Quattro prime serate su Rai 1 a partire da lunedì 27 novembre per Il Metodo Fenoglio - L'Estate Fredda, la nuova serie tv co-prodotta da Rai Fiction e Clemart Srl con il contributo di Apulia Film Commission e distribuita da Beta Film.
Se fondamentale è stato l'apporto dell'Arma dei Carabinieri per restituire quella veridicità così tanto ricercata (e ottenuta) dagli addetti ai lavori di questa serie, in primis dall'autore dei romanzi da cui è tratta la serie Gianrico Carofiglio, è proprio a quest'ultimo che si deve la creazione di un personaggio così atipico, dicotomico e profondamente originale come Pietro Fenoglio che qui ha il volto di Alessio Boni.
E Carofiglio lo ritroviamo anche nella sceneggiatura insieme a Doriana Leondoff, Antonio Leotti e Oliviero Del Papa, mentre la regia è firmata da Alessandro Casale, attualmente protagonista della programmazione autunnale Rai con un'altra grande serie, Un Professore 2. Ne Il Metodo Fenoglio - L'Estate Fredda il cast è d'eccezione e fa la differenza, ponderatamente scelto e diretto: ad affiancare il protagonista Alessio Boni ci sono infatti il baresissimo Paolo Sassanelli, ma anche Giulia Bevilacqua, Giulia Vecchio, Francesco Centorame - fresco di successo con C'è ancora domani -, Francesco Foti e Michele Venitucci.
Bari 1991: la nascita di una mafia fa da sfondo a Il Metodo Fenoglio
Pietro Fenoglio è un Maresciallo del Nucleo Operativo dei Carabinieri, piemontese trapiantato nella Bari violenta degli anni '80, dieci anni prima dell'inizio della storia. Le sue indagini ci fanno fare un tuffo nel passato, in un momento della storia recente del nostro paese che non deve essere dimenticata ma di cui non ci si ricorda abbastanza.
Bari nel 1991, anno in cui è ambientata Il metodo Fenoglio, è una città piena di contraddizioni, che vive un'escalation di violenza che ne sconvolge le fondamenta.
E le vicende della serie partono proprio dai giorni successivi all'incendio del Teatro Petruzzelli, simbolo della città e ferita mai rimarginata. La tensione è alle stelle: agguati, uccisioni e casi di lupara bianca creano un clima di terrore che Fenoglio non riesce a decifrare.
Il Maresciallo non capisce le ragioni di quell'esplosione di violenza inaudita che attanaglia Bari, finché non emerge un fatto inatteso e sconvolgente: il sequestro del figlio di Nicola Grimaldi, il boss più potente e spietato del territorio.
I sospetti ricadono su Vito Lopez (Michele Venitucci), ex braccio destro del boss e ora suo nemico giurato. L'amicizia di un tempo è sfociata in una guerra fratricida e mortale: ma è davvero lui l'artefice della faida o un altra pedina in una guerra che non ha né vincitori né vinti? Le riflessioni del Maresciallo lo portano ad affermare che quella che si pensava essere una criminalità locale, composta da sparute bande rivali, sia in realtà una vera e propria mafia organizzata e sempre più pressante. Ma Fenoglio non ha ancora prove inconfutabili e proprio la mancanza di riscontri evidenti lo rende insofferente agli occhi dei suoi superiori, che si oppongono fermamente alle sue conclusioni.
Il tutto mentre su scala nazionale si assiste, inermi, all'attacco di Cosa Nostra al cuore dello Stato con le stragi di Capaci e di Via D'Amelio, nelle quali morirono i giudici Falcone e Borsellino e le rispettive scorte.
Fenoglio, il Maresciallo che gioca a scacchi con la mafia
L'acuto istinto investigativo di Pietro Fenoglio e il profondo rispetto per la legge e la verità lo rendono un personaggio fuori dagli schemi, una mosca bianca, soprattutto a causa della sua spiccata capacità di mettersi nei panni degli altri, criminali compresi. Aspetto che lo mette spesso in aperto conflitto con i suoi superiori.
"È un colto, vorrebbe ammanettare tutti con la psiche e fosse per lui non porterebbe nemmeno la pistola", dice Alessio Boni, il quale ammette di non aver più voluto interpretare esponenti delle forze dell'ordine dopo il suo Matteo Carati de La Meglio Gioventù.
Ma Fenoglio è "anomalo", è un personaggio raro: crede in quello che fa e cerca a tutti i costi di arrivare alla verità pur rimanendo nei limiti di quella legalità autoimposta e da lui tanto rispettata. È un carabiniere quasi per caso, ha sorpreso tutti, anche se stesso, decidendo di seguire le orme del padre appuntato dopo la sua morte. Questa contraddizione è alla base di tutto il suo essere e ne condiziona inevitabilmente le azioni. È un uomo colto ma autodidatta, libero ma calato in quella "zona grigia" della vita che tanto odia, rispettoso della legge ma consapevole che a volte non si può fare a meno di prendere delle scorciatoie procedurali.
Inevitabilmente, ad affiancarlo nelle indagini non poteva che esserci il suo opposto, Antonio Pellecchia, il braccio "violento" della legge o meglio il braccio armato che accompagna la mente sottile di Fenoglio e che ha il volto di Paolo Sassanelli. Pellecchia è uno sbirro vecchio stampo, dai modi spicci e poco fiducioso delle garanzie processuali, ma con una fitta rete di informatori sul territorio e una profonda conoscenza della città, oltre che una sottile capacità di vedere il mondo dal punto di vista criminale. Fenoglio, Pellecchia e la scontrosa, carismatica PM Gemma D'Angelo (Giulia Vecchio), dal passato tormentato, sono i pilastri di questa serie che affonda le mani nella banalità del male di una terra martoriata.
Non manca l'amore, ed è un amore scelto, consapevole e maturo quello di Pietro Fenoglio e Serena Morandi (Giulia Bevilacqua). Lei è una donna indipendente, brillante ed estroversa: ancora e salvezza dei tormenti del Maresciallo di cui è "la parte solare", come afferma la sua interprete, e con il quale ha un rapporto basato sul rispetto, sulla sincerità e sulla fiducia. Tre aspetti che, nel clima di oggi e di allora, risuonano come una grido di speranza.