è presa a cuore la vicenda di una bambina gravemente malata a lei sconosciuta e di un padre vedovo che ha fatto di tutto per salvarla è al centro di Il miracolo di Sharon, un film che traspone su grande schermo, con tutte le dovizie del caso, una vicenda all'insegna della solidarietà e dell'altruismo più disinteressato. Un'operazione furba e celebrativa ma discretamente coinvolgente, anche grazie alle notevoli interpretazioni di Alan Ritchson e - soprattutto - di una straordinaria Hilary Swank.
Perché ci piace
- Sentimenti ed emozioni contagiose.
- Hilary Swank strepitosa e Alan Ritchson regge bene il confronto.
Cosa non va
- Una retorica a tratti caricata ed eccessivamente pomposa, tra fede e autocelebrazione U.S.A.